L’emergenza sanitaria ha reso evidenti i vantaggi del cloud obbligando le aziende a fare ricorso alla nuvola per garantire business continuity, produttività dei propri collaboratori e capacità di restare competitive in una situazione mai sperimentata prima. Per sfruttare i benefici delle tecnologie non ci si può però fermare alla risoluzione di situazioni di crisi, si deve procedere con un approccio strategico da implementare mediante metodologie, soluzioni e servizi innovativi. Sono le principali premesse con cui è stato impostato l’evento IBM Time for cloud, che è consistito in 3 ore di diretta streaming, organizzate da IBM in partnership con Digital360.
Durante la mattinata di lavori 23 ospiti, tra uomini Big Blue ed esponenti di aziende utenti, hanno animato un ricco dibattito che si è articolato in 3 grandi tematiche: Data governance e DataOps per essere pronti a innovare facendo leva sull’intelligenza artificiale; integrazione e automazione di applicazioni e processi per gli ambienti protagonisti della nuova normalità e, infine, Edge computing e Hybrid multi cloud.
Gli interventi di Stefano Mainetti Responsabile Scientifico Osservatorio Cloud Transformation, Politecnico di Milano, hanno arricchito i contenuti con elementi di scenario e alcune anticipazioni relative ai risultati dell’ultima edizione dell’Osservatorio stesso che saranno presentati a metà ottobre.
“Mai come in questo momento – ha esordito Alessandro La Volpe, Vice President, IBM Cloud & Cognitive Software, IBM Italia – qualsiasi azienda si è misurata con la necessità di essere smart nel proprio modo di operare, resiliente ai cambiamenti e flessibile nell’ottimizzare la produttività. I nostri clienti hanno dichiarato di avere 3 imperativi: decentralizzazione, automazione e sfruttare il valore dell’AI. La proposta tecnologica di IBM risponde a tutto questo e si caratterizza per l’offerta Hybrid cloud platform basata su Red Hat Openshift e per Watson AI, pensata appositamente per il business. Oggi il 90% dei dati in possesso delle aziende non è raggiungibile o comunque utilizzabile, uno dei compiti dell’AI è proprio quello di estrarre valore da tutti i dati dell’organizzazione dovunque si trovino e, secondo la nostra visione, deve farlo in modo affidabile”.
“Per mettere i dati al centro del business – è intervenuto Mainetti – occorre modernizzare la propria infrastruttura e il parco applicativo e le aziende lo sanno, tra i risultati dell’ultimo Osservatorio che sarà presentato a breve si legge che il 75% dei CIO ha una strategia hybrid cloud. Il Covid-19 ha infatti determinato l’abbattimenti di falsi miti e barriere al cloud, ma allo stesso tempo, ha sottratto attenzione a progetti di più ampio respiro e al processo decisionale necessario per impostare una strategia corretta di migrazione al cloud”.
Così è possibile generare valore da tutti i dati in modo affidabile e trasparente
Patrizia Fabbri, direttore di ZeroUno, ha poi introdotto la prima sessione Il valore dei dati – Eliminare i silos, democratizzare l’accesso ai dati, aprire la scatola nera dell’AI abilitando l’analisi real time ricordando che l’evento era stata preceduto da due prequel, uno dei quali, in luglio, dedicato proprio al tema della governance dei dati: “Ci siamo confrontati con alcuni CIO per capire, su questo tema, quali sono gli aspetti di maggiore interesse. Quindi l’agenda di oggi – ha spiegato Fabbri, che ha moderato l’intera sessione – è stata proprio costruita raccogliendo le loro indicazioni: una richiesta forte che ci è stata fatta è stata quella di sentire esperienze dirette di aziende per capire come hanno affrontato il tema della governance del dato e infatti oggi avremo 4 esperienze molto interessanti; dal punto di vista dei contenuti uno dei temi più forti che è emerso è quello del bilanciamento tra le problematiche di integrazione di diverse tipologie di dati e l’agilità e la velocità richieste dal business oggi; un altro, che rappresenta anche in qualche modo una risposta a questa esigenza, è la necessità di diffondere la consapevolezza sul potenziale dell’intelligenza artificiale”.
