Materis Italia produce e commercializza pitture decorative e professionali per l’edilizia. Con 4 siti produttivi, 9 magazzini per lo stoccaggio e la distribuzione, 450 dipendenti, l’azienda risulta essere la realtà numero uno sul mercato nazionale, con un portafoglio di marchi storici e molto noti quali MaxMeyer, Baldini Vernici, Mister Color, Duco, Settef e Tollens. L’organizzazione, così come è strutturata oggi, è frutto di tre fusioni con altrettante aziende avvenute nel corso degli anni; responsabile del processo di integrazione, sia da un punto di vista organizzativo, di business e processo, sia tecnologico, è stata una divisione che in azienda hanno identificato come Business Technology, a dimostrazione del ruolo di revisione organizzativa che l’It ha avuto fin dagli esordi.
Massimiliano Bianchi (nella foto)
è il direttore Operations di Materis Paints Italia, direzione sotto cui ricade non solo l’area di Business Technology ma anche la responsabilità delle aree dedicate al customer service, produzione e logistica, informatica e ricerca e sviluppo.
“L’azienda ha da sempre attribuito all’area It un ruolo fondamentale”, spiega Bianchi. “Motivo per cui, a seguito delle fusioni e delle riorganizzazioni interne, è stato deciso di ristrutturare anche questa funzione, reinterpretandone il ruolo e trasformandola da fornitore interno di servizi, hardware e software in supporto organizzativo per le altre aree aziendali. Insieme ai referenti delle singole divisioni, la Business Technology unit identifica le modalità operative più efficaci per raggiungere gli obiettivi strategici ed organizzativi”.
“Partner storico della nostra azienda è Var Group, system integrator che oltre ad affiancarci nelle scelte e nei progetti di implementazione tecnologica, è in grado di supportarci anche a livello organizzativo e di affiancarci nella realizzazione dei numerosi progetti definiti proprio dall’area Business Technology”, precisa Bianchi. “Ritengo doverosa questa precisazione perché, di fatto, connota anche il progetto/processo che ci ha portato al private cloud, dato che si è trattato (e si tratta) sì di un modello basato sull’integrazione di strumenti configurabili e ospitati all’interno di un cloud privato (basato su tecnologie Ibm), ma la cui nascita è da ricondurre all’ambito organizzativo e di processo che necessitava di efficientamento e ottimizzazione per meglio gestire l’erogazione dei servizi verso il business e verso la nostra clientela”.
“La necessità di rivedere l’organizzazione dei processi It attraverso i quali erogare i servizi necessari – spiega in dettaglio Bianchi – è sorta in funzione del contesto di mercato in cui opera la nostra realtà. La domanda da parte dei clienti è divenuta meno prevedibile nel corso degli anni e più frammentata; è perciò diventato fondamentale poter condividere e avere a disposizione in tempo reale tante informazioni, sia per riuscire a meglio governare e controllare il nostro business, sia per riuscire a rispondere comunque a una domanda esterna così dinamica. Oltre al fatto che i livelli di servizio richiesti sono sempre più elevati: ormai un cliente si attende l’evasione dell’ordine in 24 ore e la consegna nelle successive 48”.
Punto di partenza: connettere i servizi
“Siamo partiti dalla creazione di una infrastruttura comune per la condivisione dei servizi Ict”, descrive Bianchi. “Per riuscire a creare un punto di connessione unico dei servizi It abbiamo dovuto lavorare prima di tutto sul piano infrastrutturale in ottica di consolidamento, razionalizzazione e virtualizzazione, per poi automatizzare tutti i processi e i workload”.
Il primo approccio è stata dunque la ridefinizione della server farm. Enzo Ruscigno (nella foto), Project Manager, Senior Consultant Var Group e a capo di tutti i progetti realizzati da Var Group per Materis, è colui che ha seguito direttamente l’azienda in questo cammino e racconta: “I primi interventi resisi necessari per riorganizzare le infrastrutture sulla base delle nuove esigenze aziendali hanno visto la creazione di due server farm in un’ottica di alta affidabilità dei sistemi: nella farm principale esistono 4 nodi server (4 macchine Ibm) con schede fiber channel; i 4 server si appoggiano su un’architettura storage San 4800 Ibm che raggruppa i dischi all’interno dei quali girano poi anche le macchine virtuali e gli applicativi (in particolare, un disco è dedicato all’As400, virtualizzato), con 24 processori complessivi e mezzo Tera di Ram. Nella farm secondaria, invece, c’è un’architettura San 3400 Ibm con dischi interni ad elevata capacità (mentre nella farm primaria, infatti, si privilegia la velocità, in quella secondaria il fattore discriminante dell’architettura storage è la capacità per esigenze di backup), e 2 nodi server (macchine Ibm quadriprocessore che prima erano nel data center principale e che oggi vengono riutilizzare nella farm secondaria)”.
