Tech intensity. Non è la prima volta che Satya Nadella, CEO di Microsoft utilizza questa espressione per definire la visione della multinazionale di Redmond. L’aveva usata per esempio anche in Italia all’Innovation Summit 2019, quando il coronavirus non era ancora arrivato a stravolgere le vite e le economie di tutto il pianeta. Inaugurando il 22 settembre Ignite, l’appuntamento annuale di Microsoft che nel 2020 si tiene come evento esclusivamente digitale, parla di “intensità tecnologica” come chiave per la resilienza del business e della trasformazione digitale, declinandola su tre concetti: “In primo luogo, come si adotta la tecnologia più recente e la si integra nella propria organizzazione. Secondo, come si costruisce la propria capacità digitale unica. E infine la fiducia, sia nella tecnologia sia nell’allineamento dei modelli di business”.
La premessa serve a Nadella per sostenere che Microsoft oggi rappresenta l’unica azienda a possedere uno stack tecnologico completo in grado di supportare tutto questo. E, a sostegno dell’affermazione, lancia un video che mostra l’evoluzione di uno dei prodotti Microsoft più longevi, il Flight Simulator, in cui l’attuale potenza di questo stack è frutto dell’integrazione tra Azure AI, Bing Maps, calcolo spaziale e Xbox.
I tanti volti di Azure, il computer del mondo
Graficamente, lo stack illustrato dal CEO vede a fondamento la piattaforma cloud Azure, “il computer del mondo” grazie ai suoi 61 data center “regionali”. Con l’avvento del 5G e la richiesta di abbassare i tempi di latenza, l’ecosistema si è ampliato: da Azure Stack ad Azure Edge Zones, fino ad Azure IoT. Non solo lo streaming dei giochi attingibili tramite xCloud è migliorato, ma ambiti quali l’agricoltura e il manifatturiero possono trarre vantaggio e ridurre i costi ricavando insight più accurati e in tempo reale.
Ma “i casi d’uso si estendono a tutti i settori” sottolinea Nadella, citando Siemens Healthineers che “si affida ad Azure per collegare decine di migliaia di macchine di scansione medica al cloud” e la startup keniota Africa’s Talking che “utilizza Azure Arc in modo che i suoi clienti possano costruire app di comunicazione ovunque si trovino senza doversi preoccupare di problemi di latenza pervasivi”. Azure Arc era stata presentata in occasione dell’Ignite 2019 tenutasi a Orlando come soluzione nata per estendere la gestione di Azure a qualsiasi infrastruttura e permettere la distribuzione dei servizi dati su più cloud, data center e edge.
Dal mare allo spazio per raccogliere petabyte
La corsa di Azure non si ferma alla terraferma. Il progetto Natick, avviato nel 2015, ha immerso un data center, composto da 864 server, a 35 metri di profondità al largo delle isole scozzesi Orcadi. Azure Orbital, al contrario, punta a portare l’infrastruttura nello spazio. In realtà, spiega Hrishi Shelar, Senior Program Manager di Azure Networking, si tratta di “una stazione di terra completamente gestita come servizio che permette di comunicare con i satelliti, elaborare i dati e scalare le operazioni in Microsoft Azure”.
Se si pensa che gli eventi meteorologici possono influenzare le attività economiche degli Stati Uniti per una cifra che si aggira attorno ai 700 miliardi di dollari, dice Shelar riportando stime della National Oceanic and Atmospheric Administration, si capisce il perché dell’interesse nel voler far dialogare i satelliti con la piattaforma cloud di Microsoft. In un mondo in cui l’ordine di grandezza dei dati è ormai il petabyte, Satya Nadella rivendica il fatto che Azure sia “l’unico cloud con capacità di analisi e dati senza limiti in grado di fornire un patrimonio di dati nativo nel cloud per ogni organizzazione”. Tanto che “dal lancio di Azure Synapse (in precedenza SQL Data Warehouse, ndr) un anno fa, abbiamo visto un aumento del 500% del numero di clienti che gestiscono carichi di lavoro su scala petabyte”.
