Ricerche

Gestire la qualità dei dati nell’era del Cloud

Le organizzazioni si sono buttate a capofitto nel Cloud, spesso con una metodologia non proprio programmatica. Ora, però, si trovano a dover affrontare alcuni aspetti irrisolti di questo approccio, come la qualità dei dati o il loro storage a lungo termine.

Pubblicato il 21 Nov 2011

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Sono sempre più numerose le aziende che utilizzano applicazioni di cloud computing, ma la maggior parte di essere deve ancora sviluppare piani per affrontare le nuove sfide che si presenteranno nell’ambito della qualità dei dati, della coerenza e della governance dei dati Cloud.

Secondo un rapporto pubblicato recentemente da Ventana Research, il 43% delle aziende dispone di tre o più applicazioni cloud già implementate, numeri che sono destinati a crescere per arrivare fino al 66% nei prossimi 12 mesi. Ma non tutti sono ancora pronti.

“I processi legati a queste applicazioni non sono ancora stati completamente sviluppati”, afferma David Menninger, vicepresident e direttore della ricerca presso Ventana e autore del rapporto. Ne corso dell’indagine sono stati interpellati, attraverso un questionario e-mail tra maggio e luglio, 141 alti dirigenti e manager che ricoprono un ampio spettro di funzioni. Si può dire che le aziende si sono lanciate a capofitto nel cloud che ora, però, devono imparare a gestire.

Menninger non si è mostrato assolutamente sorpreso del fatto che le aziende stessero aumentando la loro presenza nel cloud; la cosa veramente inaspettata era la grande mancanza di pianificazione e preparazione.

Sembra che tutti, d’un tratto, abbiano trovato interessante il cloud e abbiano deciso di sperimentarlo ma che solo in seguito, improvvisamente, abbiano cominciato a realizzare che ci sono delle difficoltà da considerare.

Mentre il mercato mostra un fortissimo desiderio di tecnologia Cloud, il settore della ricerca comunica, invece, persino una certa diffidenza. La maggior parte degli utenti è scettica sulla qualità dei propri dati. Solo il 21% delle aziende si fida completamente dei dati cloud, meno della metà di coloro che hanno fiducia nei dati della tecnologia on-premise.

Il livello di fiducia degli utenti IT nei confronti dei dati Cloud è più alto (30%), mentre gli utenti dell’area business si fidano molto meno (11%). Una simile differenza ha sorpreso molto Menninger, che sostiene ci sia qualcosa di irrazionale in queste preoccupazioni: la sensazione è che non ci si possa fidare di ciò che non si può né vedere né toccare.

Menninger intravede due altri problemi inerenti la fiducia nei dati cloud: l’incapacità di integrarli con altre applicazioni e la mancanza di un processo di controllo e reportistica sulla loro qualità. Menninger è anche convinto che se si definiscono e implementano delle procedure per verificare la qualità, gli utenti presumibilmente arriveranno a convincersene.

I problemi di integrazione dei dati che hanno eroso la fiducia delle organizzazioni erano in gran parte causati dal comportamento degli utenti meno esperti, che esportavano i dati in fogli di lavoro, copiando, incollando e causando il proliferare di versioni multiple dello stesso file sui diversi desktop.

La strada è spianata?
Menninger vede il mercato tecnologico muoversi nella direzione in cui va la gente e si aspetta che vengano offerte a breve delle soluzioni per i problemi riscontrati nelle applicazioni Cloud. Sostiene che il problema dell’integrazione dei dati, e in senso lato il problema della fiducia in questo tipo di approccio, potrà essere risolto dagli utenti stessi sfruttando i tool dei fornitori di applicazioni cloud (o tool dotati di modifiche ed estensioni ideate in modo specifico per il cloud computing), in luogo delle applicazioni attualmente in uso.

Menninger prevede che l’offerta dei fornitori di servizi Cloud andrà al di là dei semplici tool di integrazione e che inizieranno a fornire applicazioni per la qualità dei dati, il master data management e la governance dei dati Cloud.

Allo stesso modo, si aspetta che i fornitori di soluzioni on-premise inizino a lavorare su applicazioni che integrano le loro offerte con il Cloud. Ed è qui che si concentrerà l’interesse e verranno fatti investimenti. Si assisterà, quindi, a un’espansione delle attività inerenti il cloud da parte dei fornitori di soluzioni on-premise.

I nodo della qualità
Mentre i problemi di integrazione e qualità dei dati saranno ampiamente risolti utilizzando nuove applicazioni cloud, Menninger vede profilarsi un problema ben più grande: quello della loro archiviazione, a cui pochi stanno già pensando.

Numerose aziende (76%) affermano che i loro dati vengono archiviati da qualcuno che non è il loro provider Cloud e il 64% afferma che i dati cloud saranno fatti migrare on-premise. Solo il 12% afferma che i dati cloud saranno memorizzati presso un altro provider di servizi.

Il ritorno all’on-premise per lo storage di lungo periodo è il metodo preferito dall’88% delle aziende con un fatturato annuo elevato, secondo il rapporto, ma il costo dello storage on-premise a lungo termine può in qualche modo annullare gli effetti del risparmio finanziario e di risorse IT che si accompagna alla scelta della “nuvola”.

“Se si intende passare sempre più all’off-premise, si deve anche pensare alle funzionalità di storage off-site”, conclude Menninger.

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