Tra i grandi temi dell’innovazione tecnologica, il cloud non accenna a perdere la sua centralità neppure nel 2020. I dati italiani ci dicono che, nonostante la strada da percorrere sia ancora lunga, il mercato cloud italiano è cresciuto del 18% nel 2019, con un’accelerazione (relativa al Public & Hybrid Cloud) addirittura superiore alla media continentale. I motivi, che peraltro sono gli stessi da sempre, hanno a che fare con la maggiore prevedibilità dei costi, l’aumento di agilità, la scalabilità e, in una sola parola, quel concetto di innovazione su cui le aziende stanno iniziando seriamente a investire.
In questo scenario, un ruolo di primo piano è occupato da quelle realtà che con il cloud sono nate e la cui mission è cambiare il mondo dell’impresa facendo perno sull’arsenale tecnologico che il cloud stesso porta con sé. Revevol è un esempio: l’azienda, che è stata il uno dei primi partner EMEA di Google Apps for Work (oggi, G Suite), proviene dal mondo della collaboration e offre servizi di trasformazione cloud a 360°, che vanno dalla consulenza all’implementazione della piattaforma, nonché all’integrazione con i sistemi on-premise, allo sviluppo applicativo e al change management. Inoltre, il Gruppo propone anche software proprietari totalmente integrati nell’ecosistema dei servizi Google: per esempio, AODocs, la piattaforma di document management sinergica con Google Drive entrata lo scorso anno nel Magic Quadrant di Gartner per le piattaforme di Content Service; Awesome Table, che permette di creare web app dai Google Sheets; o Yamm, con cui gestire campagne di direct mail direttamente da Gmail.
Il multi cloud e Google Cloud Platform all’alba del 2020
Per comprendere come si stiano muovendo le imprese sul fronte della trasformazione cloud e scoprire di più sulla visione e l’attività dell’azienda, abbiamo contattato Paolo Ciceri, Partner di Revevol. Per prima cosa, l’ennesima conferma che in Italia il cloud sia ormai un fatto pressoché scontato nella strategia IT della maggior parte delle aziende: “Ragionare di cloud e di convivenza di diverse soluzioni è ormai un dato di fatto nell’agenda dei CIO – afferma Ciceri -. Oggi è senz’altro il momento del multi cloud, tanto più che la stessa Google ha rilasciato Anthos, un tool pensato per gestire diversi elementi di architetture on-premise e cloud come fossero componenti di una stessa soluzione. È chiaramente questo il trend del 2020, anche perché di resistenze non ne rileviamo più: anche parlando di utilizzi PaaS o IaaS per applicazioni verticali, direi che ormai non ci sono settori preclusi, e lo stiamo notando quotidianamente”.
Revevol, dal canto suo, si occupa prevalentemente di PaaS: una caratteristica dell’azienda, ci spiega Ciceri, è proprio il fatto di sviluppare sulla stessa piattaforma (Google Cloud Platform) i suoi prodotti, ma anche le soluzioni ad hoc per i clienti: “Secondo noi Google ha una competitività di performance e, soprattutto, di rapporto costo/performance molto significativa – spiega Ciceri – e questo è riconosciuto anche dagli analisti. I vantaggi sono la ricchezza di strumenti, le tecnologie innovative e l’architettura dell’ecosistema Google che, dal punto di vista delle performance e della sicurezza, ha una storia riconosciuta e affermata. Oltretutto, oggi Google sta facendo dell’apertura e della capacità di interagire facilmente con ambienti on premise e altri cloud la sua bandiera: questo, per noi e per i nostri clienti, non può che essere un vantaggio”.
Il vero significato di Collaboration
Un tema interessante da affrontare con Revevol è quello del ruolo degli strumenti di collaboration nell’ambito della cloud transformation e della strategia dell’azienda. Essa, infatti, ha migrato più di 1 milione di utenti verso G Suite, occupandosi del deployment tecnico e delle attività di change management: “Su questo tema, la nostra visione è molto chiara: la componente documentale – ci spiega Ciceri – cioè la collaborazione sui documenti, è un elemento centrale di ogni processo e deve essere ottimizzata end-to-end. Eppure, capita spesso che, da qualche parte all’interno di questi processi, l’unico modo di avanzare sia trasformare il documento in un allegato a un’e-mail. In questo modo è un po’ come stoppare il processo, nella sua componente di automazione, a metà. Il nostro scopo è far sì che questo non capiti: se posso lavorare su un documento condiviso, su cui fare co-editing e da cui posso estrarre metadati che vengono trattati dalle mie applicazioni in cloud, ho realizzato un processo end-to-end che controllo dall’inizio alla fine. Questa è la nostra visione di collaboration”. Ed è proprio su questa competenza che l’azienda fonda una sua caratteristica distintiva, ovvero la capacità di accompagnare le aziende verso il cloud fornendo sinergia tra gli strumenti di collaboration di Google, lo sviluppo di soluzioni cloud e i suoi prodotti, tra cui AODocs.
Oltre il lift & shift: alla ricerca di soluzioni innovative
Revevol è quindi attiva da sempre sul fronte della cloud transformation: “Ovviamente siamo attivi anche in ambito di puro lift and shift ma dove abbiamo il nostro DNA è nelle soluzioni innovative, quindi guardiamo soprattutto ai Big Data e al Machine Learning”. Aspetto centrale, come già anticipato, è il fatto che l’azienda sviluppi soluzioni ad hoc e prodotti come AODocs sulla stessa piattaforma, il che la rende uno dei maggiori esperti in materia.
Il fatto che la stessa Google sia cliente di Revevol per AODocs è indicativo: “Sì, è così. Quando parliamo ai clienti di sviluppare applicazioni App Engine o di usare Machine Learning, siamo (e sono) consapevoli che tutti i nostri prodotti usano App Engine, sono nati e lavorano su App Engine, dove fanno milioni di transazioni al giorno: appena Google rilascia un servizio nuovo, pensiamo subito a come applicarlo ai prodotti e ai servizi che forniamo. E questa evoluzione è continua, è un circolo virtuoso: in fondo, è la nostra missione”.