Un mese fa Oracle, attraverso lo stesso Larry Ellison, fondatore e attualmente Executive Chairman of the Board e CTO, ha annunciato un’importante ondata di oltre venti nuovi servizi per Oracle Cloud Platform, la sua suite di soluzioni SaaS, PaaS e IaaS (cioè software, piattaforme e infrastrutture as-a-service).
«Nell’ultimo trimestre abbiamo venduto 426 milioni di dollari di SaaS e PaaS, un incremento del 200% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. E’ un record per il settore IT», ha detto Ellison, precisando che Oracle Cloud Platform ha ora oltre 1800 organizzazioni clienti – di cui 1419 si sono aggiunte nell’ultimo trimestre -, e oltre 70 milioni di utenti vi lavorano ogni giorno, con 33 miliardi di transazioni quotidiane.
I nuovi servizi sono Oracle Database Cloud–Exadata, Oracle Archive Storage Cloud, Oracle Big Data Cloud, Oracle Integration Cloud (per integrare soluzioni cloud e on-premise), Oracle Mobile Cloud (per lo sviluppo di Mobile App), e Oracle Process Cloud per l’automazione dei processi. In estrema sintesi si tratta, ha detto Luigi Scappin, Technical Sales Consulting Director di Oracle Italia, spiegando recentemente gli annunci alla stampa italiana, «di grossi “building block” specializzati con cui in pochi mesi fare l’80-85% delle cose che mi interessano in una data area: funzionano subito in beta, permettono di avviare subito i test e cominciare rapidamente, sviluppando poi con calma nel tempo il 15-20% che rimane, tarandolo sulle proprie specifiche esigenze, ed estendendo con altri building block nostri o di partner, e integrando con sistemi esistenti anche di terze parti».
L’idea di Oracle infatti, continua Scappin, è di proporre questi “building block” per poter reagire più velocemente alla trasformazione digitale in atto nei vari comparti economici. «Le banche per esempio sono preoccupate perché si trovano improvvisamente ad affrontare concorrenti che non appartengono al loro settore e fanno pagamenti e prestiti in modo del tutto nuovo».
Per affrontare situazioni del genere occorre poter provare nuovi progetti, e al limite fallire e aggiustare il tiro in poco tempo, «e con i building block si possono saltare delle fasi del tradizionale progetto di sviluppo IT, presentandosi rapidamente con un “pilota” o un proof of concept a chi deve approvare l’investimento». I building block si rivolgono a LOB (Line of Business), dipartimenti, sviluppatori, analisti di business, team di integrazione.
Insomma tutto tranne che l’IT aziendale, verrebbe da dire. «Questa visione è “a trazione del business” – conferma Scappin -. Molti dei progetti che stiamo seguendo anche in italia hanno budget non IT, che arriva dalle LOB. Ma l’IT rimane importante. Il business fa le cose velocemente “malgrado l’IT”, a volte l’IT viene esternalizzato e venduto. Ma per integrare i due mondi, cloud ed esistente, l’IT serve: insomma il business fa cose a tutta velocità, e Oracle abilita questa cosa, ma nel contempo abilita anche l’integrazione del nuovo, del Cloud, con i sistemi preesistenti in azienda, attraverso soluzioni di governance, di cloud management».
Per quanto riguarda l’accoglienza della Cloud Platform sul mercato italiano, «è anche migliore a quella annunciata da Ellison a livello mondiale: in Europa Italia e Spagna sono le due country a più rapida crescita sulla parte Paas. È sorprendente l’ampiezza di clienti coinvolti, dai colossi bancari, assicurativi e telco alle piccole medie aziende con reparti IT minimi o assenti, in cui Oracle non ha una forte presenza tradizionale, che sui servizi Saas e Paas costruiscono soluzioni innovative senza dover creare strutture dedicate».
Scendendo più in dettaglio sui progetti in corso in Italia, «le cose più interessanti sono estensioni di progetti nati con approccio iniziale applicativo (sales force automation, marketing, HR), che partono dalla LOB – con l’appoggio di un system integrator – per supportare una nuova esigenza di business, per esempio grosse campagne di marketing per nuovi prodotti, human capital management dopo acquisizioni per gestire con coerenza il personale in molti paesi e continenti. Nel momento critico dell’implementazione però l’IT deve essere per forza coinvolta, per integrare il vecchio con il nuovo».