MILANO – Quando parla di private cloud hosting non intende solo la fornitura di Infrastructure-as-a-Service (IaaS) ma anche di Platform-as-a-Service (PaaS), che consente ai clienti di creare soluzioni end-to-end. Quando enfatizza l’affidabilità della propria infrastruttura, non si riferisce solo a una generica qualità e ridondanza dell’hardware e del software, ma lo può sostanziare con l’esibizione di sei certificazioni SAP (Hosting, Application Management, Cloud Solution, Hana Enterprise Cloud, BPO e Infrastructure Service). A queste si aggiungono quattro certificazioni rilasciate da Bureau Veritas (le Iso 22301, 9000, 20000, 27001) e una delle più esclusive di tutte: la Tier IV per il proprio data center milanese attribuita dall’Uptime Institute.
Stiamo parlando di Wiit, provider di cloud e outsourcing non d’oltre frontiera, ma italiano. “Siamo uno dei due soli partner di Sap al mondo con sei certificazioni su sette per i servizi continuativi” dichiara con una punta d’orgoglio Enrico Rampin, Sales Director di Wiit (15,3 milioni di euro di fatturato nel 2016, un obiettivo di arrivare a 20 nel 2017). “Una è italiana, la nostra, e l’altra è in India. Per quanto riguarda la Tier IV Certification, da noi ottenuta nel 2015, in Italia ce l’hanno quattro o cinque aziende, nel mondo circa 36”. Anche ai fini di disaster recovery, il data center lombardo è interconnesso con un altro nel Veneto.
Wiit è stata fondata negli anni ‘90 a Milano e si è concentrata sulla fornitura di servizi in outsourcing. “Non vendiamo né hardware e né software”, sottolinea Rampin. “Oggi ci definiamo un pure player nel mondo del cloud: delle tre macrocategorie, public, private e hybrid, del cloud, noi presidiamo le ultime due”. Questo non toglie che gli ambienti IT gestiti da Wiit si possano interconnettere efficientemente e in modo sicuro con una o più cloud pubbliche: “Siamo ben integrati con Microsoft Azure e Amazon Web Services (Aws)”, esemplifica il Sales Director di Wiit.
Qual è il profilo delle aziende clienti del provider milanese? “Sono in massima parte realtà medie e grandi – risponde Rampin – che scelgono di esternalizzare presso un partner competente e affidabile i propri private cloud o hybrid cloud in cui girano applicazioni critiche che non possono fermarsi mai, come i sistemi Sap Hana o Oracle. In questo modo, i nostri clienti possono concentrare le proprie risorse IT interne su attività di ricerca e sviluppo di soluzioni innovative (per esempio nelle aree dell’Internet of Things (IoT), del customer engagement e dell’e-commerce) e non doversi preoccupare delle problematiche infrastrutturali e di sicurezza legate alle applicazioni critiche, le quali devono essere affrontate da risorse competenti sui relativi software e hardware e che noi impieghiamo e formiamo. Da un punto di vista hybrid, siamo in grado di supportare e garantire il funzionamento di processi end-to-end indipendentemente da dove si trovino i servizi IT sottostanti, che possono, per fare un esempio, includere un CRM basato su Sap Hana, i software di produttività in public cloud Microsoft Office 365, e un gestionale che gira su un As 400 in house, su cui è stato investito molto Capex”.