Luigi Clivati, IBM Cloud Sales Leader, IBM Italia, ha quindi spiegato come le aziende abbiano “bisogno di sfruttare le tecnologie di intelligenza artificiale per ottenere valore concreto dai propri dati, ma servono loro strumenti per raccoglierli, ripulirli, in pratica, per dare all’AI materiale utile da cui trarre gli elementi su cui costruire nuovi modelli operativi”.
IBM Cloud Pak for Data include una serie di tool per implementare il processo di sviluppo di architetture che abilitino l’AI su qualsiasi cloud, permette infatti l’eliminazione dei silos di dati, il governo dell’AI lifecycle, promuovendo agilità dell’infrastruttura così come massima trasparenza nell’utilizzo dell’AI.
“IBM Explainability 360 developer toolkit – ha sottolineato a quest’ultimo proposito Najla Said, Data Science Squad Manager, IBM Italia – mette a disposizione degli sviluppatori strumenti per rendere spiegabili modelli black box e per aiutare nella comprensione dei data set. Al crescere dell’adozione dell’AI sempre più importante infatti è poter spiegare gli output ottenuti dai sistemi, l’AI deve cioè essere sicura, equa e comprensibile, basti pensare che sempre più è responsabile, per esempio, dell’assegnazione, o meno, di un credito presso un istituto finanziario”.
“Per implementare soluzioni innovative – ha specificato Davide Albo, IBM Garage Sales Leader, IBM Italia – serve un approccio ingegneristico, non sempre alla portata delle aziende. IBM Garage è un acceleratore, rappresenta un’opportunità per fare analisi di progetti, studi di fattibilità e così via, naturalmente con il supporto e le competenze delle persone IBM”.
WindTre, Hera, RSE e Sogei hanno portato interessanti testimonianze su come l’intelligenza artificiale ha potuto potenziare i loro business. In prossimi articoli approfondiremo questi casi.
Come modernizzare le applicazioni?
Il Patrimonio delle Applicazioni – Il valore competitivo per l’azienda è il titolo della sessione moderata da Simone Cerroni, giornalista Class CNBC – Italia 4.0. Anche su questo tema si è tenuto un prequel nel quale sono state evidenziate le sfide che oggi le aziende devono affrontare: “Le sfide evidenziate – ha introdotto Cerroni – ci hanno portato a parlare di: portabilità delle applicazioni da un cloud provider a un altro, di passaggio da architettura tradizionale a una architettura a microservizi, con container. E ancora dell’integrazione tra sistemi legacy e cloud native e di scalabilità delle applicazioni”.
Di fronte alle esigenze di risoluzione di tante situazioni critiche che si sono verificate in occasione del lock (dalla necessità di business continuity all’incremento esponenziale del commercio elettronico, per fare solo due esempi) IBM sottolinea l’importanza dell’automazione, arrivando a definirla un obbligo per le aziende.
“L’automazione – ha dichiarato Giorgio Anselmi, Technical Sales Manager, Hybrid Cloud Software, IBM Italia – permette di far fronte a picchi di domanda, consente una rapida creazione di prodotti e servizi nuovi e promuove nuove metodologie di lavoro per aumentare la produttività”.
Applicando RPA – Robotic process automation e intelligenza artificiale è possibile velocizzare il business, essendo più rapidi nello smistamento di richieste e documenti e perché si è facilitati nella definizione delle priorità, il fine ultimo è una più efficace collaborazione tra uomo e macchina.
IBM Cloud Pak for Automation permette di creare ed eseguire applicazioni di automazione su qualsiasi cloud, utilizzando i contenitori su Kubernetes e strumenti a ridotto contenuto di codice; esso abilita quindi le organizzazioni a creare rapidamente software bots (attended e unattendend, cioè che hanno bisogno o meno di supervisione da parte degli addetti) e agenti virtuali e offre la possibilità di processare documenti in modo da estrarre i dati strutturati presenti eccetera.
