Il fattore economico è uno degli aspetti maggiormente messi in evidenza quando si cerca di giustificare gli investimenti necessari ad adottare il Cloud Computing. Altrettanto importanti, soprattutto dal punto di vista di un responsabile IT, sono però i vantaggi in termini operativi, vale a dire la possibilità di offrire una maggiore versatilità di utilizzo dei servizi, accompagnata da una migliore affidabilità, e senza ripercussioni negative sulla sicurezza. Questi sono gli aspetti su cui si è concentrata Harvard Business Review attraverso una ricerca su oltre 500 suoi abbonati alla richiesta da Verizon per mettere meglio a fuoco la reale dimensione della nuova visione architetturale.
Il primo dato rilevante è da ricercare nel 70% di aziende che dichiara di aver adottato il Cloud Computing. Abbinato al 67% che conferma di averne ottenuto dei risparmi. Anche se non è stata questa la ragione alla base della scelta, ne esce una maturità del settore superiore a quanto si tenda solitamente ad affermare. Bisogna però precisare che i dati sono riferiti a livello globale, e non è stato proposto uno spaccato locale per l’Italia.
In ogni caso, l’obiettivo primario per adottare il Cloud Computing, nel 32% dei casi, è stata la ricerca di una maggiore agilità per la propria organizzazione. «Fermo restando che ogni azienda è differente dalle altre, con piattaforme tecnologiche diverse ed esigenze di business eterogenee – commenta Alex Clemente, Managing Director HBR Analytic Services di Verizon -, l’agilità di business, così come viene intesa nella ricerca, è la capacità di rispondere in modo semplice alla domanda di risorse, ai cambiamenti nelle esigenze di mercato, alle nuove opportunità e all’opinione dei clienti».
Un’indicazione comunque precisa, considerando come le altre ipotesi siano tutte meno “gettonate”. Il 14% infatti si proponeva di stare allineato con l’innovazione. Stessa percentuale per chi persegue prima di tutto risparmi di costo, e appena più del 13% interessato ad adeguare prontamente la propria infrastruttura ai mutamenti della richiesta di risorse.
Nella grande maggioranza dei casi, le attese non sono andate deluse. Il 74% ha in effetti riscontrato un vantaggio in termini di competitività, indicato nel 30% delle risposte come importante, nel 33% parziale e nell’11% minimo, ma comunque significativo. Solo l’8% non ha riscontrato alcun beneficio, mentre lascia qualche perplessità il 18% che si dichiara non in grado di esprimere un giudizio.
Più in dettaglio, il 70% ha individuato nella riduzione della complessità organizzativa il beneficio maggiore, mentre il 60% ha riscontrato un aumento nella produttività dei singoli. Inoltre, il 52% è stato in grado di migliorare la qualità del servizio reso ai clienti attraverso risposte più rapide. Infine, un 41% vede il cloud soprattutto come strumento a beneficio dei processi interni.
«Possiamo individuare cinque principali vantaggi – riprende Clemente -: il 37% riconosce una semplificazione di attività interne (per esempio HR, CRM), il 33% una migliore distribuzione delle risorse interne (Web-hosting, capacità di calcolo e storage), il 31% nuove modalità di lavoro, connessione e collaborazione per i dipendenti, e il 23% sia un roll-out più veloce delle iniziative di business per sfruttare nuove opportunità, sia una miglior capacità di acquisire, condividere, analizzare e utilizzare i dati (inclusi i Big Data)».
L’occasione si è inoltre rivelata utile per provare a sfatare uno dei maggiori timori sull’argomento. Il 65% si dichiara convinto che la sicurezza aziendale non sia messa in discussione. Il risultato è stato ricavato sommando il 29% che non ha rilevato cambiamenti al 36% che invece ha addirittura notato miglioramenti. Resta tuttavia un 35% convinto di aver abbassato il livello di sicurezza.
Nel complesso, comunque, il Cloud Computing esce in ottima salute da questa indagine. Il 35% si dichiara infatti molto soddisfatto della scelta effettuata e intende andare oltre nell’adozione. Più cauto invece il 34% comunque soddisfatto, anche se intenzionato a un impiego più circoscritto. Qualche timore permane nel 22% dei casi dove comunque il livello di attenzione resta costante, mentre gli irriducibili al momento rappresentano il 9%.