Comparsa sullo scenario IT ormai da un ventennio, la “Nuvola” si conferma un elemento essenziale per qualsiasi strategia digital-first, perché permette di automatizzare i processi, arricchire le esperienze utente e aumentare la sicurezza.
Tuttavia, gli ecosistemi cloud (soprattutto nella declinazione ibrida e multi-vendor) richiedono un utilizzo ragionato e consapevole. L’acquisto di soluzioni as-a-service non è sufficiente a raggiungere gli obiettivi attesi, ma piuttosto occorre un piano lungimirante per migrare, integrare e gestire le risorse.
Perché scegliere un approccio ibrido e multicloud
Come accade per qualsiasi progetto, anche il cloud journey deve partire da un’attenta analisi dell’esistente, così da individuare le aree di miglioramento e definire una chiara roadmap di implementazione.
«Oggi – spiega Nicolas Rota, Presales Engineer di Gruppo Project – molti clienti ci chiedono di effettuare un assessment delle infrastrutture esistenti per stimare la convenienza del passaggio in cloud. La risposta non è scontata, ma richiede un esame approfondito per i diversi carichi di lavoro».
Se la “Nuvola” velocizza la disponibilità dei servizi per il business e promuove l’uso efficiente delle risorse grazie al pay-as-you-go, non bisogna comunque generalizzare.
«Ogni workload – prosegue Rota – obbliga a una precisa valutazione per capire quali applicativi e sistemi sono pronti per il cloud e quali invece vanno gestiti in modalità classica».
Non esiste, insomma, una ricetta unica, ma secondo la visione di Gruppo Project, bisognerebbe optare per il modello ibrido e multi-cloud, con un approccio graduale.
L’importanza dell’assessment nei progetti di migrazione
«Il cloud journey – dichiara Vito Carlucci, Presales Engineer della società – è letteralmente un viaggio e pertanto va pianificato, passo dopo passo. L’assessment rappresenta quindi un’attività prioritaria per qualsiasi progetto di migrazione alla fase iniziale».
Tuttavia, si tratta anche di un’attività molto complessa e il supporto di un partner può servire a semplificare il processo.
«Negli ultimi anni – racconta Carlucci – Gruppo Project ha sperimentato una crescita importante, finalizzando diverse acquisizioni. Così abbiamo aggiunto tecnologie verticali al nostro portafoglio, arricchendo il know-how con competenze specializzate. Inoltre, come Platinum Partner di Hpe, possiamo accedere a tutta una serie di strumenti tecnologici che supportano il cloud journey. Siamo quindi in grado di approcciare casi complessi, dall’assessment fino alla gestione dell’infrastruttura ibrida».
Nel pacchetto fornito da Hewlett Packard Enterprise, Carlucci cita ad esempio la soluzione CloudPhysics, che permette di monitorare continuamente gli ambienti IT e individuare azioni di miglioramento, con la possibilità di simulare eventuali scenari di migrazione.
In una logica simile si colloca anche il modello cloud like di Hewlett Packard Enterprise chiamato Greenlake. Una soluzione che consente di sfruttare i vantaggi del cloud (self-service, pay-per-use, scalabilità verticale e gestione delegata) per dati, applicazioni e VM ovunque si trovino, ad esempio in datacenter o in co-location.
Prevenire gli incidenti IT e assicurare continuità operativa
Se, come si suol dire, “chi ben comincia è a metà dell’opera”, gli esperti di Gruppo Project mettono in guardia dalle ulteriori sfide del cloud journey. Ad esempio, garantire il controllo e la sicurezza può risultare estremamente complicato in ambienti IT eterogenei, distribuiti e senza perimetro.
«Le minacce informatiche – interviene Stefano Lorenzi, responsabile del Security Operation Center (Soc) di Gruppo Project – soprattutto gli incidenti causati da malware, stanno aumentando. Gli attacchi ransomware, che cifrano i dati sui computer infetti e chiedono un riscatto per il ripristino, sono sempre più diffusi. Crescono anche i casi relativi alla fuoriuscita di dati, spesso informazioni sensibili che riguardano il core business aziendale o i clienti stessi dell’azienda attaccata».
Poiché la produttività aziendale dipende fortemente dalla continuità dei servizi IT, prevenire gli incidenti è un imperativo per qualsiasi business.
«Come Gruppo Project – prosegue Lorenzi – offriamo un servizio di SOC (Security Operation Center) che permette di anticipare eventuali minacce attraverso il monitoraggio 24/7 delle infrastrutture It aziendali. Inoltre, sempre in ottica preventiva, possiamo effettuare vulnerability assessment e penetration test per verificare, nonché migliorare la postura di sicurezza del cliente».
I servizi di sicurezza dell’azienda bergamasca coprono anche la componente di incident response, in particolare con soluzioni di business continuity.
«Purtroppo – dichiara Rota – gli attaccanti hanno una velocità di azione sempre maggiore e sviluppano tecniche via via più avanzate. Avere un Hardened backup infrastructure è la leva vincente per contenere i danni, garantendo la ripresa tempestiva delle attività. I nostri servizi di remote backup e disaster recovery, che permettono di copiare e archiviare i dati su infrastrutture geograficamente distanti dal sito del cliente, garantiscono il ripristino rapido anche in caso di incidenti molto gravi».
Affidarsi a un partner e costruire roadmap personalizzate
Insomma, il passaggio alla nuvola non è un viaggio da intraprendere con approssimazione, ma va ponderato e pianificato attentamente, coprendo due aspetti principali: la migrazione dei workload e la gestione degli ambienti ibridi. L’opzione di affidarsi a un partner di consolidata esperienza può risultare vantaggiosa.
«Ci poniamo – precisa Rota – come trusted advisor per le necessità dei nostri clienti, perché andiamo a costruire insieme un cloud journey personalizzato e ottimale, analizzando le esigenze operative e le finalità di business proprie dell’azienda».