Power Platform, la soluzione per i “citizen developer”
Azure viene incontro anche alle esigenze degli sviluppatori che adoperano GitHub per realizzare applicazioni cloud native e modernizzare quelle esistenti. Inoltre, con Azure Communication Services ogni sviluppatore può portare le API nelle sue applicazioni, su qualsiasi dispositivo e su qualsiasi piattaforma. Oltre agli sviluppatori di professione, Microsoft sta cercando di affiancare i cosiddetti “citizen developer”, cioè chi è digiuno di codici e programmazione. Mentre i primi sono impegnati a trovare soluzioni evolute per affrontare la sfida lanciata dal Covid-19, “oggi più che mai – rimarca Nadella – le organizzazioni hanno bisogno di strumenti che chiunque possa usare per guidare più velocemente l’impatto dell’intensità tecnologica”. Power Platform serve a questo, poiché offre tool low-code/no-code per creare rapidamente un’applicazione o un agente virtuale, automatizzare un flusso di lavoro o analizzare i dati. Per gli sviluppatori professionisti, invece, rappresenta una potente catena di strumenti che si integra con le capacità di Azure, tant’è vero che può essere utilizzata insieme a GitHub.
Se l’intelligenza artificiale sposa il supercomputer
Non poteva mancare nell’excursus del CEO il riferimento all’intelligenza artificiale che, attraverso i Cognitive Services di Azure, “rende più facile costruire applicazioni che vedono, sentono, parlano, cercano, capiscono e accelerano il processo decisionale”.
Un esempio di come l’AI possa rivoluzionare i processi nella relazione tra cliente e azienda è illustrato da Vanessa Fournier, Group Product Manager di Microsoft Dynamics 365: “Cosa succederebbe se l’AI potesse veramente comprendere le richieste dei clienti con una comprensione avanzata del linguaggio naturale, creando ed eseguendo dinamicamente programmi basati sulla conoscenza dei processi aziendali per rispondere in modo univoco?” si chiede la Fournier.
La risposta risiede in “una vera e propria partnership, con l’AI in continuo miglioramento grazie alle interazioni umane, poiché genera insight, sintesi, suggerimenti e automatizza le business operation”. Per far capire i progressi in questo campo, Nadella cita il centro di ricerca OpenAI, di cui Microsoft è partner finanziatore, e il suo modello GPT-3, rete neurale che si fonda su tecniche di Natural Language Processing. Nella prima versione usava 110 milioni di parametri di apprendimento, oggi è arrivato a utilizzarne 175 miliardi sul super computer Azure AI.
Ancora più vicini (virtualmente) con Microsoft Teams
Satya Nadella conclude la sua introduzione a Ignite 2020 parlando di Office 365, delle nuove funzionalità di protezione di Defender e di Windows 10, usato oggi da 1 miliardo di persone. Se sono ampiamente noti sia il sistema operativo sia la suite di produttività di casa Microsoft, forse lo è meno il primato di Edge, il browser che ha sostituito Explorer e che il prossimo mese approderà anche su Linux. A detta di Nadella, “Edge blocca più tentativi di phishing e malware di qualsiasi altro browser. Ed è il primo a supportare nativamente la Data Loss Prevention”. Ma la parte del leone, confermata dai trend di mercato che durante i mesi scorsi ne hanno decretato un successo inarrestabile, la fa Microsoft Teams. L’ultima innovazione nella piattaforma di comunicazione e collaborazione si chiama Together e prevede una modalità di riunione in cui tutti i partecipanti sono collocati insieme in uno spazio virtuale condiviso. “La nostra ricerca mostra che il cervello esercita meno sforzo quando partecipa a una riunione utilizzando la modalità Together rispetto alla visualizzazione a griglia standard”. Non sarà la soluzione al burnout da smart working, ma probabilmente aiuta.