Mainframe: dal legacy agli ambienti open, fino al cloud

In un’epoca in cui l’ottimizzazione delle risorse e l’abbattimento dei costi di gestione sono le grandi priorità di tutto il mondo It, il mainframe continua a giocare un ruolo da protagonista. Rimanendo l’infrastruttura solida, sicura, affidabile e dai costi certi di “una volta” e, al tempo stesso, rinnovandosi e aprendo le porte a sistemi aperti come Linux e a middleware che facilitano l’integrazione applicativa “Il tutto, basato sul concetto di riutilizzo”, dice Paolo Chieregatti (nella foto), Mainframe & Middleware Competence Center Leader di Primeur, azienda che da oltre vent’anni opera nel mondo del middleware come system integrator di ambienti complessi ed eterogenei.

Pubblicato il 16 Giu 2011

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La complessità delle infrastrutture aziendali è in costante crescita per supportare esigenze di business sempre più “demanding”. Trovare risposte in architetture flessibili, scalabili, affidabili – e in grado di gestire carichi per ambienti eterogenei – diventa la chiave di successo per rimanere competitivi sul mercato.
La soluzione per rispondere a queste sfide è rappresentata dal mainframe, una piattaforma che continua a sorprendere per la sua capacità di evolvere e rinnovarsi nei contenuti, mantenendo costante compatibilità col passato e fungendo da cerniera tra i diversi ambienti da gestire. Da un lato tutta la parte legacy dell’azienda e dall’altro ambienti open source, come Linux, che rappresentano la direzione nuova su cui i clienti stanno investendo.
“I recenti annunci di Ibm in ambito mainframe – e in particolare le nuove macchine ibride in grado di ospitare carichi tradizionali e contestualmente workload Unix e Linux su architetture Power7 e x86 – vanno esattamente in questa direzione. Essi rappresentano una grande opportunità di semplificazione dell’infrastruttura e ottimizzazione della gestione che non bisogna lasciarsi sfuggire”. A dirlo è Paolo Chieregatti, leader del Mainframe & Middleware Competence Center, il centro di competenza mainframe di Primeur all’interno del quale si realizzano progetti innovativi su piattaforma Ibm System z. “Il riscontro che Primeur ha sui clienti italiani è esattamente in questa direzione: da oltre 10 anni molti di essi hanno ormai stabilmente adottato Linux su mainframe, anche per applicazioni mission critical”.
Ed è proprio su questo ambito specifico che Primeur si sta muovendo strategicamente, in partnership con Ibm (partnership sia di natura tecnologica che vede Primeur agire in qualità di system integrator, sia commerciale), mirando a progetti di revisione e implementazione di nuove piattaforme hardware integrate che riuniscono System z e tecnologie distribuite. Questo per realizzare architetture service oriented, riposizionando il mainframe in maniera strategica all’interno del sistema informativo aziendale”, aggiunge Chieregatti.
Di fatto, Linux su System z supporta più applicazioni, oltre a tecnologie come web 2.0 e Java, aprendo le porte a tecnologie innovative integrandole perfettamente con le soluzioni Ims (Information Management System) e Cics (Customer Information Control System, lo storico Tp monitor oggi integrabile in piattaforme open come Linux). Così, continua a garantire potenza e affidabilità tipiche degli ambienti mainframe, consentendo di far girare carichi di lavoro multipli contemporaneamente e senza conflitti tra applicazioni.
Fondamentale è il tema della modernizzazione e riutilizzo del patrimonio applicativo proprio per salvaguardare gli investimenti fatti. E qui entrano in gioco soluzioni estremamente semplici e innovative che consentono di realizzare architetture a servizi (Soa) integrando facilmente applicazioni scritte 10 o 15 anni fa. In questo senso, Primeur ha identificato nella soluzione Ivory di GTSoftware, una risposta semplice ed efficace per indirizzare le esigenze di modernizzazione applicativa.
Ivory permette di esporre facilmente applicazioni Cics e Ims come servizi richiamabili tramite standard “Web Services” e sfruttando appieno le caratteristiche della piattaforma z/Linux. Con Ivory è possibile ridurre i costi di sviluppo applicativo senza modificare i programmi “legacy” esistenti, ma valorizzando ciò che di buono è stato fatto nel corso degli anni dai “vecchi” programmatori Cobol/Pl1.
“E a conferma del suo rinnovato slancio, giungono anche le potenzialità del mainframe in ambito cloud computing, come ambienti di calcolo sicuri, potenti e sui quali “costruire” progetti di consolidamento, virtualizzazione, automazione dei data center, preludio di modelli operativi orientati all’It as-a-services”, conclude Chieregatti. E non è un caso che proprio Ibm sia tra i principali attori mondiali in area cloud non dimenticando, ovviamente, il proprio storico tesoro: i mainframe.

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