E’ a Discover 2011 che Hp ha annunciato l’accelerazione della propria strategia (di prodotti e di servizi) in ambito business intelligence e cloud. La kermesse europea, tenutasi quest’anno a Vienna e alla quale hanno partecipato clienti, analisti e partner della società, ha visto schierarsi tutti i principali top manager, a partire dalla numero uno, Meg Withman, il nuovo Ceo di provenienza e-Bay. Withman, molto onestamente ha premesso l’esiguità del tempo passato dalla sua nomina, circa 10 settimane, che non le ha permesso ancora una “presa in carico” di dettaglio adeguata ad un soggetto complesso come Hp, con le sue diverse anime e alle prese con strategie, nell’ultimo periodo, alquanto controverse che hanno spiazzato e creato perplessità in clienti e analisti di mercato e finanziari.
L’aver azzerato la decisione dell’ex Ceo Leo Apotheker di vendere la divisione Pc che ha fatturato, nell’ultimo esercizio, circa 40 miliardi di dollari (continuando a produrre utili per circa 2 miliardi, con una quota sul fatturato del 31% ) può essersi rivelata la mossa giusta ma va valutata la prospettiva di un hardware, il pc, per il quale le previsioni di mercato per i prossimi anni non sono proprio rosee e le marginalità in continua diminuzione (attualmente in Hp è di gran lunga la più bassa di tutta la linea di offerta, con circa il 5,7% contro il 27,7% del software, che peraltro incide sul fatturato solo per il 3%). A questo si è aggiunta, tempo prima, la decisione, improvvida, di uscire dal mercato degli smartphone e dei tablet (nel quale la società si era ricavata una posizione di rilievo dietro Apple e prima di Samsung) quando tutto il mondo sta oggi andando nella direzione della “mobile IT consumerization” o se preferite della “mobile economy” (ma la Withman, in altra occasione, ha dichiarato che Hp ritornerà in questo segmento al più presto), mentre solo spendendo la cifra “esagerata” (secondo gli analisti) di 10,7 miliardi di dollari per l’acquisizione di Autonomy ha colmato teoricamente una preoccupante carenza nel segmento della business intelligence. Insomma, “la transizione è oggi molto difficile, sia per i Cio sia per Hp – ha ammesso Withman – e ora ci aspetta un grande lavoro di riorientamento di ogni cosa che facciamo verso l’orizzonte degli utenti”. Dando al mercato, aggiungiamo noi, un elemento di stabilità nella strategia e di organicità di offerta che per un colosso che fattura 129 miliardi di dollari, occupa circa 320 mila persone e ha un “terrificante” (aggettivo usato, in senso buono, dal Ceo) portfolio di prodotti non è proprio un lavoro semplice da fare.
Capire i dati in real time e nel loro giusto significato
Gli annunci di Discover 2011, si diceva, hanno focalizzato soprattutto due ambiti sui quali l’azienda, va detto sempre al massimo dell’eccellenza tecnologica, sta lavorando riorientando l’intero “frame” della propria proposta fatta di infrastrutture, software, servizi e soluzioni. Si tratta della gestione delle informazioni (business intelligence) e della fruibilità di servizi It (direttamente e/o attraverso i propri partner e service provider) in modalità cloud, definendo in un disegno di trasformazione tecnologica orientato alla creazione di valore di business i modelli più opportuni: private, public, e naturalmente tradizionali on premise, un concetto che Hp definisce di Hybrid delivery, per migliorare l’agilità del business e intervenendo sul fattore costi.
Il sistema si propone come risposta alla gestione della complessità informativa in azienda e nell’interazione tra questa e il mercato. Nello specifico la sfida è di cogliere le giuste informazioni gestendo e capendo le logiche e la ricchezza dell’interazione umana (ci abbiamo messo un po’ di anni ma ci siamo arrivati…). Circa l’85% delle informazioni oggi presenti in azienda sono all’interno di dati non strutturati, il cui volume cresce in media del 62% l’anno contro il15% circa di dati strutturati presenti nei data base. Ma la maggior parte delle decisioni di business e dell’operatività quotidiana avviene proprio su dati non strutturati con differenti livelli di significato, in relazione ai diversi contesti. E quindi trovare soluzioni in grado di gestire sia la quantità (oggi si realizzano in media nel mondo 97.000 tweets al secondo, 12 milioni di testi ogni minuto, 294 miliardi di e-mail al giorno) sia la complessità delle informazioni è la sfida alla quale oggi tutti i principali player Ict si stanno rivolgendo. Big data, Business analytics e business intelligence, sono le diverse facce dello stesso problema: dare un significato ai dati, capirne il contesto (e non le semplici keyword) per catturarne il valore. Che in chiave business significa un sacco di cose: poter fare, ad esempio, sentiment analysis su clienti e prospect, proteggere la brand reputation, dare più potere ai propri commerciali per rispondere meglio ai clienti e al mercato. Idol 10, disponibile da dicembre 2011, offre nuovi solution set di analisi (Big data, Social media, Risk management, Cloud e Mobility), interfacce No Sql, accoppiando la potenza della piattaforma Vertica con l’in database analysis per grandissime quantità di dati.
