Migrare in cloud per le imprese significa poter ottenere scalabilità e agilità immediate a costi sostenibili. Oggi le tecnologie sono consolidate e le formule d’offerta trasparenti mentre la regolamentazione europea sul GDPR sta delineando ulteriori nuove opportunità per i provider. Un esempio per tutti è il distinguo tra i dati per i quali il cloud provider è titolare e responsabile del trattamento e quelli, invece, per cui lo è il cliente mentre il cloud provider è solo il fornitore dell’infrastruttura. Certo è che le resistenze rispetto a migrare in cloud non solo la posta elettronica, ma anche tutte le applicazioni più core come lo ERP aziendale, il CRM o i database dipendono soprattutto dalla cultura aziendale. A sottolinearlo gli analisti di Ovum Decision Matrix nel recente report intitolato ICT Enterprise Insights 2017/18 – Global: ICT Spend and Sourcing.
Migrare in cloud: l’IT cambia pelle, adeguandosi al business
I ricercatori hanno rilevato come nel Nord America per il 52% del campione intervistato lo Shadow It era inferiore al 10%, il che significa che il restante 48% ha speso nello Shadow IT molto di più. I motivi per cui questo avviene sono ormai noti: le Linee di Business che non ottengono in tempi rapidi i servizi di supporto al business, tendono ormai a by passare l’IT e a crearsi il supporto on demand che serve loro quando serve. È il vantaggio e la comodità dell’as a Service che se da un lato ha sdoganato molta della complessità gestionale legata al rilascio di servizi IT anche evoluti, dall’altro genera una perdita di controllo rispetto a sistemi e architetture che si interfacciano con quelle ufficiali aziendali. Il problema è che questo avviene ogni volta che le LOB incontrano una resistenza a introdurre quel livello di flessibilità ormai necessario a gestire prodotti e relazioni necessarie a far crescere i fatturati. La buona notizia è un’inversione di tendenza per cui le aziende hanno capito che migrare in cloud è parte di una strategia vincente, soprattutto se ben pianificata e gestita.
Dall’hybrid cloud al multicloud, 3 strategie per modernizzare l’IT
Migrare in cloud ERP, CRM e database è un obiettivo primario per il 28% del panel. L’approccio, perseguito da qui al 2019 dalle imprese è spostare anche le applicazioni più core sulla nuvola; questo sia perché porta in azienda una scalabilità senza compromessi, sia perché in questo modo si riescono a superare i limiti delle infrastrutture anche più obsolete. Certo non è semplice e, per questo motivo, la maggior parte delle organizzazioni sta adottando tre approcci diversi:
- La prima è una strategia che punta al cloud ibrido, utilizzato come bridge per la migrazione dei carichi di lavoro.
- La seconda, più gettonata, è l’adozione di una soluzione SaaS.
- La terza strategia, meno nota, è la riscrittura dei carichi di lavoro in chiave cloud-based. Riscrivere i workload più mission critical, infatti, non è un problema di tecnologia ma di una carenza di competenze nelle lingue native del cloud. Chi può contare su programmatori capaci o partner competenti, infatti, può scegliere di optare per un rehosting estremamente funzionale che consente anche agli ambienti mainframe di poter migrare in cloud.
Gli analisti fanno anche notare come mentre molte organizzazioni utilizzino una grande quantità di fornitori diversi, oggi la tendenza sia di impostare le scelte in cloud in maniera più strategica, optando su un numero limitato di fornitori chiave.
Migrare in cloud: ecco una mappa dei fornitori
Sia che si tratti di scegliere un ambiente multicloud, sia che si opti per un cloud ibrido, il mercato dell’offerta si sta evolvendo rapidamente con player tradizionali e nuovi player che si stanno conquistando un proprio spazio d’azione. I vendor tradizionali, infatti, sono messi alla prova dalla competitività di nuovi player più disruptive, che stanno proponendo alcune soluzioni davvero innovative, progettate per affrontare le sfide di operare in un ambiente di servizi IT eterogeneo e multimodale. La ricerca di Ovum mostra, a questo proposito una mappatura dei fornitori: a capitanare la classifica ci sono DXC, Micro Focus, Oracle e VMware, seguiti da altri brand, ripartiti in due gruppi, sfidanti e follower.
Come spiegano gli analisti, Oracle e VMware sono più forti dal punto di vista esecutivo, mentre DXC e Micro Focus si distinguono per le loro spiccate capacità tecniche.
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