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Governance e cloud ibrido: la nuova frontiera di VMware per il mercato italiano



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A colloquio con Mario Derba, Managing Director Italia, e Claudia Angelelli, Solution Architect Manager di Broadcom, per chiarire i risvolti sul mercato italiano a valle degli ultimi annunci dalla multinazionale, presentati durante il VMware Explore di Barcellona

Pubblicato il 22 nov 2024



governance cloud ibrido

Dopo il VMware Explore 2024 di Barcellona, Mario Derba, Managing Director Italia, e Claudia Angelelli, Solution Architect Manager di Broadcom, hanno fornito una visione sulla strategia e gli annunci più importanti della multinazionale, declinati secondo la prospettiva del mercato italiano.

Una via più sicura verso la nuvola

In seguito all’acquisizione da parte di Broadcom nel 2023, VMware ha vissuto un momento di trasformazione organizzativa, che ha visto il consolidamento del portafoglio tecnologico attorno alla piattaforma di cloud privato VMware Cloud Foundation (VCF).

Con l’offerta della VCF, il tentativo è frenare la fuga dal cloud e mostrare una strada più sicura per approcciare la nuvola, coniugando i benefici di entrambe le alternative, ovvero gli ambienti pubblici degli hyperscaler e i sistemi on-premise.

“Le aziende stanno rimpatriando alcuni workload dal cloud pubblico – afferma Derba -, per una questione legata sostanzialmente a tre fattori: Costi, Complessità, Compliance. Con la strategia VCF, intendiamo trasmettere un messaggio semplice: il cloud va governato. Come? Innanzitutto facendo ordine ‘in casa propria’ e decidendo successivamente quali carichi di lavoro migrare. La nuvola dopotutto è l’ultimate outsourcing, ma senza possibilità di negoziare i livelli di servizio. Come nel modello tradizionale, la chiave di successo rimane comunque la governance. Ora dobbiamo fare notare ai clienti italiani che esiste un’altra via per il cloud: non bisogna necessariamente fare un salto nel vuoto, ma si può optare anche per alternative on-premise o ibride”.

“La VCF – aggiunge Angelelli – offre un cloud privato che permette alle aziende di consumare i servizi infrastrutturali e applicativi dove preferiscono: sulla nuvola, on-premise o all’edge. Non è un luogo, ma piuttosto una strategia di gestione. Da un’unica console è possibile implementare ovunque le stesse caratteristiche e policy di sicurezza che il cliente ha definito per la sua organizzazione. Inoltre, la nostra piattaforma permette il monitoraggio, il controllo dei costi e l’ottimizzazione delle performance in qualsiasi ambiente”. Il tutto con il vantaggio di capitalizzare sulle competenze: la soluzione è ovunque la stessa, quindi non servono conoscenze specifiche per tecnologie diverse. “Gli strumenti di gestione e deployment – chiarisce Angelelli – sono identici per le infrastrutture on-premise e gli ambienti ibridi, garantendo un controllo totale e puntuale”.

La governance per ottenere i benefici del cloud

Ma come si passa dalla teoria alla pratica? “Il primo passo per ridurre la complessità e governare la nuvola – spiega Derba – è eliminare i silos all’interno dell’organizzazione: è uno sforzo gigantesco per i clienti, ma assolutamente necessario se vogliono un’infrastruttura gestibile come una piattaforma, quindi che garantisca la compliance e permetta di supportare il business in modo rapido ed efficace, mantenendo i costi sotto controllo”.

Come ricorda il country manager, la stessa opera di razionalizzazione dopotutto è stata compiuta anche internamente alla stessa VMware. Il numero dei prodotti è stato ridotto drasticamente e l’offerta è stata consolidata all’interno della VMware Cloud Foundation, con un’unica business unit dedicata dove convergono gli investimenti della multinazionale e gli sforzi congiunti dei team di sviluppo. La maggiore focalizzazione ha permesso di accelerare l’evoluzione della VCF: a luglio è stata lanciata la release 5.2 e per l’anno prossimo è stata annunciata la versione 9.

