MILANO – Oltre 5000 presenti tra clienti, sviluppatori e un ecosistema di partner dedicati all’implementazione delle tecnologie nei diversi settori merceologici e il Google Cloud Summit ha anche quest’anno “alzato il velo” su tools, servizi e percorsi di migrazione delle infrastrutture IT aziendali verso il cloud, per realizzare una digital transformation costituita da ambienti informativi aperti, sicuri e performanti in grado di sostenere un’innovazione nell’offerta e nei modelli di business.
Bisogna però essere consapevoli che serve mettere mano a una vera revisione delle architetture IT, ridisegnando anche alcune applicazioni verso strutture a microservizi e container. Insomma, un percorso impegnativo ma inevitabile per essere davvero competitivi sul mercato.
Tra i top cloud provider, Google se la gioca oggi tra AWS (Amazon Web Services) e Microsoft Azure, mentre nuovo peso sta avendo IBM nelle crescenti aree dell’hybrid e multicloud dopo l’acquisizione di Red Hat. Di fatto, dei 3,76 trillioni di dollari che Gartner stima sarà la spesa globale IT nel 2019 (+3,2%), il modello as a service, dice la società di analisi, impatterà ogni area tecnologica, dalle infrastrutture del datacenter alle grandi applicazioni software. Il tutto in un contesto ibrido e multi cloud dove la vera innovazione e il vantaggio competitivo saranno appannaggio di chi riuscirà alla fine a disegnare un mix efficace tra i differenti public cloud vendor, integrando al meglio il proprio mondo on premise.
In questo quadro, Google mette in campo tutta la propria forza tecnologica ed economica.
Fabio Fregi, Country Manager Italy, Google Cloud, ha descritto alla platea del Google Cloud Summit la robustezza infrastrutturale e la determinazione dell’azienda: “La nostra strategia si basa su una infrastruttura cloud globale, la più estesa e performante al mondo, per consentire alle imprese una profonda trasformazione digitale, anche attraverso un capillare ecosistema di partner che si sta sempre più disegnando per specializzazioni settoriali. Negli ultimi tre anni – ha detto Fregi – abbiamo investito 47 miliardi di dollari, ma soprattutto vogliamo fare in modo che questi investimenti abbiano un impatto di valore di business per le imprese clienti”.
Altri top manager Google hanno quindi indicato i percorsi di migrazione verso il cloud sia esemplificando funzionalità con nuovi prodotti, sia invitando sul palco testimonial.
Partiamo proprio da qui, dalla scelta di Telepass, illustrata dal CEO, Gabriele Benedetto: “Uno dei punti più importanti, secondo la nostra esperienza, è la decisione strategica iniziale. Noi cercavamo una commodity, il cloud, invece abbiamo trovato un partner che poteva darci una prospettiva concreta nella costruzione di nuovi servizi” ha detto il top manager. “Con un servizio di fatturazione legacy di 11 milioni di fatture al mese – ha chiarito Benedetto – si gestiva il picco del billing a fine mese e per non saturare le macchine si dividevano gli invii”. Un’attività articolata che tuttavia non ha impedito lo sviluppo di nuovi servizi: “Abbiamo lanciato 16 nuovi servizi in due anni – ha ripreso Benedetto – legati alla mobilità attraverso App. Ogni volta che lanciavamo nuovi servizi [per esempio pagamento parcheggi, entrate in zone Ztl, pedaggi sosta, rifornimento via App Telepass Pay, chiamata Taxi, ecc – ndr] il mercato rispondeva bene, ma la complessità era sempre maggiore e rallentava il processo di innovazione. In breve, abbiamo ripensato l’intera infrastruttura IT – ha detto il CEO- identificando nel cloud Google la soluzione, ma un cloud per noi “laico”, cioè ibrido che ci consentisse di gestire sia il vecchio sia il nuovo. Adesso – ha concluso Benedetto – sfruttiamo appieno la potenza del cloud e puntiamo a lanciare almeno 10 nuovi servizi non in due anni, ma in pochi mesi”.
Modernizzare le applicazioni, migrare e gestire i dati in sicurezza
È toccato quindi a Robert Enslin, Presidente Global Customer Operations di Google Cloud e ad Alison Wagonfeld, VP Marketing, tracciare un ideale percorso di una digital transformation infrastrutturale e applicativa: “Flessibilità, apertura, performance dell’infrastruttura sono gli obiettivi di una modernization tecnologica che non può prescindere da un ripensamento anche nell’ambito applicativo” ha detto Enslin, a cui ha fatto seguito Wagonfeld che ha messo al centro una maggiore capacità nella gestione sicura del dato “nonché una smart analytics strategy che preveda una marcata attività predittiva in cui i nostri servizi di AI e di machine learning possono essere messi a disposizione per insight continui e sempre più efficaci.
Infine – ha sottolineato la VP marketing – fondamentale è la parte dei servizi di collaboration e produttività, per lavorare più velocemente, in modo semplice e smart”.
