Oggi sempre più aziende scelgono il cloud come modello vincente per la gestione delle risorse It, a supporto delle moderne necessità di business. Secondo il Politecnico di Milano, il mercato italiano del cloud è cresciuto del 16% nel confronto 2021-2020. Considerando la fascia delle grandi aziende, il 44% del parco applicativo gira ormai su nuvola pubblica o privata (il cloud è quindi prossimo al sorpasso dell’on-premise).
Tuttavia, nonostante l’esplosione di popolarità, il paradigma cloud non è così banale nell’attuazione, ma piuttosto richiede competenze specifiche e un’accurata fase di assessment iniziale.
Nicolas Rota, Presales Engineer di Gruppo Project, racconta come stimare l’effettiva convenienza della migrazione e costruire percorsi ottimali verso la nuvola, sottolineando l’importanza di avere in affiancamento un partner specializzato.
Il cloud come soluzione per le nuove necessità aziendali
«Ormai – spiega Rota – si parla di cloud da diversi anni, ma la vera accelerata in termini di maturità e adozione è sopraggiunta nell’ultimo periodo. I nostri clienti, infatti, hanno aumentato le richieste per avviare nuovi progetti, perché la nuvola permette di soddisfare molto rapidamente le necessità di business attuali».
Secondo Rota, le soluzioni SaaS infatti vanno a risolvere puntualmente le esigenze di flessibilità e velocità delle moderne organizzazioni, riducendo i carichi di lavoro del dipartimento It e agevolando la normale operatività interna.
«Il cloud – precisa Rota – garantisce insomma maggiore facilità nell’implementazione di nuovi servizi a supporto del business, con un modello di pagamento a consumo che permette l’utilizzo agile ed efficiente delle risorse».
“Pensiamo anche a modelli cloud in casa del cliente come, ad esempio, il modello HPE GreenLake, un servizio di IT “pay-per-use” che punta ad assimilare la gestione e l’operatività dell’infrastruttura on-premise con quella dei servizi di cloud pubblico” prosegue. “È un vero pay-per-use, che non ha nulla a che vedere con gli approcci di finanziamento, perché mette a disposizione risorse extra, parti d’infrastruttura che il cliente ha a disposizione e che paga solo se usa”.
Una sorta di “buffer”, da cui l’azienda può attingere risorse nei picchi della domanda, senza i costi dell’overprovisioning e i tempi necessari per far approvare un upgrade, installarlo e metterlo in produzione.
Capire quando e come effettuare il passaggio in cloud
Se i benefici della nuvola sono evidenti e rappresentano un valido motivo a supporto della trasformazione IT, la questione rimane aperta rispetto alle tempistiche e alle modalità della migrazione. Innanzitutto, quali criteri andrebbero considerati per capire se un’organizzazione è davvero cloud-ready?
«Oggi – spiega Rota – molti clienti ci chiedono di effettuare un assessment delle infrastrutture esistenti per stimare la convenienza del passaggio in cloud. La risposta non è scontata, ma richiede un esame approfondito per i diversi carichi di lavoro».
La migrazione infatti non deve essere attuata con un approccio “big bang”, ma piuttosto intesa come un percorso graduale, selettivo e personalizzato.
«Ogni workload aziendale – prosegue Rota – obbliga a una precisa valutazione per capire quali applicativi e sistemi sono pronti per il cloud e quali invece vanno gestiti in modalità classica. Non esiste insomma un’unica soluzione ma sarebbe più corretto optare per un approccio ibrido e multi-cloud».
L’importanza di un partner competente
La complessità della migrazione richiede quindi competenze specifiche in termini di tecnologia, ma anche conoscenza dei processi aziendali, capacità di analisi e visione strategica. Ecco perché affidarsi a partner specializzati si rivela un’opzione vincente al fine di realizzare correttamente i progetti di cloud migration. Gruppo Project è in grado di supportare i clienti nel passaggio sulla nuvola, forte di una consolidata esperienza.
«Ci poniamo – precisa Rota – come trusted advisor per le necessità dei nostri clienti, perché andiamo a valutare insieme i percorsi di migrazione ottimali per ogni workload, analizzando le esigenze operative e le finalità di business. Offriamo anche servizi di modernizzazione applicativa: analizziamo le soluzioni esistenti e valutiamo quale sia la strategia migliore per un eventuale passaggio sulla nuvola».
Le strade percorribili, infatti, spaziano da semplici migrazioni lift and shift fino alla riscrittura del codice in modalità cloud-native, attraverso le tecniche di containerizzazione e le architetture a microservizi.
«Per l’application modernization – conclude Rota – abbiamo competenze interne altamente qualificate e ci avvaliamo di tecnologie specifiche fornite da terze parti, così da soddisfare puntualmente le nuove richieste del mercato e le necessità peculiari dei nostri clienti, con un ampio ventaglio di servizi e soluzioni».