Da sempre, nelle aziende, l’IT è a supporto dei processi di business. E oggi questo è ancora più vero, grazie a tecnologie che in passato non esistevano e altre che erano più che altro idee, difficilmente concretizzabili (come l’artificial intelligence), che rendono possibili non solo miglioramenti della produttività e dell’efficienza economica, ma anche l’abilitazione di nuovi modelli competitivi. E di questo sono consapevoli tanto i tecnologi quanto i responsabili di business. Roberto Patano, Senior Manager Solution Engineer di NetApp in Italia, spiega che “siamo ormai entrati in una nuova fase del percorso di integrazione fra le innovazioni tecnologiche e il modo di fare business. La stessa NetApp – afferma il manager italiano – continua a fare passi avanti nell’evoluzione da vendor di sistemi infrastrutturali a fornitore di soluzioni”.
Riflettori puntati sull’AI
Quali sono queste aree di innovazione tecnologica comune su cui IT e business hanno messo gli occhi e si stanno prodigando? “Oggi – afferma Atish Gude, Chief Strategy Officer NetApp illustrando in un recente incontro a Milano le Prediction 2019 dell’azienda – l’intelligenza artificiale si trova al centro delle tendenze nello sviluppo, nella gestione dei dati e nella fornitura di applicazioni e servizi edge, core e cloud. Un numero in rapida crescita di software e strumenti di servizio per l’AI, principalmente nel cloud, renderà lo sviluppo dell’intelligenza artificiale sempre più facile. Questo consentirà alle applicazioni AI di offrire prestazioni elevate e scalabilità, sia on che off premise, e di supportare protocolli multipli di accesso ai dati e vari nuovi formati di dati. L’infrastruttura che supporta i carichi di lavoro AI – avverte però il Chief Strategy Officer NetApp – dovrà anche essere veloce, flessibile e automatizzata. La maggior parte dei nuovi sviluppi sarà rivolta al cloud”.
Data processing vicino all’edge
Prima di ritornare sul tema del cloud, o meglio, delle sue declinazioni di hybrid cloud e multicloud, che NetApp mette sotto la lente d’ingrandimento, passiamo a un secondo tema molto caldo: quello dell’Internet-of-Things (IoT), che è al cuore della seconda Prediction 2019. Fino a poco tempo fa, sostiene Gude, “i dispositivi IoT venivano costruiti attorno a un paradigma ‘phone home’: dovevano, cioè, raccogliere dati, inviarli per l’elaborazione al core data center, e attendere le istruzioni. Soprattutto con l’avvento delle reti 5G, per prendere decisioni in tempo reale non si potrà aspettare che i dati facciano il giro su un cloud o un data center e tornino indietro”. Per questa ragione, il vendor definisce i nuovi IoT come “smart”, in grado di prendere autonomamente decisioni, mentre i sistemi che li controllano, a livello di edge, devono essere capaci di effettuare storage, analisi e semplificazione dei dati che devono essere inviati alle sedi centrali delle aziende per ulteriori analytics alla ricerca di insight e per attività predittive. Eccoci quindi alla quarta Prediction, ovvero quella di un data processing che deve essere sempre più vicino agli smart device, siano essi oggetti IoT consumer o dispositivi industriali. E non dimentichiamoci del fatto che l’Italia è pur sempre la seconda economia manifatturiera d’Europa.
Containerizzazione, hybrid e multi-cloud
Quali le innovazioni che permettono, rispettivamente dal punto di vista dello sviluppo applicativo e delle infrastrutture, la realizzazione di questo IoT intelligente, in grado, per utilizzare un neologismo, di operare “automagicamente”? La prima è la containerization, “argomento di cui si parla da molti anni, ma che finalmente sta diventando una realtà in molte aziende”, commenta Patano. Grazie allo sviluppo dei container, ma anche al server-less computing, le aziende possono implementare e spostare molto più velocemente applicazioni pensate per l’IoT e l’edge computing, “progettate con il dato al centro”, sottolinea Gude.
La risposta alla seconda domanda è il cloud. Già, quale? Il Chief Strategic Officer di NetApp prevede che le aziende di minori dimensioni mostreranno una tendenza ad appoggiarsi su un singolo cloud provider, da cui acquisire (o su cui spostare) anche le applicazioni core. Anche se questo può costituire un lock-in, se ci sono fiducia e collaborazione, questa soluzione può essere la più pragmatica ed efficace. “Il cloud ibrido e multicloud sarà l’architettura IT predefinita per la maggior parte delle organizzazioni più grandi – conclude Gude -. In questo contesto l’orchestrazione cloud basata su container consentirà lo sviluppo di applicazioni per il cloud ibrido. I container promettono, tra le altre cose, la libertà dal lock-in del fornitore”. E su questo punto, NetApp non ha dubbi: “Mentre le tecnologie di containerizzazione come Docker continueranno ad avere rilevanza, lo standard de facto per lo sviluppo di applicazioni multi-cloud sarà Kubernetes”, conclude il manager NetApp.