“IBM Cloud Pak for Integration – ha continuato Raffaele Calisti, IBM Cloud Sales Leader, IBM Italia – dà il proprio contributo alla modernizzazione delle infrastrutture offrendo una serie completa di funzionalità di integrazione per far dialogare le applicazioni e i dati dovunque essi risiedano, rispondendo alle esigenze di disaccoppiamento tra ambienti legacy e cloud native”.
IBM Cloud for Applications è stata appositamente progettata per modernizzare le applicazioni esistenti, facendo un’analisi approfondita di ciò che l’azienda ha già per riscrivere o integrare servizi più innovativi, permette inoltre di incorporare sicurezza e la possibilità di sviluppare nuove app, mettendo a disposizione soluzioni di sviluppo cloud nativo.
Infine, IBM Cloud Pak for Multicloud Management visibilità, governance e un’automazione coerente negli ambienti sempre più complessi che si stanno configurando nelle aziende.
“Il processo di modernizzazione – ha continuato Luisa Farinella, Associate Partner, Cloud & IoT Architect, GBS, IBM Italia – non è solo una questione tecnologica, bisogna avere ben chiari il punto di partenza e quello di arrivo e creare piani d’azione e una roadmap precisi. IBM Services supporta i clienti in questo lavoro portando, oltre alle soluzioni tecnologiche, competenze industriali e mettendo a frutto le proprie esperienze”.
E tra i tanti clienti IBM sono stati i rappresentanti di Bentley SOA, Q8 Kuwait Petroleum e Sogei (in prossimi articoli l’approfondimento) coloro che hanno focalizzato l’attenzione sull’importanza della modernizzazione applicativa e dello sviluppo agile di applicazioni cloud native, ritenendoli pre requisiti indispensabili per fornire servizi in modo veloce.
Sfruttare multi cloud e edge, ecco come fare
Gli ambienti IT sono sempre più distribuiti e si percepisce la necessità di averne un monitoraggio unico integrato ed è il tema trattato: è questo il tema della terza sessione Le potenzialità dell’Edge Computing e gli ambienti Hybrid Multi Cloud, moderata nuovamente da Patrizia Fabbri. “In tale ambito – ha detto Gianluigi Avella, IBM Cloud Technical Leader, IBM Italia – Watson AIOps (Artificial intelligence fot IT Operations) comprende una ampia gamma di funzionalità e servizi basati su AI per auto rilevare e diagnosticare le anomalie IT per poi darvi risposta”.
IBM Cloud Satellite è la soluzione che consente di eseguire i workload su cloud, multi cloud, ma anche on premise o sull’edge assicurando elevate sicurezza e flessibilità per garantire le migliori performance, il tutto monitorabile da un’unica dashboard in modo da ridurre la frammentazione e dare un unico punto d’osservazione centralizzato.
“È compito di IBM Satellite – ha specificato Simone Bonetti – Certified Cloud Architect, IBM Italia – promuovere un approccio sinergico al cloud: grazie all’AIOps si individuano i problemi (e si raccolgono i dati necessari perché questi non si verifichino più) ma allo stesso tempo si distribuiscono i carichi di lavoro per non avere cali di produttività e si ha la governance dei sistemi”.
“Con l’offerta IBM Services for Container Platforms – ha proseguito Riccardo Desantis, IBM Services Technical Sales, IBM Italia – contribuiamo a supportare gli utenti finali nella progettazione di applicazioni aiutandoli a creare le applicazioni una sola volta per poi distribuirle ovunque sfruttando appieno ambienti multi cloud ibridi”.
“L’edge – ha concluso Avella – è l’ultimo tassello dell’evoluzione IT e consente di costruire scenari nuovi, in qualsiasi ambito, dall’automotive alla sanità. Importanti partner IBM [come Eurotech e Tera, che sono intervenuti durante l’evento per illustrare la loro esperienza in ambito edge computing e dei cui interventi parleremo in un prossimo articolo ndr] mettono a frutto i loro skill specifici per implementare la nostra tecnologia nei vari comparti industriali”.