La nuova normalità: digitale e veloce!

Flessibilità di proposta e velocità di offerta guidano oggi l’approccio dell’azienda sul mercato, nei confronti dei clienti. L’It… arranca. Si sta passando da una capacità di risposta tecnologica che poteva comprendere lo sviluppo di soluzioni (build) e l’acquisto (buy) per accelerare i tempi, ad una immediatezza dei servizi, delle informazioni, degli strumenti (now!). Serve il cambiamento, organizzativo e culturale. Ma anche tecnologico, con il cloud ad affiancarsi, in una prima fase, a tutto il legacy presente nell’azienda. In questa intervista a ZeroUno, Peter Hinssen, evangelist e guru esperto di analisi sulle trasformazioni sociali e sui modelli organizzativi di impresa, ci fornisce un’analisi della complessa evoluzione in atto.

Pubblicato il 20 Lug 2011

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L’accelerazione con cui avvengono oggi i cambiamenti è sotto gli occhi di tutti. E l’It non può stare ferma a guardare, ma evolvere quanto più in fretta possibile per riuscire a supportare un business sempre più dinamico che necessita di informazioni utili all’efficienza dell’azienda e alla competitività. In realtà, il compito dell’It è sempre stato quello di fornire informazioni utili al business (attraverso infrastrutture, tool, applicazioni, device, ecc.) e, di fatto, il ruolo dei dipartimenti It è andato evolvendosi nel corso degli ultimi 30 anni verso questa direzione. Tuttavia, in questo momento, ci troviamo a metà di un percorso dove, alle nostre spalle, ci sono quei 30 anni di It che Peter Hinssen, evangelist e guru esperto di analisi sulle trasformazioni sociali e sui modelli organizzativi di impresa, identifica come “old normal”, mentre davanti a noi c’è la “nuova normalità”, basata su un mondo digitale.

Dal build al buy al… now!
Ma se è vero che siamo a metà di un percorso e ci vorrà del tempo prima che avvenga veramente quella “rivoluzione digitale” prospettata ormai da quasi tutti gli esperti ed analisti, è anche vero che i tempi del cambiamento (e le modalità) non possono più essere quelli della “old normal”.
“I tempi evolutivi dell’It nella fase “old normal” erano lunghi e le logiche con cui si operava erano da ricondurre all’idea del “build/make”, cioè costruisco la soluzione It necessaria al mio business secondo strategie, piani e modelli di affidabilità, qualità, sicurezza, ecc.”, illustra Hinssen. “Con il trascorrere degli anni, però, i business requirement sono cambiati e con essi anche, e soprattutto, le aspettative legate ai tempi di realizzazione. Il business ha iniziato a non essere più disposto ad attendere anni per avere un sistema infrastrutturale tecnologico adatto alle proprie necessità, e l’It ha risposto con la logica del “buy”, acquistando da player It le tecnologie ritenute migliori al proprio contesto organizzativo (It e di business). Oggi, le aspettative in termini temporali sono cambiate ulteriormente e il business vuole avere le informazioni che gli servono nell’ordine di pochissimo tempo (now!). E qui nemmeno la logica del “buy” riesce più a rispondere (perché anche acquistando la tecnologia da un player di riferimento, servono i tempi di implementazione, integrazione, tuning, ecc.)”.
Non solo, se nella “old normal” il business capiva la necessità di dover attendere i dovuti tempi dell’It (che doveva costruire le soluzioni migliori per la propria azienda), oggi non lo comprende e, soprattutto, non lo tollera. “È l’effetto della consumerizzazione”, precisa Hinssen. “Ed è proprio questo fenomeno che caratterizza la nuova normalità, che spinge verso il mondo digitale”.

