NetApp: come l’all flash rende protagonista lo storage in azienda

Le performance garantite dalle sempre meno costose tecnologie di memorizzazione a stato solido si mettono al servizio di nuove architetture convergenti e aperte all’interno e verso l’esterno delle aziende. Esattamente quello che richiedono anche metodologie di sviluppo e deployment che mirano al time-to-market

Pubblicato il 15 Apr 2016

I prezzi delle flash technology in rapido calo, la crescente disponibilità di sistemi convergenti e l’imporsi progressivo dell’hybrid cloud, cambiano in profondità il modo in cui lo storage è utilizzato all’interno e all’esterno delle aziende. NetApp, una delle multinazionali di riferimento nello storage e nel software di data management, ha ribattezzato il 2016 l’“anno della semplicità”.

Roberto Patano, Technical Manager, NetApp Italia

“O possiamo anche dire l’anno dell’agilità”, aggiunge Roberto Patano, Technical Manager di NetApp Italia. Perché le innovazioni in termini di performance, semplicità di implementazione e gestione estendono i loro benefici a sempre più ambiti dell’It aziendale: dalle tradizionali applicazioni transazionali, anche legacy, alla business intelligence, fino allo sviluppo e al deployment in linea con un time-to-market più stringente per le applicazioni innovative di front end e customer engagement.

Lo storage di nuova generazione (dove l’all-flash è più accessibile, le architetture hanno una integrazione pre-validata dello storage con il computing e il networking, e l’interoperabilità è trasparente fra ambienti on-premises e public cloud) diventa un protagonista indispensabile di quella metodologia di sviluppo e gestione delle operation integrata, veloce e iterativa che conosciamo come DevOps. “Nato nelle società di sviluppo e subito adottato dai cloud provider hyperscale – sottolinea Patano – oggi DevOps entra in modo deciso anche nelle aziende tradizionali, come, ad esempio, il finance”.

Il Technical Manager di NetApp Italia è convinto che in futuro gli hard disk meccanici non spariranno: “Nella tecnologia Sata si stanno verificando importanti innovazioni. Ma i dischi normali verranno utilizzati in modo diverso”. Nell’ambito dei data center, invece, il loro posto viene sempre di più preso dalle tecnologie flash, “finora implementate solo laddove esisteva un business case che giustificasse il costo elevato del loro acquisto”.

Ecco quindi che la flash technology non viene più usata per soddisfare esigenze di caching o di storage tiering solo per determinate applicazioni. “Se venisse utilizzata solo con questo approccio – avverte Patano – vi sarebbe il rischio che questa tecnologia portasse alla nascita di nuovi tipi di silos”. Invece si assiste all’integrazione della flash technology all’interno di architetture, fra le quali quelle convergenti, per offrire maggiori performance, affidabilità, scalabilità e, in definitiva, Quality of Service (QoS) garantiti (anche grazie all’automazione) a un parco più ampio di applicazioni e utenti. “Inoltre – conclude Patano – grazie al software di integrazione NetApp Data Fabric – diventa possibile integrare gli ambienti storage on-premises, non solo fra di loro, ma anche con i public cloud”.

In questo contesto cambia di conseguenza il ruolo degli storage manager. Che vedono ridursi il tempo da dedicare ad acquistare, installare e gestire pezzi di infrastruttura, a quello di “broker” di “data service” all’interno e all’esterno dell’azienda.

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