Sembra evidente che le aziende saranno sempre più orientate a fare scelte mirate e non aprioristiche. Come dimostra questa statistica, il modello ibrido multi-cloud è quello verso cui le imprese propenderanno maggiormente nei prossimi tre anni, passando dal 12% di oggi al 38% e attestandosi come il modello emergente. Contesti sempre più complessi, da interpretare e da gestire, che richiederanno alle aziende una sempre maggiore organizzazione del reparto IT. Per farci aiutare nel decifrare gli strumenti e i servizi necessari abbiamo interpellato Marco Lazzarini, Service Delivery Manager di Quanture, azienda di consulenza IT che conta al proprio attivo più di 60 professionisti certificati.
“La complessità che vediamo oggi ha le sue origini alcuni anni fa, con la nascita del Cloud, che alcune aziende hanno adottato a testa bassa, senza rendersi conto della direzione. Solo in un secondo momento si sono rese conto che la scelta comportava elementi di complessità, per esempio a livello di costi, performance, latenze e governance. Alcune hanno addirittura deciso di tornare indietro verso soluzioni on premise, altre hanno scelto soluzioni decentralizzate, introducendo comunque ulteriori complessità” spiega.
Nel panorama descritto, emerge come il cloud ibrido nasca dalla necessità di conciliare diverse esigenze. Alcuni servizi, infatti, si prestano meglio a un approccio cloud based (si pensi per esempio alla posta elettronica o ai servizi di gestione delle riunioni online), mentre in altri casi le aziende hanno bisogno di un contatto maggiore con le risorse. Senza contare che in alcuni contesti, per esempio in produzione, le soluzioni legacy sono spesso irrinunciabili.
Alla ricerca del miglior compromesso
Lazzarini ricorda come una delle ragioni che ha portato alla rapida adozione del Cloud fosse legato alla gestione dei costi: l’approccio Opex, di fatto pay per use, incontrava molto favore a livello di gestione finanziaria. “Una soluzione possibile per conciliare bisogni tecnici e finanziari – rileva Lazzarini – è di utilizzare un approccio che si avvicini al Cloud in termini di gestione, anche dei costi, ma con una soluzione infrastrutturale locale. HPE GreenLake risponde a questi requisiti: si tratta di una infrastruttura a consumo, ma ospitabile presso una struttura scelta dall’azienda, per esempio un datacenter, ma anche in locale. Quanture può aiutare le aziende nell’adozione di questa soluzione, facendosi carico della gestione e del setup iniziale, e lasciando all’IT aziendale la gestione della parte applicativa”.
Una soluzione interessante che, può dare ottimi risultati se realizzata nel modo corretto. Per questo, sottolinea Lazzarini, è fondamentale una fase di assessment particolarmente attenta e dettagliata. Soluzioni come HPE GreenLake, infatti, per garantire un vantaggio richiedono una definizione molto precisa della baseline di risorse necessarie per la gestione dell’azienda.
“La fase di Assessment è sempre più un’occasione per le aziende per riprendere contatto con il proprio IT: noi intendiamo la consulenza in questo modo, rendendo uffici e reparti partecipi del processo decisionale. In altre parole, cerchiamo di fare in modo che le diverse funzioni smettano di ‘subire’ l’IT. Questo, oltre a permettere un migliore avanzamento dei progetti, migliora anche i rapporti fra quest’ultimo e le altre business unit” sottolinea Lazzarini.
La gestione dei costi: la consapevolezza necessaria
La stessa nascita del termine FinOps per definire la gestione legata ai costi del Cloud è una dimostrazione del fatto che si tratta di un problema diffuso e sentito. Le modalità di approccio, però, sono fondamentali per avere un controllo davvero efficace.
“La parte di gestione dei costi e dell’ottimizzazione tocca realtà come la nostra soprattutto per l’aspetto consulenziale – riporta Lazzarini – la gestione finanziaria vera e propria è un tema diverso. Tuttavia, le FinOps possono essere intese anche come un modo per fare arrivare le informazioni giuste, nel modo giusto, alle persone giuste”. Insomma, possono essere viste anche come uno strumento di consapevolezza. Per esempio, comunicare a un ufficio non strettamente tecnico un limite di utilizzo in termini di capacità in gigabyte o terabyte, risulta molto più astratto rispetto al dare un budget per lo spazio di archiviazione. In questo secondo modo, con una logica legata ai consumi, è possibile stabilire una base di dialogo più chiara.
“In generale, pur non occupandoci di consulenze FinOps nello specifico, supportiamo le aziende in un uso più intelligente e consapevole delle tecnologie, anche sfruttando al meglio quello di cui già dispongono. Il che conduce anche a una ottimizzazione dei costi” ricorda Lazzarini.
L’idea è nota ma efficace: è fondamentale conoscere a fondo l’azienda, per poi scegliere l’approccio più indicato. In alcuni casi risulta più funzionale un approccio di cloud “puro”, mentre in altre situazioni risulta più indicata una soluzione ibrida come HPE GreenLake. Ad esempio, nel già citato caso delle realtà produttive, in cui il funzionamento delle linee non può dipendere dalla disponibilità o dalla qualità della connessione a Internet.
Sicurezza e resilienza: fattori irrinunciabili
Non c’è dubbio, soprattutto alla luce dei numerosi attacchi informatici riportati ogni giorno, che la sicurezza sia una delle principali preoccupazioni per le aziende. Sotto questo punto di vista, il raggiungimento di standard che consentano di garantire un livello di resilienza adeguato è fondamentale.
Lazzarini ricorda che in quest’ottica la visibilità è il primo passo per garantire la sicurezza. “Il monitoraggio è molto importante –sottolinea – soprattutto a livello di presidio del sistema. Inoltre, sta cambiando il modo stesso di lavorare: anche i responsabili IT lavorano con sempre maggiore frequenza in modalità remota o ibrida. Servono strumenti capaci di adeguarsi anche a questo bisogno”.
In un’ottica di prevenzione, inoltre, entrano in gioco quelle che si potrebbero definire economie di scala. Il portale Infosite di HPE, per esempio, utilizza una serie di dati raccolti anonimamente da aziende di tutto il mondo per identificare eventuali anomalie nei log di sistema e attivare una serie di alert predittivi e preventivi su bug, malfunzionamenti e problemi tecnici. Lo stesso Lazzarini racconta come, in un loro caso studio, questo strumento abbia permesso di rilevare e risolvere un problema presente in un’azienda cliente da anni, legato alla shadow IT e a un task dimenticato attivo.