Il cloud è… velocità
Facendo un’ulteriore precisazione sulla capacità dell’It di fornire le informazioni al business attraverso le tecnologie, Hinssen sottolinea come la consumerizzazione e la digitalizzazione delle informazioni abbiano contribuito a generare quel “gap” proprio tra It e business che, oggi, è fonte di analisi e tentativi di riavvicinamento a più livelli. E volendo fare un esempio preciso, Hinssen sottolinea come “il comportamento delle informazioni, ormai non più confinate all’interno dei sistemi aziendali ma sempre più destrutturate, sia caratterizzato da una dinamicità e velocità di cambiamento che non trova corrispondenza nei sistemi tecnologici di analisi e gestione delle informazioni stesse. Allo stesso modo, le necessità e le richieste del business cambiano ed evolvono in modo molto più veloce e dinamico rispetto alla capacità dell’It di dare risposte”.
Un “gap” che potrebbe trovare nel cloud computing alcuni interessanti elementi di riallineamento “non tanto nella logica del cost saving and efficiency”, dice Hinssen: “se è vero che all’It viene continuamente chiesto di tagliare i costi, ed è vero anche che il cloud promette molto in questo senso, la vera opportunità è legata alla velocità!”.
“Il cloud rappresenta un acceleratore di questa fase di cambiamento – sottolinea Hinssen -. Un cambiamento che l’It sta ancora vivendo ad una velocità diversa (più lenta) rispetto a quello che, invece, stanno affrontando le proprie aziende di riferimento, con digitalizzazione e consumerizzazione a spingere nella direzione della nuova normalità”.
“Il cloud computing – precisa meglio Hinssen – rappresenta quella leva utile all’It per non essere “bypassato”, rischio da non sottovalutare affatto in virtù della nuova capacità di comprensione e utilizzo delle tecnologie da parte del business”.
Va comunque sottolineato che, seppur trattasi di un percorso di cambiamento ormai tracciato dal quale sarà difficile, se non forse impossibile, tornare indietro, ci sono elementi critici così delicati da far ritenere Hinssen di essere oggi, come si diceva, a metà tra la “old” e la nuova normalità.
Siamo in una fase, che Hinssen chiama “cloud 1.0”, in cui il cloud computing deriva da scelte principalmente di virtualizzazione, tassello certamente importante per rendere flessibile la portabilità di alcuni ambienti (infrastrutturali soprattutto) verso un nuovo modello di erogazione basato sul concetto del servizio. Ma, anche laddove l’automazione, il provisioning, la gestione degli ambienti virtuali, siano maturi, non siamo ancora nella vera logica del cloud computing, a quel livello di “velocità” di erogazione (non solo dei sistemi ma anche, e soprattutto, degli applicativi) cui, invece, sono già abituati gli utenti del mondo “consumer”.
“Non solo – precisa Hinssen – il cloud sarà senz’altro l’ingrediente per riuscire a dare delle risposte concrete alle aspettative del business nell’ordine del “now”, ma è decisamente improbabile che vedremo venire meno il “build/make” o il “buy” dei sistemi, soprattutto nelle grandi aziende”.
“Il cloud, nel corso del tempo, ridurrà significativamente la presenza di infrastrutture, tool, sistemi, soluzioni applicative, ecc. all’interno dei dipartimenti It, ma dubito che assisteremo ad una “scomparsa” totale, soprattutto non credo vedremo uscire dalle aziende sistemi e soluzioni ritenute core e fondamentali per la sopravvivenza e la competitività dell’azienda”, sostiene Hinssen. “Tuttavia, questo ridisegno avrà (e già lo sta avendo) un effetto dirompente sulle organizzazioni It interne delle aziende”.
Due gli elementi importanti da focalizzare in questo ridisegno ormai in atto: organizzazione, intesa come insieme di skill, risorse, persone, processi, che deve essere rimodellata e riconfigurata in funzione di ciò che esce dall’organizzazione (persone, tecnologie) per rientrare in modalità nuova (servizi); governance, vista come capacità di controllo su un “sistema It”, inteso in senso lato, dinamicamente riconfigurabile a seconda delle esigenze attraverso un pool di elementi interni ed esterni alla propria organizzazione (quindi, anche con competenze e capacità nuove).
“Insomma – conclude Hinssen – un cambiamento epocale che, in termini pratici, si concretizzerà con percorsi e modelli differenti a livello globale ma che sta traghettando tutti in una nuova era”.

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