Ormai solo il 10% delle grandi organizzazioni afferma di non avere interesse a utilizzare servizi in Public cloud e le motivazioni fornite sembrano essere spesso alibi piuttosto che reali problemi di competenze o risorse. La conoscenza diffusa nei decisori aziendali dei benefici di flessibilità e rapidità offerti dal cloud in ambiti applicativi tradizionali riduce oggi il gap tra aspettative e concretezza, rendendo possibile immaginare nuovi schemi e opportunità di innovazione. Lo confermano le dichiarazioni dei CIO e dei Responsabili Innovazione delle grandi organizzazioni italiane, dove il 42% degli interlocutori afferma di utilizzare il cloud per introdurre in modo rapido tecnologie innovative allo stato dell’arte. Inoltre il piano di sviluppo strategico del governo per la banda larga rappresenta il superamento di una barriera importante per le PMI, che hanno l’opportunità di poter finalmente cogliere appieno le possibilità offerte dal cloud. Sul versante della Pubblica Amministrazione, il piano triennale per l’informatica di recente approvazione, punta in modo diretto all’obiettivo di razionalizzare le infrastrutture degli Enti e di utilizzo di servizi cloud.
La nuova missione del cloud, quindi, corrisponde a un’accelerazione e progressivo mutamento dell’offerta di servizi, che rende necessari, da una parte, il ridisegno dei confini di analisi della Ricerca dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service della School of Management del Politecnico di Milano, dall’altra un’approfondita analisi del portafoglio di offerta dei player di mercato. Per questo motivo, nel fornire i dati di mercato tratteremo separatamente la spesa in servizi di Public & Hybrid Cloud e in Virtual Private Cloud, da quella relativa al processo di trasformazione interna dei sistemi informativi, che approfondiremo tramite l’analisi del mercato della Datacenter Automation e delle Infrastrutture convergenti ed iperconvergenti.
La spesa in Public & Hybrid Cloud
Nell’anno in corso, in Italia si è assistito in particolare a due atti di moto: da una parte il sostanziale consolidamento dei servizi applicativi offerti in modalità SaaS, complice una diffusione massiccia sviluppata nel corso degli ultimi anni; dall’altra un arricchimento dell’utilizzo dei servizi infrastrutturali, che si sono progressivamente spostati nella direzione delle piattaforme. Dal punto di vista metodologico, quest’anno la componente di Hybrid Cloud, storicamente inserita nella parte di Cloud Enabling Infrastructure, viene calcolata insieme alla parte Public, essendo strettamente connessa alla realizzazione dei progetti Public. Il valore complessivo del mercato Public & Hybrid Cloud è stimato crescere per il 2017 del 24%, frutto di una variazione del 20% della parte IaaS, del 23% della parte SaaS e del 45% della parte PaaS.
In relazione al Software as a Service nell’ultimo anno si è assistito a un’accelerazione ulteriore dell’adozione di servizi di office automation e posta elettronica, arrivati a penetrare un’azienda su due nelle grandi organizzazioni, così come di servizi a supporto della gestione Risorse umane ed e-learning (34%), gestione documentale, conservazione sostitutiva e firma elettronica (33%) e business intelligence e analytics (24%). Inoltre, nella trattazione di quest’anno abbiamo analizzato in modo esplicito la diffusione di servizi SaaS di artificial intelligence (10%) e di Internet of Things (15%), che sebbene mostrino un’adozione ancora limitata, sono caratterizzati da un interesse prospettico ben al di sopra della media, rispettivamente del 23% e del 20%. L’interesse prospettico fa riferimento al numero di imprese che ha dichiarato di avere in corso la valutazione di un nuovo progetto in quell’ambito. È interessante scomporre la spesa in ambiti di supporto, core e di intelligence del dato per comprendere quantitativamente il progressivo shift verso ambienti core. Se fino a pochi anni fa la spesa in SaaS era di gran lunga sbilanciata sui processi di supporto, quest’anno si rileva come questa componente pesi solo il 63% del totale, a favore di un 29% dei processi core e di un 8% a supporto dell’intelligence del dato.
Spostando l’attenzione sull’Infrastructure as a Service, si osserva un’ulteriore diffusione dei vari servizi rispetto allo scorso anno, con un focus prospettico diffuso a tutti gli ambiti, con la business continuity & disaster recovery in testa (20%) nelle intenzioni di investimento. L’utilizzo dello IaaS, in quanto elemento alla base della costruzione di servizi complessi, viene utilizzato in molti contesti. La maggioranza delle imprese che utilizzano servizi IaaS dichiara di farlo per processi aziendali di supporto (76%), tuttavia, come evidenziato per il SaaS, c’è un’adozione che interessa sempre più i processi core (54%) e l’analisi dei dati (44%). In termini di scomposizione della spesa, poco meno del 50% è ascrivibile all’attivazione di macchine virtuali per ambienti di produzione o di sviluppo e test. In relazione alla cifra complessiva, si può inoltre osservare come poco più del 15% sia indirizzato a progettualità di analisi dei dati.