Coerentemente con la necessità di una migliore gestione dei dati, la società è intervenuta anche in ambito storage. Ha infatti presentato X5000 G2 Network Storage System, un sistema Nas (Network appliance storage) ottimizzato per ambiente Microsoft, indirizzato alla media impresa che elimina l’integrazione manuale con i software standard Windows di antivirus e backup. Supporta oltre 10.000 utenti su singolo sistema che può espandersi fino ad oltre 100 Terabyte di capacità; HP B6200 StoreOnce Backup System è invece una appliance per la deduplicazione dei dati, elaborando e memorizzando dati a 28 Terabytes l’ora (la società dichiara essere questo un livello tre volte superiore ai propri competitor). Le performance del sistema sono la risposta Hp al problema crescente della moltiplicazione dei dati (parallelo alla loro crescita e proliferazione), con il raddoppio in media ogni 18 mesi e il “ricorso selvaggio” a duplicazioni di dati critici in ambienti distribuiti (fino al 50%), con conseguenti notevoli spese di gestione.
A completamento dei prodotti, per la costruzione di ambienti di enterprise analytics, così come per l’ottimizzazione della gestione dello storage, Hp ha presentato a Vienna una serie molto ampia di servizi che partono dal livello di assessment tecnologico, fino al business value assessment con, in aggiunta organica, altri servizi nell’area del monitoring e del performance tuning.
Servizi per la nuvola
In ambito cloud, Hp ha già “in place” un’articolata offerta di transizione dei sistemi informativi degli utenti al modello as a service che a Vienna si è arricchita di numerosi nuovi servizi. Il punto fermo, però, è la strategia globale di proposta per la messa a punto di una Hybrid delivery nella quale, di concerto con i propri partner e Service Provider, si identificano tecnologie, percorsi di migrazione e servizi a supporto della trasformazione dei sistemi informativi verso modalità private, public cloud o tradizionale on premise sulla base di un disegno”business value”. E in questo percorso Hp si pone come “trusted advisor” che agisce direttamente sui clienti o coordinando l’azione dei partner sul mercato. A questo proposito è stato interessante l’incontro one-to-one che abbiamo avuto con Paul Morgan business development manager Emea Service Provider & Hosters di Hp e il partner Savvis durante il quale si è approfondita la complessità di orchestrazione delle relazioni Hp-partner in funzione di una necessaria flessibilità di offerta in area cloud che inizia dall’acquisto di sistemi Hp da parte del partner ma che contempla anche la possibilità, per Hp, di fornire servizi addizionali complementari (e non in concorrenza) a quelli del partner senza intaccare il business di quest’ultimo. Interessante anche la capacità (organizzativa e contrattuale) di Hp di poter interrompere in modo flessibile le forniture sulla base delle mutate esigenze progettuali cloud degli utenti finali.
Nello specifico del cloud, è stata presentata una partnership tra Hp e Alcatel-Lucent per l’integrazione delle infrastrutture tecnologiche dei data center con reti di comunicazione high performance (è il nuovo Data Center Network Connect – DCNC). Combina le diverse componenti di offerta delle due aziende (Alcatel-Lucent optical networking, le tecnologie di service rounting IP/MPLS e la High Leverage Network architecture con l’Hp Converged Infrastructure e servizi condivisi). Obiettivo è la messa a punto di un’architettura enterprise integrata che consenta una migliore gestione, memorizzazione e accesso (connessioni ottimizzate) informativo delle aziende sia al proprio interno sia con il mercato. E poi numerosi servizi cloud che soltanto accenniamo per questioni di spazio: gli Enterprise Cloud Services migliorati in security e in una gestione più semplice e flessibile; nuove certificazioni cloud (Hp ExpertOne converged Infrastructure) per gli It professional dei dipartimenti che devono saper attuare con sicurezza la migrazione al cloud; nuovi servizi, anche all’interno di un cloud protection program, le cui certificazioni di competenza sono estesi ai partner. Insomma, come diceva nel suo speech Meg Withman: “La transizione verso una nuova It è complessa ma io ho lavorato nelle aziende utenti, durante la mia carriera, e so cosa serve davvero oggi alle imprese perché l’acquisto di Ict possa tradursi in benefici reali sul piano del business”. A Vienna l’organicità di proposta è stata evidente e articolata sui fronti oggi più importanti per il cambiamento.