Svanita da tempo l’illusione che il ricorso al cloud possa avere ricadute automatiche sul contenimento dei costi, è maturata, anche per le organizzazioni italiane, la consapevolezza delle principali motivazioni strategiche, determinate soprattutto dai benefici di un’infrastruttura flessibile a costi variabili in uno scenario sempre più incerto. Come ricorda la FinOps Foundation, il cloud rappresenta un modello radicalmente diverso dall’infrastruttura IT tradizionale. È decentralizzato nelle decisioni di accesso alle risorse, variabile in termini di costi, con una spesa legata ai consumi che sostituisce quella a costi fissi del data center, scalabile, grazie all’accesso istantaneo a una varietà di risorse.
Quest’ultima caratteristica che abilita indubbiamente l’innovazione, rischia tuttavia di tradursi in overprovisioning. L’adozione del modello cloud rende dunque necessaria un’attenta valutazione della sostenibilità economica a cui può contribuire l’approccio FinOps che prevede una stretta collaborazione fra Finance e Operations. D’altra parte, questa metodologia supporta anche il governo di sistemi informativi sempre più ibridi e multicloud, scelta di gran parte delle grandi organizzazioni italiane che utilizzano mediamente 4 diversi cloud provider. Lo ha messo in luce l’ultima la ricerca dell’Osservatorio Cloud Tranformation del Politecnico di Milano, basata sulle rilevazioni del 2022, evidenziando al tempo stesso che il 44% del patrimonio applicativo delle grandi imprese risiede su cloud.
Le organizzazioni sono consapevoli della necessità di aumentare la propria capacità di prevedere e ottimizzare la spesa per poter governare questa situazione complessa e garantire la sostenibilità economica dell’ambiente IT. Per monitorare e ottimizzare i sistemi informativi ibridi e muticloud in modo trasversale e razionalizzare la spesa dei servizi cloud, indispensabile per la pianificazione della direzione IT, le imprese stanno adottando strategie di contenimento dei costi basate per il 44% sull’ottimizzazione dei servizi in base al consumo effettivo e per il 38% sul monitoraggio continuo di servizi e utenze.
Tuttavia, nonostante la scelta del cloud si riveli sempre più determinata dai vertici aziendali e dal business, il 58% delle grandi imprese continua ad attribuire i costi del cloud in modo centralizzato all’IT, senza sfruttarne adeguatamente la flessibilità e la logica self-service. C’è dunque ancora molta strada da percorrere in direzione del profondo cambiamento organizzativo che il cloud impone.
Gli strumenti per il cost management
Il 34% delle organizzazioni analizzate dall’Osservatorio sta introducendo piattaforme tecnologiche integrate di cost management, adottando tool di mercato o sviluppandoli internamente, un’adozione ancora limitata, probabilmente per la scarsa maturità, nonostante la presenza di 57 realtà, di diverse tipologie e dimensioni, censite. Queste piattaforme, generalmente capaci di supportare la metodologia FinOps, puntano ad abilitare una visibilità trasversale dei diversi ambienti cloud corredata da una molteplicità di funzioni, che vanno dal tagging delle risorse e i relativi costi al fine del chargeback (che consente, fra l’altro, la mappatura del consumo del cloud sui diversi centri di costo business) al monitoraggio continuo e la gestione degli allarmi tramite dashboard, fino all’ottimizzazione anche automatizzata delle risorse.
Quanto accade a livello internazionale è fotografato dall’indagine State of FinOps 2023: il numero medio di tool usati è in aumento, da 3,7 del 2022 a 4,1. Le organizzazioni usano generalmente uno stack di più tool, visto che uno solo non è in grado di fare tutto il lavoro di cui hanno bisogno. Il 97% delle organizzazioni utilizza strumenti nativi forniti dagli stessi provider cloud, mentre l’uso più diffuso di multi-cloud e ibridi porta il 65% a utilizzare piattaforme acquistate o costruite in casa per aggregare i dati e supportare esigenze organizzative più complesse. La diffusione dei container, la necessità di supportare un chargeback più complesso e tassi di risparmio ottimizzati sta anche portando più aziende a utilizzare strumenti di osservabilità per FinOps e strumenti speciali che supportano una specifica funzione FinOps.
A chi serve davvero il FinOps?
Tutto ciò si traduce in un impegno di risorse non trascurabili. Ma a quali organizzazioni serve davvero un approccio FinOps strutturato? È questa la domanda che si pone Lydia Leong, Distinguished VP and Analyst di Gartner for Technical Professionals. “Penso che sia certamente importante per quasi tutte le organizzazioni una gestione finanziaria del cloud, supportata da strumenti. Ma lo sforzo deve essere proporzionale ai potenziali risparmi sui costi, mentre in alcuni casi l’acquisto di strumenti FinOps e l’assegnazione di persone alle attività FinOps possono costare più di quanto si risparmi. Questi strumenti probabilmente non raggiungono un ROI positivo fino a quando la spesa in cloud non supera almeno un milione di dollari all’anno” spiega.
Questa valutazione è confermata anche dal report di FinOps Foundation, sopra citato, secondo il quale il 62% delle imprese che spendono in cloud meno di 1M$ non ha una persona o un team dedicati al FinOps. La responsabilità in queste situazioni ricade su un ruolo esistente, nel 68% all’interno dell’Engineering, DevOps o IT. Le dimensioni medie dei team sono strettamente correlate alla spesa cloud: 2 persone da 1 a 10 M$, 4 fino a 100 M$, 7 fino 500 M$, 10 fino a 1B$.
Nonostante queste obiezioni, non si può negare che i principi del FinOps siano indispensabili per trarre il massimo vantaggio dal cloud, governare in modo flessibile il sempre più diffuso multicloud ed evitare il lock in. Qualunque organizzazione dovrebbe disporre di strumenti adeguati per avere il controllo dei costi del cloud e prevenire gli sprechi, ottenere alert in caso di superamento del budget, gestire correttamente e in modo semplice l’allocazione della spesa e la pianificazione relativa agli sconti.
Non è tuttavia pensabile una delega ai tool (oltretutto imperfetti) che vanno comunque affiancati da una riorganizzazione che veda il processo di IT financial management attraverso la collaborazione fra IT e business secondo il paradigma FinOps, inteso sia come una disciplina, in evoluzione, di gestione finanziaria del cloud sia come pratica culturale. Servono tempi, risorse e competenze. L’obiettivo è consentire alle organizzazioni di ottenere il massimo valore aziendale aiutando i team tecnici, finanziari e di business a collaborare su decisioni di spesa basate sui dati.