C’è chi è pronto a saltare sul treno dell’ultima innovazione e chi invece, pur intravedendone le potenzialità, è ancora ‘bloccato’ da una certa rigidità tecnologica che rende difficoltosa l’evoluzione del data center aziendale, oppure non dispone delle risorse e delle competenze necessarie ad intraprendere una trasformazione dell’It in chiave più ‘business oriented’. È una fotografia dai contorni inevitabilmente non ben definiti quella che Roberta Russo, Technology Services Support Business Unit Manager di Hpe, traccia guardando ai percorsi che le aziende italiane stanno avviando verso una maggiore agilità nella propria capacità competitiva e all’interno dei quali il modello di It ibrido sembra essere la chiave di lettura primaria a garanzia di quella flessibilità tecnologica indispensabile per reggere nuovi business model a base digitale.
“Seppur con differenti obiettivi e modalità di approccio, ciò che vediamo è una forte focalizzazione da parte delle aziende italiane su quattro differenti aree”, spiega Russo: “la prima riguarda l’evoluzione infrastrutturale del data center (data center transformation, hybrid It); la seconda vede le imprese impegnate ad un livello superiore, quello architetturale, in particolare sul fronte dell’analisi dei dati (analytics, Big data, IoT); la terza area dove vediamo una crescita di investimenti è quella della sicurezza, con particolare focus sulla data protection; infine c’è l’ambito che in Hpe identifichiamo sotto il cappello della produttività individuale/aziendale ossia tutto ciò che ruota attorno alla mobility e ai nuovi modelli di smart working”.
Datacenter Care, i servizi che accompagnano la digital transformation
“Ciò che accomuna le aziende è la necessità di essere seguite ed accompagnate, qualunque sia il punto di inizio e l’obiettivo di trasformazione che ognuna si dà”, prosegue Russo. “In quest’ottica Hpe ha introdotto, ormai qualche anno fa, una serie di servizi professionali chiamati Datacenter Care dedicati alla gestione dei data center delle aziende che non si limitano alla manutenzione dei sistemi ma offrono un supporto concreto sia nel disegno sia nell’attuazione delle possibili roadmap evolutive”.
Servizi che nell’ultimo anno e mezzo hanno registrato un’impennata di richieste perché, secondo l’opinione della manager, “i sistemi It sono diventati molto complessi sia da gestire sia da trasformare e perché l’integrazione con i servizi cloud, in forte crescita di adozione, non sempre risulta agilmente attuabile”.
Uno dei servizi chiave del ‘pacchetto’ Datacenter Care (che di fatto si presenta come un catalogo di servizi modellabile a seconda delle esigenze) è Flexible Capacity, “un’offerta che consente alle aziende di portare all’interno del proprio data center tutta l’infrastruttura hardware necessaria a reggere i nuovi workload di business pagando però ‘a consumo’ e cioè solo le risorse effettivamente utilizzate”, spiega in chiusura Russo. “Questo tipo di servizio non solo facilita il passaggio al cloud di tipo privato ma, grazie all’integrazione nativa con tutti i principali ambienti cloud pubblici, offre alle aziende l’opportunità di scalare rapidamente i propri sistemi accedendo in modo automatico alle risorse esterne quando necessario, abilitando un vero modello di It ibrido”.