La trasformazione digitale delle aziende oggi passa necessariamente dall’hybrid cloud, la strada maestra per minimizzare fenomeni come la cloud repatriation, cioè l’abbandono della nuvola per ritornare all’on-premise, e per far fronte ai cambiamenti che avverranno da qui ai prossimi anni. Cambiamenti sintetizzati dalle principali società di analisi e ricerca che parlano di “valanga” nello sviluppo di nuove applicazioni (750 milioni entro il 2026 secondo IDC) e di “esplosione” di dati (181 ZB creati e consumati ogni giorno a detta di Statista). A cui va aggiunto che, secondo Gartner, l’85% dei carichi di lavoro non sarà più ottimale nella sua attuale configurazione entro il 2027 e che il 50% dei dati, a giudizio di IDC, sarà generato sull’edge entro il 2026.
Che cosa dicono i risultati dell’Enterprise Cloud Index
Se questo scenario prossimo venturo si confronta con i risultati dell’ultimo Enterprise Cloud Index condotto da Vanson Bourne per Nutanix su una platea di 1.450 responsabili IT di tutto il mondo, allora la scelta del cloud ibrido emerge come soluzione privilegiata verso cui si stanno orientando le organizzazioni. Il 72% del campione italiano del sondaggio, infatti, afferma di disporre già di un’infrastruttura IT mista e il 97% che sia importante poter spostare applicazioni e dati fra gli ambienti. La sfida resta comunque il controllo dei costi del cloud per l’84% dei rispondenti del nostro paese, mentre per il 43% tale sfida è legata allo storage dei dati in molteplici ambienti. Una sfida alla quale se ne sommano altre più recenti, come quella della sostenibilità che ha spinto ad esempio il 29% dei responsabili IT italiani a passare a un ambiente diverso negli ultimi mesi per soddisfare meglio gli obiettivi di sostenibilità.
NC2 su Azure, la risposta di Nutanix per l’hybrid cloud
“I risultati del report relativi all’Italia – sottolinea Benjamin Jolivet, Country Manager di Nutanix Italia – indicano un notevole aumento dell’utilizzo di infrastrutture IT miste, che comprendono data center privati, cloud pubblici ed edge. In tal senso, le aziende italiane superano la media globale e della regione EMEA e attribuiscono maggiore importanza ai costi e alle prestazioni come criteri per prendere decisioni relative all’infrastruttura, individuando nell’analisi e nell’orchestrazione la sfida più importante per la gestione di un ambiente cloud misto”.
Sebbene le architetture di hybrid cloud non siano un’invenzione recente, a ostacolarne finora l’adozione è stata la gestione di reti complesse tra i data center on-premise e i cloud pubblici, così come la modernizzazione dei data center on-prem. “È come riuscire a far parlare un televisore datato che ha la presa scart con una interfaccia HDMI” esemplifica Marco Del Plato, Systems Engineer Manager di Nutanix Italia, illustrando in cosa consista l’offerta di Nutanix Cloud Clusters (NC2) sulla piattaforma cloud Microsoft Azure.
“Una volta modernizzato il data center on-prem, bisogna decidere quanti punti interconnettere prima di arrivare alla destinazione finale, che è Azure”. L’obiettivo è quello di posizionare il dato nel posto corretto dal punto di vista della sicurezza, dei costi, della gestione e dell’accessibilità. Per raggiungerlo, Nutanix propone un suo cavallo di battaglia, il concetto di “one-click” con cui “rendere invisibile il data center, semplificando le operazioni complesse ed estendendo questa possibilità verso Azure” dice ancora Del Plato.
Principali benefici in termini di resilienza ed elasticità
Dopo AWS, si aggiunge così un altro hyperscaler rispetto al quale la tecnologia Nutanix si pone come layer infrastrutturale per la gestione dell’hybrid cloud. “NC2 su Azure permette ai nostri clienti EMEA, tramite il data center di Londra e quello di Amsterdam di prossima apertura, di migrare ad Azure in modo fluido grazie a una gestione coerente di applicazioni e dati in tutto l’ambiente multicloud ibrido” precisa Benjamin Jolivet.
In sostanza, le aziende potranno usufruire della piena mobilità delle applicazioni e di una gestione unificata attraverso Nutanix Cloud Platform e i servizi di Azure, tra cui strumenti di sicurezza, riconoscimento di identità e analisi per ottimizzare i costi delle licenze esistenti per la distribuzione sul cloud di Microsoft. Tra i principali benefici attesi rientra quello della maggiore resilienza in caso di failover in virtù delle attività di disaster recovery garantite dalla piattaforma cloud di Microsoft, nonché quello della elasticità che assicura velocemente la disponibilità di risorse solo quando servono.
Da parte sua Roberto Filipelli, Direttore della divisione Cloud & Enterprise di Microsoft Italia, saluta la collaborazione con Nutanix come un’opportunità per le organizzazioni: “Sempre più clienti stanno abbracciando i vantaggi del passaggio al cloud per sostenere la propria crescita e trasformazione digitale. Grazie alla collaborazione con aziende come Nutanix stiamo espandendo la nostra capacità di supportare le diverse esigenze dei nostri clienti: le soluzioni di cloud ibrido, infatti, consentono un’ottimizzazione dei costi per le imprese, con le stesse garanzie di sicurezza, agilità e disponibilità di servizi moderni, innovativi e all’avanguardia”.
Una partnership che mira a scongiurare il lock-in
Entrambi i protagonisti dell’accordo asseriscono che la partnership dovrebbe evitare il rischio di lock-in, poiché pone in condizione le aziende di spostare i workload dove vogliono in maniera flessibile e di farlo con uno strumento che dovrebbe semplificare la fruizione del cloud pubblico.
Del resto, la via della “perfetta libertà di scelta richiede tempo per analizzare la propria topologia di rete e tenere sotto controllo il proprio parco applicativo” rimarca Filipelli, sostenendo all’unisono con il Country Manager di Nutanix Italia che non è interesse di nessuno bloccare la digital transformation delle aziende con politiche commerciali che rendano il public cloud un percorso obbligato senza ritorno.
“Il cliente vuole sempre meno vendor e sempre più advisory” dichiara a tal proposito il manager di Microsoft Italia. È anche dalla trasparenza di questa attività di advisory che dipende il venir meno della cloud repatriation come opzione alternativa delle aziende rispetto a un uso conveniente dell’hybrid cloud e del multicloud.