Modernizzare l’infrastruttura IT, l’abbiamo detto, non è però un percorso semplice: governance, integrazione e orchestrazione sono elementi fondamentali che stanno determinando, secondo le stime di IDC (Idg Cloud Insight Survery 2018 su 550 grandi imprese) un aumento dell’83% nei costi di governance degli ambienti IT. Automazione, intelligence e nuovi servizi vanno tutti nella direzione di affrontare questi costi: Google ha ad esempio accennato alla nuova piattaforma Anthos (già Cloud Services Platform), un gestore di deployment applicativo su infrastrutture distribute ibride e multicloud basato su tecnologie open source tra cui Kubernetes, Istio e Knative, che consente di modernizzare le applicazioni con container e architettura a microservizi e di definire la configurazione a livello centrale, lasciando al sistema la gestione/distribuzione dell’applicazione.
Per parlare di cloud data management, altro pillar centrale nella modernizzazione IT, Google ha invitato Francesco Bardelli, Chief Transformation Officer di Generali (70 miliardi di premi raccolti, tra le principali realtà mondiali nell’Insurance, con 76 mila dipendenti e circa 55 milioni di clienti): “Nell’Insurance è in atto una grande trasformazione legata alle aspettative dei clienti, che stanno cambiando grazie alla tecnologia – ha detto Bardelli – Servono velocità di risposta e qualità del servizio. Il nostro obiettivo è diventare ‘parter di vita’ dei nostri clienti garantendo una customer experience eccellente e personalizzata, una migliore relazione, una nostra maggiore conoscenza delle loro abitudini per erogare nuovi servizi. Essere partner di vita attraverso insight sui profili dei clienti – ha continuato il top manager – ci consente di avere anche un ruolo attivo che può aiutare le persone a prevenire il verificarsi di sinistri. Abbiamo scelto Google vedendo la facilità di utilizzo e le performance dei tool proposti, le competenze che dispongono su AI e data management. Noi abbiamo già un team solido di advanced analytics e con Google abbiamo fatto un passo in più che non un semplice contratto con un fornitore IT: abbiamo creato insieme un Innovation Lab in cui personale Google affiancherà gli specialisti di Generali nell’ideazione e industrializzazione di prodotti e servizi innovativi”. Quali, ad esempio? “ Servizi digitali in area mobility – ha concluso Bardelli – facendo leva su 1,6 milioni di clienti connessi. E poi dare ai nostri agenti strumenti avanzati per erogare servizi innovativi e in generale accelerare il nostro percorso di trasformazione”.
Informazioni, insight, Intelligenza Artificiale protagonisti al Google Cloud Summit
Tutti sappiamo la centralità che ha oggi l’analisi dei dati nella comprensione del mercato, delle abitudini dei clienti, dei processi di ottimizzazione, sia organizzativa (processi interni, modelli di go-to-market, supply chain, ecc) sia tecnologica (efficienza dell’ambiente informativo e integrazione interna-esterna). Google ha un ampio set di tools per la gestione dei dati e una suite di servizi di analytics per generare smart insights con machine learning tools. Proprio sul machine learning Google porta avanti una vision per la “democratizzazione dell’intelligenza artificiale”: con Cloud AutoML, ad esempio, punta a superare la barriera di competenze ancora oggi necessarie a creare modelli avanzati di machine learning. Sono processi complessi che non è semplice estendere a un numero maggiore di utenti per arrivare a un utilizzo di servizi di tipo predittivo in grado di anticipare il verificarsi di problemi e opportunità. Grazie a tecniche per la facilitazione dell’apprendimento e la costruzione guidata di modelli di ML, si potranno accelerare i tempi e affinare le tecniche per lo sviluppo in cloud di soluzioni di AI (basandosi anche sulla AI Platform, piattaforma di sviluppo per modelli di ML e l’AI Hub, un repository di componenti di AI e algoritmi pronti all’uso e da condividere tra sviluppatori e utenti).
Collaborare, condividere, innovare
Infine non poteva mancare l’area della collaborazione. Tutto gira attorno alla Gsuite Google dove i vari servizi di Gmail, calendar, search, chat e teamworking sono sempre più tra di loro integrati nella direzione della massima usabilità e facilità d’uso. Antonio Mario Lerario, COO Regione Puglia, ha accennato al progetto in corso basato proprio su Gsuite: “La Regione Puglia ha circa 800 km di coste e 90 sedi sparse sul territorio. Inoltre, esistono decine di altre realtà tra società partecipate e public utilities. In questo quadro, è fondamentale per noi oggi disegnare una PA che possa davvero interagire con gli utenti e attivare forme reali di collaborazione – ha detto il manager. – Il progetto è durato 7 mesi con 3927 utenti coinvolti in real time e devo dire che ha trasformato in profondità le modalità di interazione aumentando l’efficienza e superando il limite dello storage di informazioni. Senz’altro ha migliorato la produttività e c’è oggi un maggiore coinvolgimento delle persone, velocità nell’adozione tecnologica e una collaborazione anyway, anywhere e su anydevice. Ma siamo solo all’inizio – ha concluso Lerario. – Nostro obiettivo è migliorare anche la fruizione del patrimonio artistico con nuove soluzioni di AI, chatbot intelligenti, touch poing digitali ovunque, tailor made tours. E Gsuite, in questa prospettiva, farà senz’altro la sua parte”.