Già di per sè simbolo di un elevato livello di astrazione per i sistemi IT, il cloud computing tocca l’apice di questo principio in combinazione con il mondo opensource. Una delle massime espressioni in questo senso è OpenStack, il progetto intorno al quale sta crescendo un’offerta ormai diventata importante sia sotto il profilo della varietà sia per quanto riguarda le competenze. Come succede spesso in circostanze del genere, si è sviluppata anche una comunità senza confini, destinata a diventare il vero cuore pulsante e la maggiore risorsa per le applicazioni in ambito SaaS.
Come inoltre d’abitudine, tale comunità si dà regolarmente appuntamento per una serie di incontri informali all’insegna della condivisione e della conoscenza diretta. Tra aprile e giugno, infatti, sono sei gli OpenStack Day programmati in giro per il mondo: il primo si è svolto a Città del Messico il 29 aprile, e tra gli appuntamenti di Budapest, Parigi, Tel Aviv, Londra, c’è spazio anche per Milano, lo scorso 30 maggio nei locali di uno dei maggiori sostenitori nazionali, il Coworking Login di Enter
Alla giornata rivolta a sviluppatori e utenti, sistemisti, manager e tecnici, hanno risposto in circa centoventi persone, pronte ad approfondire e scoprire tendenze, novità, servizi e diversi casi utente. Soprattutto però, l’incontro era rivolto a chi voleva iniziare a familiarizzare con il cloud computing opensource, ascoltando i pareri dei protagonisti del settore. «Raccogliamo i frutti delle relazioni costruite nel corso dell’ultimo anno – afferma Ivan Botta, amministratore delegato e direttore generale di Enter -. Non si tratta però di una nostra iniziativa, ci è stato proposto di realizzarla e siamo stati contenti di averlo potuto fare. D’altra parte, ospitare idee e appuntamenti è una nostra vocazione».
Un impegno non trascurabile, anche per chi sui momenti di ritrovo come questo ha sempre creduto. «Mi hanno colpito diverse cose – sottolinea Botta -. Prima di tutto, la partecipazione non solo di persone interessate alle tematiche tecniche, ma anche tanti che volevano solo conoscere quello che io definisco un sistema di conoscenza, acquisire un know how e scoprire più da vicino le relative infrastrutture. Il software che ne scaturisce, è solo una conseguenza».
A confermare la validità della strada intrapresa, la rapida crescita nel numero di sviluppatori sulla piattaforma, arrivati a quota 17.600 su scala mondiale. «Vuol dire contare su un numero di persone in rapida crescita, pronte a immettere codice a seguito di una corrente di pensiero – riprende Botta -. La produzione di conoscenza che ne scaturisce è senza uguali, ci si trova a disposizione una quantità tale di risorse che un’azienda solitamente non riesce a fare».
La validità del progetto OpenStack ha rapidamente alimentato quel circolo virtuoso orgoglio del mondo opensource. «Oltre a tutto il valore che si crea in queste occasioni, tutto quanto sviluppato per realizzare infrastruttura viene messo in rete. Qualsiasi problema e relativa soluzione, ma anche estensioni, vengono condivise e questo non fa altro che contribuire a migliorare il sistema di produzione».
La versatilità della piattaforma software è considerata complemento ideale alla filosofia aziendale, sviluppata intorno al principio di astrazione del data center. «In questo contesto abbiamo due tipi di clienti. Di uno conosciamo poco, perchè grazie ai servizi che mettiamo a disposizione è in grado di lavorare in totale autoprovisioning, mentre tanti li conosciamo ormai da tempo, e sono quelli a cui offriamo valore aggiunto; li aiutiamo e li supportiamo soprattutto nella fase di avvio delle infrastrutture cloud e durante la migrazione».
A proprio agio nel ruolo di pioniere del cloud in Italia, Enter non nasconde le difficoltà di un mercato spesso poco propenso alle novità. «C’è un leggero ritardo e proprio per questo siamo al lavoro per accompagnare le aziende verso sistemi ibridi in grado di integrare le procedure interne con i vantaggi del cloud – conclude Botta -. Spiegare bene cos’è il cloud non è facile, bisogna lavorare tanto per metafore, cercando gli esempi adatti per ogni cliente. Credo sia fondamentale il co-working e per questo insistiamo affinchè i clienti vengano a trovarci, per scoprire meglio cosa significa poter contare su una infrastruttura senza più doversi preoccupare di variazione nelle esigenze di risorse».
Nella nuvola crescono le idee
Inquadrato soprattutto come soluzione destinata a rivoluzionare le architetture IT delle grandi aziende e di riflesso i data center, il cloud computing permette anche di andare oltre. Tra gli aspetti più rilevanti, la possibilità per organizzazioni anche molto piccole di accedere a servizi altrimenti preclusi a causa di elevati costi fissi o competenze richieste. Tra i partecipanti all’OpenStack Day, un caso molto significativo. «Il primo motivo che ci ha spinto a lavorare con Enter è una caratteristica particolare del nostro sistema di crownfunding online finalizzato a finanziare progetti – racconta Angelo Rindone, fondatore di Produzioni dal basso -. Se il progettista si rivela molto bravo, la relativa pagina può passare da zero a centinaia di migliaia di contatti in un attimo, ma anche viceversa, perchè il sito Web rischia di cadere proprio a causa delle troppe richieste».
Di fronte alla difficoltà nello stimare a priori la quantità di risorse necessarie e la difficoltà di intervenire nell’immediato, la versatilità offerta dal cloud in materia di data center si rivela la soluzione ideale. «Poter contare su un server dinamico è molto importante – prosegue Rindone -. Oltre al risparmio, per noi flessibilità significa anche prestazioni. Inoltre, ci piace molto la filosofia di Enter che offre anche spazi di co-working e ci permette di lavorare presso di loro in un ambito che rispecchia molto da vicino il nostro principio di comunità».