Nell’ultimo biennio il public cloud ha avuto un’impennata in termini di adozione e maturità dell’offerta ma con esso è cresciuta, da parte delle aziende, un’esigenza più specifica di ‘enterprise cloud’. Che cosa sia esattamente lo spiega nel suo blog Robert Stroud, Principal Analyst di Forrester, sottolineando prima di tutto quali siano le parole chiave che dovrebbero caratterizzare un servizio cloud ‘di classe enterprise’: “robusta sicurezza, performance affidabili, disaster recovery, set di servizi in continua crescita, costanti investimenti e un corposo e in espansione ecosistema di partner”. Partendo da questi ‘criteri’ che, in realtà, dovrebbero già appartenere alla sfera dei servizi di cloud pubblico, secondo Forrester si stanno delineando dei servizi di tipo ‘enterprise’ che coniugano l’agilità del modello public con determinate caratteristiche di controllo e affidabilità più tipicamente associabili agli ambienti It on-premise.
“Grandi player Ict stanno già offrendo le loro tecnologie come servizio via cloud ma con una logica completamente diversa rispetto all’hyperscale public cloud ‘alla Amazon’ o ‘alla Google’ “- si legge in un post di Stroud -. Se è vero che molte aziende stanno adottando ed estendendo i servizi cloud in uso, è anche vero che per determinati progetti o workload sono alla ricerca di offerte ‘di nicchia’ che un servizio iperscalabile e fortemente industrializzato/standardizzato potrebbe non soddisfare”.
Non solo, a fronte di un crescente utilizzo da parte delle aziende di servizi di public cloud crescono indubbiamente le complessità di gestione ed integrazione. Ed è su quest’altra nicchia che molti service provider si stanno concentrando per offrire servizi gestiti di cosiddetti ‘megacloud’, offrendo, “servizi cloud di tipo enterprise (quelli dei big player Ict oppure sviluppati ad hoc dai partner per nicchie di mercato o specifiche esigenze di business) cui si integrano servizi iperscalabili come quelli di Amazon Web Services, il tutto gestito direttamente dal provider che offre supporto e gestione fino a livello di Os”, spiega l’analista di Forrester. “Questo mercato dei ‘managed cloud services’ esploderà con sempre maggiori tipologie di servizio offerte sia da provider esistenti sia da nuovi attori che compariranno sul mercato proprio per ‘catturare’ le opportunità che si stanno aprendo nel mondo dell’hybrid cloud”. La previsione di una ‘seconda ondata’ di forte accelerazione nell’adozione del cloud proprio grazie alla nascita e crescita di questo tipo di servizi è confermata dal recente report, sempre targato Forrester, “Predictions 2016: The Cloud Accelerates” all’interno del quale gli analisti ne spiegano le ragioni: “La realtà con cui devono fare i conti le aziende quando si ‘imbarcano’ in un percorso verso il cloud è caratterizzata da mancanza di tempo, di risorse e, ancor più critico e importante, di persone opportunamente qualificate per poter sviluppare progetti in un lasso di tempo sufficientemente ragionevole da risultare di valore sia rispetto alle esigenze competitive del business sia rispetto ai vantaggi insiti del cloud”.Ciò su cui insistono gli analisti, infatti, è che se è vero che il modello del public cloud, nella sua logica ‘più spinta’ di industrializzazione di un servizio che diventa iperscalabile pressoché all’infinto, può rappresentare per molti versi la risposta immediata più efficace per supportare un progetto puntuale, è allo stesso tempo necessario riportare poi tali servizi all’interno di un sistema It aziendale. Ed è proprio su questi aspetti che fanno leva i ‘nuovi’ fornitori di servizi gestiti. “Questi provider forniranno un enorme ‘supplemento’ di servizio e di competenze ai team It interni – scrive ancora Stroud – non solo accompagnando le aziende nel percorso verso l’hybrid It ma trasferendo alle persone dell’It aziendale le competenze necessarie per ‘continuare’ il percorso di trasformazione”.
Da Gartner, un nuovo Magic Quadrant
A conferma di quanto dinamismo ci sia, lato offerta, su questi aspetti, ecco che arriva anche Gartner, che poche settimane fa ha annunciato un importante cambiamento nel monitoraggio dei provider di servizi gestiti non solo ‘aggiornando’ il quadrante magico dedicato ai servizi di hosting ma creando un nuovo Magic Quadrant specifico per i “managed service provider (Msp) che offrono servizi sull’hyperscale cloud di altri provider”, si legge nell’annuncio (in particolare Amazon Web Services, Microsoft Azure e Google Cloud Platform ma con uno sguardo anche ad altre tipologie di offerte cloud da parte dei big player e di conseguenti servizi di gestione da parte di altri fornitori di servizi).
Il nuovo report globale di analisi sarà intitolato, nello specifico, ‘Magic Quadrant for Public Cloud Infrastructure Managed Service Providers’, e sarà pubblicato verso la fine del 2016. Ogni report sarà accompagnato da un documento di dettaglio nel quale saranno riportate le ‘critical capabilities’ specifiche per ciascuna tipologia di servizio offerta in relazione all’hyperscale public cloud di riferimento (Amazon, Microsoft, Google…).
Esattamente come evidenziato da Forrester, anche Gartner descrive questo nuovo mercato come un ecosistema in continua evoluzione e cambiamento. È naturale che il monitoraggio avvenga, in questa prima fase, sui servizi gestiti abbinati all’offerta di Iaas e Paas dei public cloud provider di riferimento globale, ma con il crescere del modello ibrido cresceranno sempre più le richieste da parte delle aziende di servizi gestiti (e con esso anche il Magic Quadrant). Interessante tuttavia analizzare quali saranno i parametri utilizzati quest’anno da Gartner ed i trend in atto ai quali la società di analisi farà riferimento per delineare il primo di questi report. Li riassumiamo di seguito:
1) come si sceglie un ‘Msp for a hyperscale cloud provider’: i fornitori di servizi di public cloud iperscalabili non sono meri venditori di virtualizzazione ‘in affitto’, per cui chi gestisce questo tipo di servizi deve avere elevate competenze tecnologiche e specifici skillset;
2) le best practice per una Iaas strategy: proprio perché i servizi gestiti saranno l’elemento differenziante di una ‘pianficazione strategica’ contro l’acquisto puntuale di infrastruttura ‘ad occasione’, i service provider dovranno saper guidare percorsi di trasformazione più complessi attraverso adeguate ‘pratiche’ di riferimento;
3) i percorsi di migrazione dei datacenter: un crescente numero di aziende sta migrando le applicazioni esistenti se non addirittura l’intero datacenter su infrastrutture public cloud. È quindi necessario ‘esplorare’ i servizi professionali e gestiti che faciliteranno tali percorsi;
4) le cloud operations per il digital business: il ‘mode 2’ dell’approccio al bimodal It è quello più focalizzato su innovazione, velocità ed agilità; le digital business application sono spesso ‘architettate’ ed operano secondo logiche completamente diverse rispetto alle applicazioni tradizionali e meno familiari alla maggior parte dei team It. Gartner sta esplorando i ‘differenti stili’ di adozione dei managed services specifici per questo tipo di necessità.