Propensione delle aziende italiane alla trasformazione, percezione di Micro Focus e della sua strategia da parte di queste aziende, stato del processo di integrazione tra le diverse anime dell’azienda, sia dal punto di vista dei prodotti sia da quello delle persone: sono i temi principali che ZeroUno ha trattato con Andrea Vingolo, Country Manager di Micro Focus in Italia, che abbiamo avuto modo di incontrare a Micro Focus Universe 2019 svoltosi a Vienna nei giorni scorsi.
Italia: come cogliere le opportunità della digital transformation
Per quanto riguarda la situazione delle aziende italiane nel processo di trasformazione, la visione di Vingolo è positiva: “Come Italia siamo indietro sul tema digitale e quindi il gap per raggiungere il livello di competitività adeguato a un paese come il nostro è maggiore di quello di altri paesi: ma io ho una lettura positiva di questa situazione perché significa che ci sono molte opportunità aperte ed è responsabilità nostra e dei nostri clienti saperle cogliere per colmare questo gap”. Una positività che si basa sull’elemento concreto di una decisa presa di coscienza dell’importanza della trasformazione digitale: “Vedo che c’è molto dinamismo nell’adozione del concetto dell’azienda software; è chiaro per tanti nostri interlocutori, non solo CIO ma anche business, che tutto si sta spostando sul software. Questo rappresenta anche una criticità perché il business, mutuando l’esperienza consumer, si aspetta che tutto sia pronto rapidamente e facilmente: c’è la percezione di una facilità d’uso, ma non della complessità retrostante nella sua realizzazione”.
Ed è qui che Micro Focus esprime il proprio ruolo: “Il CIO deve affrontare questa grande sfida, per fare in modo che la digital transformation si concretizzi realmente. E la sfida è ovviamente maggiore nelle realtà, la maggior parte dei nostri clienti, dove c’è un legacy importante; sono trasformazioni che hanno bisogno di tempo. C’è sicuramente una grande energia da parte delle aziende per realizzarla, ma sono trasformazioni che richiedono una adeguata focalizzazione e aderenza ai contesti della singola realtà, realizzabili solo attraverso un livello di professionalità particolarmente elevato. È un’esperienza che Micro Focus ha maturato in oltre 40 anni di presenza sul mercato: sappiamo quindi come e dove sostenere i clienti in questo percorso, come aiutarli nel run e transform”.
Come è percepita oggi Micro Focus?
Micro Focus è un’azienda che negli ultimi anni è cambiata radicalmente, dove l’acquisizione di HPE Software, sebbene molto importante, è stata solo una tappa di un percorso che aveva visto un’accelerata a partire dall’acquisizione di The Attachmate del 2016.
Dal nostro punto di osservazione come ZeroUno, soprattutto dove avere partecipato a Micro Focus Universe 2019, abbiamo una visione chiara della strategia dell’azienda, ma non siamo sicuri che questa percezione sia condivisa pienamente dalle aziende utenti. Chiediamo quindi a Vingolo la sua opinione su questa sensazione: “Sicuramente avete colto la realtà. Da quello che vedo incontrando i clienti c’è una percezione diversa da quello che vediamo dall’interno. Abbiamo avuto una crescita importante, ma è stata una crescita by acquisition che, logicamente, ha portato a un forte cambiamento della figura d’insieme: oggi siamo un’azienda di circa 4 miliardi di dollari di fatturato e solo 4 anni fa raggiungevamo circa 1,6 miliardi. Ritengo che oggi la percezione di Micro Focus sul mercato sia ancora sobria rispetto alle potenzialità che l’azienda può esprimere. Il nostro messaggio è chiaro, ma se ne ha una visione ancora in parte sfumata, dobbiamo sicuramente lavorare ancora in questa direzione”.
Il lavoro sul campo che spetta alle singole filiali è quindi impegnativo: “Certo, il nostro ruolo è proprio di trasmettere rapidamente ai nostri clienti, e al mercato in generale, la lucidità e chiarezza della nostra vision per fare in modo che la percezione si avvicini maggiormente alla realtà; in questo un esempio per tutti è il successo del primo Micro Focus Summit 2018 di Roma e Milano dove sono stati i clienti stessi a raccontare la nostra azienda. Quello che però ci è già riconosciuto è, da un lato, la solidità finanziaria e, dall’altro, non solo il valore dei singoli prodotti (un bagaglio quarantennale sul mondo legacy, quello tradizionale Micro Focus, e di 35 anni su quello open, più legato alla tradizione HPE) ma la nostra serietà ed etica nel mantenere il supporto su tutto l’installato per tutti i prodotti. Questo è un aspetto sul quale siamo molto attenti – sottolinea Vingolo – perché, da sempre, vogliamo garantire la continuità dell’investimento anche per prodotti rilasciati molto tempo fa: è una scelta impegnativa da parte nostra, ma di rispetto nei confronti dei nostri clienti”.
Integrazione di persone, non solo di prodotti
Venendo ai risultati sul mercato italiano, pur non potendo fornirci, come tutte le realtà multinazionali, dati locali puntuali, Vingolo ci riporta alcune indicazioni: “Abbiamo fatto un primo trimestre 2019 [l’anno fiscale Micro Focus inizia il 1° novembre ndr] in Italia molto positivo e quindi vedo il raggiungimento degli obiettivi in tutte le aree. Stiamo anche prendendo spazio lasciato dalla concorrenza per cui stiamo approfittando di nuove opportunità [a questo proposito ricordiamo l’acquisizione di CA Technologies da parte di Broadcom con tutti i conseguenti impatti sul mercato ndr]”.
Andando poi sullo specifico dei prodotti, Vingolo ricorda come uno dei temi forti oggi, anche per le aziende italiane che hanno dato un’accelerata all’approccio cloud, sia l’orchestrazione di tutti i vari servizi che arrivano da un mondo ibrido (fatto di mainframe, cloud, multicloud…) che bisogna governare in maniera flessibile e snella.
Da questo punto di vista, l’offerta Micro Focus, abbracciando tutti gli ambienti, è molto forte, ma sappiamo bene che supportare le aziende nel processo di trasformazione significa anche mettere a diposizione, come fornitore, un approccio coerente. È spontaneo quindi chiedere al country manager Micro Focus, al di là dell’integrazione dei prodotti e delle modalità di relazione con i partner (è stato infatti lanciato un partner program unificato), come sta procedendo l’integrazione di persone provenienti da due mondi come Micro Focus e HPE Software dove le differenze, anche culturali, non sono poche: “Per un certo periodo c’era, come è naturale, un po’ la differenziazione ‘noi e loro’, del resto, per chi veniva dal mondo HPE, era difficile togliersi un cappello così importante. Ma questo approccio è cambiato e il cambiamento ha avuto un’accelerata soprattutto con l’unione nella stessa sede, anche perché erano due realtà con valori professionali ed etici simili. Oggi posso dire che lavoriamo molto bene insieme, con una bella compenetrazione delle due culture: penso che la diversità sia un grande valore perché aiuta a vedere le cose da punti di vista differenti”.