Per tante aziende l’adozione del cloud è sinonimo di ambienti ibridi, risultato della convivenza tra infrastrutture interne, esterne, servizi di cloud privato e pubblico. Un contesto che, per essere efficiente, ha bisogno di logiche di gestione integrate per non creare dei silos simili a quelli che affliggevano in passato i data center multipiattaforma. Questo è l’obiettivo della gestione multicloud, di cui ci parlano in questa intervista Luca Zerminiani, senior presales manager di VMware, e Nicola Norcia, business development manager VMware presso Dell EMC.
ZeroUno: Cosa significa nel concreto parlare di gestione multicloud?
Who's Who
Nicola Norcia
Nicola Norcia. In pratica significa avere la possibilità di scegliere dove eseguire i workload, e quindi farlo dove è più opportuno: sull’infrastuttura on premise o quella di uno o più specifici provider. Questo disponendo di una visione unificata dei servizi attraverso un unico pannello di gestione per spostare i carichi di lavoro e automatizzare i deploy: con un click posso passare da un provider all’altro senza dover affrontare complesse migrazioni e rischi di lock-in verso i fornitori. Ma non è tutto. Sfruttando un database personalizzabile, per esempio, la nostra soluzione vRealize Business riesce a calcolare il costo associato con ogni singolo workload quindi a mettere a confronto i differenti servizi locali ed esterni, capire se ha senso fare il deploy on premise, in cloud e con quale provider
ZeroUno: Sotto il profilo dell’efficienza e dell’integrazione quali vantaggi offre la gestione multicloud?
Who's Who
Luca Zerminiani
Luca Zerminiani: Chi non ha una soluzione per la gestione multicloud si ritrova ad avere team di persone dedicate alle diverse piattaforme (Azure, AWS, e così via) e opera di fatto con la vecchia logica a silos. Disponendo di un’unica interfaccia per il governo di tutti i servizi diventa possibile realizzare sinergie e ottimizzare l’approvvigionamento dei servizi stessi. La logica multicloud permette ai sistemi informativi d’integrare i nuovi servizi in modo molto più veloce, e questo aiuta a prevenire lo shadow IT, ossia le iniziative autonome di sottoscrizione di servizi cloud da parte delle business unit, con tutti i conseguenti problemi d’integrazione e sicurezza. Le tecnologie di virtualizzazione permettono di fare cose molto complesse, come estendere la rete aziendale nel cloud pubblico. Sul fronte dell’integrazione stiamo facendo accordi con i maggiori cloud provider: con Microsoft (Azure) sul tema della virtualizzazione desktop, con Amazon (AWS) per creare un ponte nativo con il nostro stack tecnologico. Con Google, che è molto forte sulla tecnologia Kubernetes [piattaforma open source che automatizza le operazioni dei container Linux ndr], abbiamo fatto accordi per creare ambienti di sviluppo scalabili ed efficienti.
ZeroUno: Per gestire i servizi tradizionali in ottica hybrid IT, cosa è importante?
Norcia: Per noi non è questione di hybrid IT, ma di hybrid cloud con una parte on-premise. Il nostro pannello di controllo ha i connettori anche per la gestione delle applicazioni che non sono virtualizzate. Connettori che permettono di conoscere, per esempio, lo stato di salute dello storage, quindi lo spazio disponibile, le performance e i trend d’uso. La tecnologia EMC ViPR ci aiuta a integrare lo storage tradizionale.
ZeroUno: La capacità di reagire velocemente agli attacchi è alla base dei moderni schemi di cybersecurity. Che cosa può fare la gestione multicloud su questo fronte?
Zerminiani: L’attenzione dei provider sul fronte security è molto alta. Sono dell’idea che il cloud non esponga a rischi maggiori rispetto alle infrastrutture on premise. Per quanto ci riguarda, il nostro impegno è far diventare la security un aspetto ‘cablato’ nell’infrastruttura superando l’approccio che per anni ha permesso di avviare nuovi progetti occupandosi soltanto a posteriori della sicurezza. La nostra infrastruttura di gestione multicloud ha infatti in dote le caratteristiche di sicurezza [attraverso vSphere che a partire dall’ultimo aggiornamento 6.5 ha reso più semplice la crittografia delle VM, i controlli secure boot attività di logging e automazione, ndr]
ZeroUno: Il cambiamento nella composizione dei servizi IT ha creato confusione a livello organizzativo. C’è un modello ideale per il multicloud?
Zerminiani: La trasformazione digitale richiede cambiamenti su almeno tre livelli (tecnologia, processi e persone) che vanno rivisti insieme, in funzione del modo diverso di lavorare. In VMware abbiamo predisposto un team OTS (operational transformation services) che analizza i processi dei clienti individuando i cambiamenti necessari anche nell’organizzazione. Le faccio un esempio: in un progetto di virtualizzazione dei desktop, un nostro cliente non ha potuto portare l’antivirus nell’infrastruttura [la soluzione più logica ed efficiente per non moltiplicare inutilmente licenze e oneri di scansione per ogni client virtualizzato, ndr], perché la sicurezza non ricadeva sotto la sua responsabilità e potestà decisionale [a riprova del fatto che le organizzazioni e i processi devono evolvere di pari passo con le tecnologie ndr].