L’idea di fondo era quella di rivedere il data center in modo da predisporre una infrastruttura affidabile e al tempo stesso molto flessibile, idea che ha portato alla scelta della virtualizzazione e dell’automazione dei processi It per la gestione/controllo e la condivisione delle risorse It in modo dinamico.
“Questo è stato fatto per iniziare, dal livello tecnologico più basso, un cammino verso il private cloud, identificato come modello di erogazione dei servizi It ottimale per Materis”, precisa Ruscigno.
Attraverso l’infrastruttura tecnologica (già predisposta quindi verso il modello di private cloud), è stato poi sviluppato un sistema di gestione dei progetti (applicativi e di erogazione dei servizi It) proprio sfruttando le potenzialità della nuova server farm che diventa il motore (nella logica del private cloud) sopra il quale costruire tutte le iniziative It necessarie al business. “Infatti – spiega Ruscigno – sopra l’infrastruttura già oggi sono stati portati progetti applicativi che vengono erogati in una nuova ottica: attraverso il modello del private cloud, da un unico punto via web, in una logica di servizio, nella totale trasparenza dell’utente”.
Le piattaforme e le applicazioni che sul piano funzionale già oggi stanno sfruttando la nuova infrastruttura sono, per esempio: Microsoft Sharepoint, la piattaforma di project server (piattaforma attraverso la quale l’It gestisce i propri progetti), una serie di applicativi verticali (per esempio quelli per la gestione del marketing) che prima erano distribuiti, il Crm.
Tale modello porta in azienda il concetto classico di cloud connettendo in una “nuvola privata” tutti i servizi Ict dai più elementari (web applications) ai più complessi (project management, Crm, ecc.). “Questi sono gli elementi sulla base dei quali si definiscono i processi di lavoro e collaborazione all’interno della nostra realtà – puntualizza Bianchi – ecco perché sottolineavo l’importanza degli aspetti organizzativi. Connettere i servizi Ict in un unico punto infrastrutturale non è solo un’operazione tecnologica. Grazie a questa scelta, come già precisato da Ruscigno, oggi possiamo erogare i servizi It in modo trasparente agli utenti e proseguire quindi nel cammino di flessibilizzazione”.
Secondo passo: flessibilizzare l’infrastruttura
“Di fatto, il progetto di consolidamento è stato solo il primo dei passi verso la flessibilizzazione dei sistemi, ma soprattutto dei servizi”, racconta Bianchi: “Abbiamo quindi sposato la tecnologia VMware per la virtualizzazione dei server, iniziando da lì a fare tutti i ragionamenti in termini di automazione, nonché di modellazione dinamica degli elementi It e delle risorse, fino ad arrivare al modello basato sul private cloud”.
La realizzazione di un’infrastruttura flessibile composta da elementi facilmente modellabili alle esigenze interne e prontamente operativi in tutte le aree aziendali ha permesso al personale dell’area Business Technology di focalizzarsi sugli aspetti organizzativi e di business in risposta ai reali obiettivi strategici dell’azienda, mascherando all’interno dell’infrastruttura di private cloud le complessità delle componenti It. “Questo risultato ci permette di basare i nostri processi aziendali su strumenti standard e flessibili che riescono a garantirci elevati livelli di autonomia e rapidità di reazione ai cambiamenti esterni, se guardiamo il beneficio dal lato del business – evidenzia Bianchi – ma anche di governare e gestire in modo più efficiente anche i progetti strettamente tecnologici”.
E proprio in quest’ottica, il cammino potrebbe proseguire spingendo la virtualizzazione fino al livello applicativo, partendo dalla posta elettronica e dalle soluzioni office, “nell’ottica di disaccoppiare le applicazioni dal client e agevolare ulteriormente l’accesso ai servizi It da parte degli utenti, da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento”, spiega Bianchi. “Cosa che non sarebbe stata possibile se prima non avessimo predisposto, come dicevamo, l’infrastruttura sottostante nella logica del private cloud”.
A tendere, la unified communication in chiave cloud
Nel prossimo futuro, Materis prevede di evolvere ulteriormente l’esperienza utente estendendo il modello di cloud anche a soluzioni di unified communication integrate sia con gli strumenti applicativi sia con i device di comunicazione, soprattutto mobili come iPad, iPhone e BlackBerry, così da rendere disponibili le risorse sulla piattaforma cloud privata anche alla forza vendita, che oggi conta circa 150 persone.
“L’idea è quella di sfruttare a pieno le potenzialità dell’infrastruttura di private cloud, che ci ha permesso, per altro, di unificare tutte le informazioni e di avere un unico punto di gestione e governo dei dati, per lo sviluppo e l’implementazione di alcune soluzioni applicative che permetteranno di accedere in tempo reale a informazioni importanti per la forza vendita, ma anche per soluzioni, per esempio, di geomarketing”, conclude Bianchi. “Oltre a utilizzare il cloud privato anche come infrastruttura di riferimento per le telecomunicazioni (telefonia su Ip, presenza, collaborazione, integrazione voce e dati, ecc.)”.