Ricerche

Cloud tricolore, crescita dell’11% ma ancora molto resta da fare

Nel 2013 il preconsuntivo è pari a 493 milioni di euro. Le grandi imprese sono il vero fruitore, mentre le PMI restano al palo con il 5% del mercato. Ma chi sperimenta sul campo i vantaggi della Nuvola non può più farne a meno e investe in ulteriori progetti. I risultati dell’Osservatorio Cloud & ICT as a service

Pubblicato il 26 Giu 2013

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Mariano Corso - School of Management Politecnico di Milano

Nel 2012 il titolo del convegno per la presentazione dei risultati dell’Osservatorio Cloud & ICT as a service era “Cloud Economy: ultima chiamata”. Quest’anno gli analisti della School of Management del Politecnico di Milano si chiedono se il treno è stato perso. “Speriamo di no – commenta il responsabile scientifico dell’Osservatorio Mariano Corso – ma il grido di allarme è doveroso”.

Già, perché se è vero che il mercato italiano del Cloud è cresciuto dell’11% rispetto allo scorso anno sfiorando il mezzo miliardo di euro (493 milioni), è anche vero che il Cloud rappresenta solo il 3% del comparto IT.

Stride poi il fatto che in un tessuto economico – come quello italiano – rappresentato da piccole e medie imprese, le grandi aziende rappresentino il 95% degli investimenti Cloud. E l’idea che la Nuvola potesse rappresentare una sorta di mossa del cavallo per scavalcare l’atavico scarso appeal dell’IT nelle nostre imprese e rimetterci al passo con gli altri Paesi si è sciolta in una pia illusione: non solo siamo più indietro rispetto ai partner occidentali, ma il divario sta aumentando. E ci troviamo a rincorrere nazioni come il Messico, l’Indonesia, la Turchia, la Polonia che crescono 3 volte tanto sul Cloud (per non parlare dei classici paesi emergenti, Cina e India).

No Cloud, no benefits!
“Non ci si rende conto che rifiutando il Cloud le aziende rinunciano a benefici tangibili e concreti”, commenta Corso.

Quali? In base ai dati dell’Osservatorio, il 77% ha beneficiato di vantaggi in termini di “virtualità“, ovvero la capacità di un’organizzazione di rendere disponibili alle persone, in qualunque luogo e situazione si trovino, gli strumenti e le informazioni necessarie per svolgere il loro lavoro.

Il 73% ha migliorato l’agilità dell’organizzazione mettendosi in condizione di costruire il proprio vantaggio competitivo facendo leva sulla velocità di risposta alle esigenze delle Line of Business e cogliendo le opportunità di mercato.

Il 67% ha migliorato l’apertura, intesa come la capacità dell’organizzazione di aprire i propri confini organizzativi, condividendo applicazioni con utenti selezionati anche esterni all’azienda.

Infine, il 55% delle aziende ha beneficiato di una migliore “personalizzazione“.  Il Cloud è sì standardizzazione, ma grazie alla composizione di “mattoncini” diversi si possono ricombinare informazioni, strumenti e servizi per creare ambienti e condizioni di lavoro altamente personalizzati e flessibili.

Il Cloud in Italia
Ma come sta evolvendo il mercato Cloud in Italia? “Il 70% delle grandi aziende adotta le tecnologie Cloud in modo pervasivo o con sperimentazioni avanzate almeno su un ambito di utilizzo. Il 26% delle aziende del campione ha dichiarato un interesse concreto, mentre solo il 4% dichiara di non utilizzare il Cloud e di non avere alcun interesse a introdurlo”, afferma Alessandro Piva, Responsabile della Ricerca dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service.

Le iniziative censite dimostrano un livello di customizzazione crescente, con un’attenzione maggiore ai processi caratteristici del proprio business e una crescente pianificazione dell’utilizzo del Cloud: il 32% degli intervistati dichiara l’esistenza di un piano pluriennale (+11% sul 2012). Insomma, chi lo prova ne apprezza i benefici e ci investe sempre di più.

Per quanto riguarda le PMI, fra le aziende comprese tra 50-249 addetti la percentuale di diffusione è del 28%, che scende al 20% per quelle tra 10-49 addetti.

“Ancora molto elevata la percentuale di non interesse delle tecnologie Cloud (rispettivamente 41% e 33%) e di non conoscenza della tecnologia (10% e 25%)”, continua Piva.

Molto quindi va ancora fatto a livello di sensibilizzazione e di diffusione della “cultura” del Cloud.

“Assistiamo a una forte dicotomia fra chi non ha compreso il Cloud e chi lo adotta con successo” conclude Stefano Mainetti, responsabile scientifico dell’Osservatorio. “I numeri di mercato non sono così incoraggianti perché sono ancora molte le aziende che non hanno capito appieno le potenzialità del Cloud e si trincerano dietro falsi miti come la sicurezza dei dati o il lock-in”.

La realtà è che il Cloud è un trend ineludibile. Chi lo prova, ne apprezza i benefici e ci investe ancora di più. Attenzione, il Cloud non è la panacea dei mali dell’IT, ma è un fenomeno dirompente che le aziende devono imparare a cavalcare.

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