La gestione dell’hybrid IT è ormai parte integrante della quotidianità aziendale. Oggi la maggior parte delle organizzazioni supporta un mix di infrastrutture on-premise e cloud. Questo consente a fornitori e analisti di continuare a investire per rimodellare gli strumenti in grado di soddisfare i requisiti degli ambienti IT ibridi.
Dal data center al cloud (e viceversa)
Poiché le organizzazioni adottano crescenti “dosi” di cloud, gli amministratori IT devono porsi alcune domande, tra cui:
- quando e come investire nell’infrastruttura locale?
- come comporre un modello cloud e locale che funzioni per qualsiasi esigenza organizzativa?
- in che modo disporre degli strumenti di gestione IT ibridi giusti?
“La grande sfida per le organizzazioni è quella di modernizzare sufficientemente i propri data center principali – ha detto Jennifer Cooke, Research Director di IDC in ambito “Cloud To Edge Datacenter Trends and Strategies Team” – in modo da supportare nuovi carichi di lavoro e agire in termini di velocità come un cloud data center. Secondo le nostre ricerche, entro il 2023, oltre il 40% delle imprese europee sostituirà i modelli operativi tradizionali con modelli incentrati sul cloud che faciliteranno, piuttosto che inibire, la collaborazione organizzativa, con conseguenti migliori risultati sul business. L’adozione del cloud implica più della semplice sostituzione di sistemi e software tradizionali con alternative basate sul cloud. Per realizzare appieno i vantaggi dell’agilità del cloud, le imprese dovranno trasformarsi in un modello operativo capace di sfruttare completamente il cloud in ogni sua forma”.
Per “cloudificare” i data center gli amministratori hanno iniziato a rivolgersi a una gestione IT ibrida. Come ribadiscono da più parti gli esperti, l’importante è decidere in che modo implementare IT ibrido e cloud per bilanciare le risorse nel modo più corretto e adatto alla propria organizzazione. Dal punto di vista architetturale, si tratta solo di una variazione dei modelli standard di integrazione dei sistemi: il modello collega e integra sistemi disparati in un ecosistema più ampio. La differenza è che in passato questi sistemi diversificati si trovavano tutti in sede. Ora, nella nuova era del cloud, gli amministratori devono integrare la tecnologia dei sistemi cloud pubblici con altri sistemi cloud, sistemi SaaS, infrastrutture locali e reti di edge computing.
Hybrid IT per superare i limiti del solo cloud
Rispetto al cloud journey, il modello ibrido esiste da sempre nella maggior parte delle organizzazioni. Anche il multicloud è spesso un caso speciale di gestione IT ibrida che implica l’integrazione di offerte puramente cloud-to-cloud. Di fatto anche in passato era difficile che nel cloud venissero distribuiti carichi di lavoro che non disponevano di un certo livello di integrazione con i sistemi in sede.
Come sottolinea Cooke, è importante realizzare che non tutti i carichi di lavoro andranno o trarranno vantaggio dall’accesso a un’architettura cloud. Molte organizzazioni che negli ultimi due anni che hanno realizzato un imponente progetto lift-and-shift nel cloud oggi stanno riportando quei carichi di lavoro in sede. La maggior parte dei programmi originariamente migrati sono applicazioni che non traggono alcun vantaggio dal cloud, a causa di problemi di architettura o di altri progetti (ad esempio, la crucialità dei dati) che impediscono alle organizzazioni di raccogliere vantaggi e potrebbero aver effettivamente aumentato il costo del supporto e della manutenzione per le applicazioni.
Il ruolo dei cloud provider nel ridurre la complessità
Per cercare di risolvere i problemi legati ai costi e alla manutenzione mantenendo i clienti i principali fornitori di cloud hanno iniziato a offrire prodotti per gestire ambienti ibridi. La logica alla base di queste offerte è che la gestione di un ambiente cloud ibrido è uno sforzo estremamente complesso e intenso per le squadre IT. Il ruolo dei cloud provider vuole anche essere quello di aiutare a ridurre parte di tale complessità di gestione.
“Per la maggior parte delle organizzazioni ciò che rimane nel data center primario sono molte applicazioni in cui dispongono di licenze on-premise o perpetue – ha commentato Lauren Nelson VP, Research Director Forrester Research -, spesso classicamente legate alla produttività. Il cloud in sostanza tende a premiare l’utilizzo variabile per cui in un data center gli amministratori possono effettivamente disporre di una potenza di calcolo più economica se utilizzano l’infrastruttura su base continua. In ogni caso il dibattito in merito alla gestione dell’hybrid IT è ancora in corso e non sembra essere vicino a una conclusione. Le domande da parte delle aziende sono tante. Per un team IT quando è meglio implementare una gestione dell’hybrid IT con un solo set di strumenti? È proprio necessario che gli strumenti cloud e on-premise differiscano? È meglio acquistare due set di strumenti o tentare di unificarli su uno solo se le diverse configurazioni hanno anche gli stessi requisiti? Uno strumento può gestire efficacemente sia il cloud che l’on premise?”.
In effetti, le attività di gestione sono spesso molto diverse, ma questo non ha impedito ai fornitori di provare a trovare una strada. In ogni caso le piattaforme di gestione del cloud si sono decisamente evolute rispetto agli esordi. Un approccio che può essere d’aiuto è lo sviluppo da parte di fornitori di cloud pubblico di servizi locali che consentono di utilizzare le stesse API per la gestione in locale e nel cloud. Indipendentemente dall’orientamento esatto dell’infrastruttura IT di un’organizzazione, è consigliabile che le organizzazioni abbiano qualche elemento ibrido nella loro strategia. “Fino ad ora, abbiamo trattato on-premise e cloud come mondi separati, in parte a causa della mancanza di scelta – ha proseguito Nelson -. Da qui ai prossimi anni ci sarà sempre più scalabilità specialmente nel cloud. C’è un desiderio di maggiore portabilità e unità, e ci saranno sempre più opzioni per sostenere una gestione dell’hybrid IT. Parte di questo desiderio deriva dal concetto di mercato SaaS, uno spazio emergente, in cui gli amministratori possono utilizzare il miglior servizio per ogni modello di distribuzione. L’industria ha sviluppato mercati per settori specifici, come quello automobilistico e sanitario.
C’è anche l’unificazione dei dati o il concetto di data fabric, che possono aiutare a semplificare la gestione in un panorama ibrido. Questo è un concetto particolarmente rilevante se le applicazioni di un’organizzazione risiedono in luoghi diversi e traggono informazioni da set di dati dispersi. Per determinare se sia il giusto investimento per la gestione IT ibrida è necessario uno studio attento della situazione specifica di un’organizzazione e dei requisiti ibridi”.
L’importanza crescente dell’edge
Sebbene i principali argomenti pro e contro l’infrastruttura on-premise o cloud-first rimangano validi, secondo IDC l’accresciuta importanza dell’edge modellerà le pratiche future. Con la crescita dei dispositivi perimetrali e la creazione di dati sull’edge, la potenza elaborativa è più vicino al mondo reale. Secondo gli esperti, l’evolutiva dell’edge computing aumenterà i casi d’uso specifici per i modelli ibridi. Le stime per il futuro sono di un uso maggiore sia del cloud pubblico che dell’edge, a formare un nuovo tipo di modello ibrido. A confermare questo incipit sono sia alcune case study in questo senso che l’effervescenza di un numero sempre maggiore di fornitori di servizi cloud e società di telecomunicazioni coinvolti e preparati per far lievitare questo ramo d’offerta.