BARCELLONA – Nel solco della strategia pluriennale di favorire una fruizione dell’IT ottimale e coerente attraverso “ogni cloud, ogni applicazione e ogni device”, la VMware che si è raccontata a Barcellona in occasione di VMworld Europe 2019 ha sfoderato un nuovo e deciso impegno verso gli sviluppatori e chi si occupa della messa in produzione delle applicazioni. “Il nostro obiettivo – ha sottolinea Pat Gelsinger, CEO di VMware – è permettere ai developer e alle IT operation di sfruttare in modo coerente ogni ambiente operativo. La tecnologia Kubernetes è il layer magico che permette di trasformare il mondo potenzialmente caotico del cloud e dei device sempre più numerosi ed eterogenei come un palcoscenico in cui esibirsi in modo impeccabile come i musicisti della jazz improvisation, grazie all’orchestrazione”.
Alla Fira Barcelona Gran Via VMware ha presentato aggiornamenti delle novità già annunciate al VMworld U.S. 2019 di San Francisco. Per quanto riguarda il già citato mondo dello sviluppo e dell’orchestrazione delle applicazioni in un ambiente sempre più hybrid IT, è stato confermato l’ampliamento del portafoglio di VMware Tanzu per accelerare l’adozione di Kubernetes. In questo contesto le ultime novità includono un programma beta sia per Project Pacific che per VMware Tanzu Mission Control.
“Project Pacific – spiega a ZeroUno Michele Apa, Senior Manager Solutions Engineering in VMware Italia – introduce Kubernetes nel control plane di VMWare vSphere. Non capita spesso che VMware rimetta le mani nel codice di vSphere come avvenuto questa volta. Oltre alla riscrittura, Project Pacific vede l’introduzione di molte componenti legate all’open source, un mondo in cui siamo molto coinvolti, al punto di essere i terzi contributori dello stesso progetto Kubernetes. Project Pacific – ha dichiarato Apa – è già utilizzato da un numero ristretto di aziende. A fine anno amplieremo ulteriormente gli utenti del beta program”. Stesso discorso per VMware Tanzu Mission Control, che rappresenta un punto di controllo centralizzato da cui gli utenti possono gestire tutti i loro cluster Kubernetes indipendentemente da dove sono in produzione”.
Semplificazione e sicurezza intrinseca
Evitare agli sviluppatori di riscrivere il codice delle applicazioni per poterle implementare e gestire in ambienti operativi diversi, come nel multi cloud sono, per esempio, i diversi public cloud service provider (CSP), consente a questi attori di essere più liberi di concentrarsi sulle logiche di business delle app. Nel corso di un incontro con la stampa italiana, Raffaele Gigantino, Country Manager di VMware Italia, ha ricordato come sempre più spesso i consumatori effettuano le proprie scelte di spesa seguendo i consigli di un app: “Molte aziende italiane – ha detto – dovrebbero rendersi conto che il loro successo dipende anche dall’adeguarsi a questa nuova tendenza del mercato”.
Innovare, però, si è sentito ripetere più volte all’evento, non significa venire a compromessi con security e compliance. Accanto ai temi della modernizzazione applicativa e di Kubernetes, un altro grande protagonista di VMworld 2019 Europe è stata, appunto, la sicurezza IT.
Con la crescita e la diversificazione inarrestabili degli ecosistemi IT delle aziende, aumenta il rischio che la sicurezza venga affrontata con un numero sempre maggiore di soluzioni ad hoc per ogni determinata problematica. Sempre nell’incontro con i media italiani, Tom Corn, Senior VP, VMware, ha ricordato come “il 90% dei breach fanno leva su errori di configurazione (misconfiguration) di sistemi di sicurezza e device IT”. Un altro problema che affligge la sicurezza IT è la differenza di strumenti e linguaggi utilizzati dai diversi professionisti che sono coinvolti nell’argomento. “Questo – ha spiegato Corn – conduce a una visione della security a silos e alla predisposizione di regole e soluzioni non perfettamente allineate. Prima dell’acquisizione di Carbon Black noi puntavamo soprattutto sul rafforzamento (hardening) della security all’interno delle infrastrutture. Carbon Black ci ha portato in dote delle soluzioni analitiche avanzate, basate sul machine learning e l’intelligenza artificiale, che permettono di proteggere le interazioni fra utenti e applicazioni e fra applicazioni e dati, realizzando un’architettura zero trust anche a livello di device e workspace digitali”.
Telco e edge nel mirino
Fra i molti altri annunci importanti al VMworld Europe, si segnala anche un rinnovato impegno nei confronti degli operatori di telecomunicazioni. Si colloca in questo ambito l’anteprima tecnologica di Project Maestro, un telco cloud orchestrator pensato per aiutare i communication service provider (CSP) ad accelerare le tempistiche per introdurre funzionalità di rete moderne e servizi nei diversi cloud, dal core fino all’edge, e dai cloud privati a quelli pubblici.
Per VMware anche il tema dell’edge è cruciale in questa fase della storia dell’IT in cui si ritorna a “decentralizzare” molte attività di computing, con particolare riferimento alle prime analisi sui dati grezzi (raw data) provenienti dai sensori dell’IoT o delle operational technology (OT). Ecco, quindi, assumere sempre più importanza il tema, ampiamente affrontato a Barcellona, delle SD-WAN (Software defined Wide Area Network), ambito in cui VMware è presente, fra gli altri, con la piattaforma Velocloud.
Annunciati, sempre in questo settore, piani dettagliati per fornire una maggiore integrazione tra il public cloud Microsoft Azure e i gateway VMware SD-WAN distribuiti all’interno di questa “nube”, consentendo prestazioni elevate end-to-end e un accesso ottimizzato dalle filiali aziendali ai carichi di lavoro su Azure. E le novità nel quadro della partnership con Microsoft non sono finite qui. Fra le altre, da segnalare l’introduzione di Workspace ONE per Microsoft Endpoint Manager, per abilitare una gestione moderna per Windows 10, Microsoft SQL Server 2019 on VMware vSphere e Microsoft Azure Data Services on VMware Cloud Infrastructure.