“Abbiamo portato a quattro il numero delle offering – dichiara Angelellli – e continuiamo a innovare il nostro prodotto. Stiamo portando avanti l’ingestion dell’intelligenza artificiale su tutta la nostra offerta, grazie al supporto di partner come Nvidia, Intel e Microsoft. Ad esempio, renderemo disponibile il servizio di Azure AI Video Indexer che servirà per la lettura e la transcodifica di messaggi multimediali, quindi stream video, attraverso l’AI. Ciò darà un boost importante alle applicazioni perché renderà possibile l’analisi delle immagini oltre oltre a quella testuale. Abbiamo potenziato la componente di Data Services: la piattaforma si occupa quindi delle operazioni di gestione delle informazioni, in ottica di backup, restore, patching eccetera, così gli sviluppatori possono concentrarsi sul consumo e sulla struttura del dato, ovvero sulla parte utile all’applicazione (il riferimento è al lancio della nuova suite di servizi dati all’interno del portafoglio Tanzu di soluzioni per la modernizzazione applicativa, ndr)”. 

Sempre nell’ottica della semplificazione, VMware ha recentemente annunciato, come ricorda Angelelli, la licence portability: i clienti che hanno acquistato un subscription VCF possono quindi spostare i workload da una nuvola all’altra, scegliendo tra i cloud di Google, IBM e Azure, mantenendo le stesse condizioni contrattuali sottoscritte con VMware. L’accordo con Microsoft è stato l’ultimo siglato e ha rappresentato la vera novità.

“Un punto importante della nostra strategia – sottolinea Angelelli – è stato l’accordo con 50 Sovereign Cloud Provider, di cui almeno 30 nella regione EMEA. In Italia, sono presenti Tim, OVH e Sopra Steria, con datacenter locali che soddisfano i requisiti nazionali in termini di sovranità del dato, una caratteristica fondamentale soprattutto per le aziende della pubblica amministrazione. Gli accordi con i partner italiani erano già in essere, ma oggi sono stati rinnovati a fronte dell’acquisizione da parte di Broadcom e della nuova offerta VCF”.

La reazione del mercato Italiano

Come ultima nota, Derba e Angelelli commentano le reazioni del mercato italiano dopo l’annuncio dell’acquisizione e il cambio strategico.

“Non abbiamo perso un solo cliente in Italia – afferma Derba -. Ciò è imputabile a due fattori: la nostra tecnologia consolidata e il Total Cost of Ownership. Raggruppare una serie di funzionalità all’interno di un’unica piattaforma, significa ridurre il costo unitario dei singoli oggetti ma ovviamente l’investimento per tutta la suite è maggiore rispetto all’acquisto di un solo componente. Tuttavia, i clienti hanno riconosciuto la validità della nostra tecnologia e i ritorni sull’investimento; quindi hanno smesso di contendere e siamo tornati a una sana dialettica tra partner”.

“Con ogni cliente – aggiunge Angelelli – abbiamo ragionato sul valore della nostra piattaforma. Abbiamo avuto anche delle belle battaglie di competition, che sono servite per un’analisi sana feature-by-feature con la concorrenza. Ne siamo usciti vincenti, perché le aziende hanno compreso i benefici della nostra soluzione, che è matura, solida, in grado di soddisfare le necessità Enterprise e portare vantaggi attraverso il bundle delle funzionalità”.

Il futuro di VMware nel Bel Paese si giocherà tutto sulla capacità di fare recepire al mercato che esiste l’alternativa del cloud privato. “Le aziende italiane – sostiene Derba – non sentono ancora la necessità della repatriation come in altri Paesi: l’adozione della nuvola è iniziata un po’ in ritardo, quindi certi problemi non sono ancora emersi con intensità. Tuttavia, lo svantaggio competitivo può trasformarsi in vantaggio: i clienti hanno infatti l’opportunità di adottare subito una soluzione di cloud privato, cogliendo i benefici della nuvola pubblica ma con i criteri dell’on-premise: costi inferiori, minore complessità, maggiore compliance. Insomma, questa è la sfida e abbiamo bisogno di una rete di partner molto forti. Broadcom non vuole ‘impossessarsi’ del mercato dei servizi, ma anzi vuole incentivare i partner con programmi specifici”.

“I partner – interviene Angelelli – sono la chiave per portare i servizi a casa dei clienti, ma devono seguire le best practice di implementazione che la nostra business unit ha definito. Perciò stiamo investendo tantissimo sul trasferimento delle competenze. Ad esempio con il nuovo programma Private Cloud Maturity and Optimization, li accompagnamo dai clienti per valutare a che punto si trovano nel percorso di adozione verso la VCF. Insomma, è nostra cura assicurarci che i partner adottino le nostre linee guida e sappiano implementare le nostre soluzioni dal cliente nel modo migliore”.

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