Le maggiori novità riguardano il Platform as a Service che, come abbiamo visto, è caratterizzato da trend di crescita robusti (45%) e superiori alla media del mercato (24%). Nella Ricerca viene presentato il modello interpretativo sviluppato dall’Osservatorio e analizzata l’evoluzione in atto nell’offerta dei grandi player internazionali, ma in questo articolo ci focalizziamo invece su quanto succede nelle aziende utenti, dove si osserva una crescente specializzazione nell’utilizzo di servizi in Public Cloud, che si avvale di strumenti in passato ignorati ed oggi invece distintivi. Tra quelli più diffusi, vi sono i database e data service (17%), e i servizi a supporto dello sviluppo mobile e web (12%). Ancora marginali, ma con trend di interesse superiore alla media, le funzionalità di abilitazione all’Artificial Intelligence e di abilitazione ai Big Data Analytics. Con riferimento al modello interpretativo del PaaS, è possibile suddividere la spesa tra le macro componenti, in particolare il 44% si riferisce alle foundation, il 29% ai servizi di supporto allo sviluppo, il 22% ai componenti di servizio ed il 5% all’integrazione.
Le portanti della trasformazione digitale e il ruolo del cloud
Negli ultimi anni si è parlato molto di Big Data Analytics, di Internet of Things e oggi, in maniera sempre più forte, di Artificial Intelligence; tutti trend alla base della trasformazione digitale delle organizzazioni. Il cloud, fratello maggiore di queste portanti di innovazione, si posiziona in modo ortogonale, offrendo uno strato di abilitazione a nuovi modelli di creazione del valore. Se fino allo scorso anno potevamo intuire questo ruolo, oggi possiamo misurarlo quantitativamente, provando a leggere il mercato secondo una prospettiva differente dai tradizionali modelli di delivery (IaaS, PaaS, SaaS). L’elemento che accomuna le portanti di cui sopra è la centralità del dato, dagli strumenti orientati alla raccolta, fino al suo utilizzo, in contesti di supporto decisionale tradizionale o in algoritmi automatici in grado di auto apprendere. Seguendo questa prospettiva, è possibile ricavare una spesa cloud dedicata a questa area di circa 160 milioni di euro, per un peso complessivo di poco inferiore al 17% della spesa in Public & Hybrid Cloud complessiva.
Nel percorso di avvicinamento al cloud, l’esternalizzazione delle infrastrutture su porzioni di risorse dedicate, che non rispondono quindi necessariamente alla definizione di cloud, di multitenancy, self service on demand e misurabilità, è un’opzione spesso presa in considerazione. Quest’anno l’Osservatorio ha voluto monitorare in modo esplicito questa componente, che si stima per il 2017 valere 520 milioni di euro, con un tasso di crescita del 16%.
Il percorso di abilitazione interno
Parallelamente all’introduzione di servizi Public & Hybrid Cloud, nel percorso di creazione di ambienti ibridi, le organizzazioni investono nell’ammodernamento dell’infrastruttura interna. A tal proposito, all’interno dell’Osservatorio, sono stati monitorati due trend ritenuti particolarmente rilevanti: la Datacenter automation e le Infrastrutture convergenti ed iperconvergenti. Per stare al passo con i nuovi trend tecnologici e far fronte al crescente carico elaborativo da essi comportato, le aziende devono modernizzare l’infrastruttura IT e il parco applicativo in maniera agile e dinamica. In questo contesto, il modello software-defined diventa abilitante, attraverso la sua capacità di consolidare l’amministrazione di infrastrutture e applicativi.
Per Datacenter automation si intende una infrastruttura in cui tutti i componenti (elaborazione, storage, networking) sono virtualizzati ed erogati come servizio in modo automatizzato, ricorrendo a regole e policy predefinite. La Datacenter automation è quindi un livello di astrazione integrato che descrive un completo Data Center tramite strati di software presentandolo come pool di risorse fisiche e virtuali componibili in servizi arbitrariamente definiti dall’utente.
L’iperconvergenza è un raffinamento del concetto di infrastruttura convergente. In un approccio convergente un fornitore consegna un insieme pre-configurato di hardware e software in un singolo chassis al fine di minimizzare i problemi di compatibilità fra diversi componenti e semplificare la gestione delle infrastrutture stesse. Un sistema iperconvergente differisce da uno convergente per maggiore integrazione e semplicità d’uso fra i componenti. Per il mercato della Datacenter automation e delle infrastrutture convergenti ed iperconvergenti è possibile stimare per l’anno in corso una spesa di 480 milioni di euro, con un trend di crescita del 15%.