Nei due Executive Dinner, organizzati a Milano e a Roma da ZeroUno in collaborazione con Fastweb e Cisco, nel dibattito che è seguito alla contestualizzazione di scenario gli utenti, pur riconoscendo in gran parte l’importanza del cloud come tappa fondamentale del percorso di flessibilizzazione dell’It, hanno approfondito i diversi approcci, nonché vantaggi e criticità per capire dove, quando e come va effettivamente adottato il modello as a service.
Di questo servizio fanno parte anche i seguenti articoli: | |
LO SCENARIO – IaaS, come disegnare infrastrutture agili | |
FOCUS SUL FINANCE – Il Finance verso l’hybrid cloud, come e perché |
Gestire la digital transformation: i motivi pro-cloud
- Secondo Roberto Di Leo, Amministratore di Eminds, società che supporta le aziende del Turismo ad evolvere verso la digital transformation, l’obiettivo primario del cloud è “eliminare la zavorra e permettere all’It di concentrarsi sulla propria mission, ovvero dialogare con il cliente per identificare e soddisfare la domanda, senza l’onere di presiedere a questioni meramente tecniche”.
- Il cloud è stata la leva per innovare infrastrutture altrimenti obsolete, come ha raccontato Mauro Abeni, It Infrastructure Manager di Auchan: “Dalla crisi del 2008, gli investimenti It nella Gdo sono drasticamente diminuiti e i sistemi informativi hanno subìto pesanti rallentamenti.
L’esigenza di rinnovare il data center per adeguarlo alle nuove esigenze di business, nel nostro caso ha trovato una risposta nel cloud che ci ha permesso di evolvere le infrastrutture rapidamente. Tra i principali benefici, abbiamo ottenuto anche la possibilità di monitorare e tenere sotto controllo i costi di ogni singolo servizio”.
Tuttavia, come ha ricordato Federico Vecchiatti, responsabile Infrastruttura Informatica di Unicomm, “la Gdo è condizionata da un legacy importante: bisogna migrare tantissimi dati e muovere macchine costosissime”. Il cloud è quindi un’alternativa da valutare con cautela.
- Francisco Souto, Direttore Sistemi Informativi Gruppo di Alpitour si è rivelato tra i più forti sostenitori del cloud, ma ha messo in guardia da alcuni falsi miti: innanzitutto, avviare un progetto in cloud costa e il risparmio è incrementale sul lungo periodo. La criticità numero uno è il change management: “Abbracciare il cloud obbliga ad avere una strategia alla base. Dobbiamo capire, noi dell’It e farlo capire al top management [per poter effettuare gli investimenti adeguati – ndr], che il cloud è la strada per raggiungere gli obiettivi di business; all’utente interessano le performance di servizio, non la tecnologia sottostante, e il cloud consente di raggiungere le elevate performance oggi richieste”.
Il cloud è inevitabile: “Se si pensa di gestire i big data e fare business intelligence in casa, si arriva troppo tardi sul cliente”.
Altri vantaggi: pay-per-use e flessibilità
- Il pagamento a consumo è un altro aspetto apprezzato della nuvola, coma ha dichiarato Edoardo Dossena It Manager di Idea Lavoro:
“Il cloud ci aiuterebbe a sostenere i picchi di carico che si verificano due-tre giorni al mese, quando si effettua l’elaborazione delle buste paghe, mettendo a disposizione risorse aggiuntive solo quando occorre”.
Anche Rosato Fabbri, It Manager Tech And Com Sarl, società che offre servizi di backoffice alle aziende, ritiene la scalabilità tra i maggiori benefici del cloud: lavorando su commessa, i carichi di lavoro sono difficilmente predicibili. - La flessibilità è un’altra tra le ragioni a favore del cloud: “Abbiamo cambiato sede più volte – ha spiegato Mario Buttà, Responsabile It di Lintel Group – e tutte le volte abbiamo trasferito il data center, con costi e rischi altissimi.
Inoltre, la focalizzazione sulla gestione dell’hardware distoglie l’It da attività a valore”.
- “Inizialmente – ha commentato Stefano Mainetti, Co-direttore scientifico dell’Osservatorio Cloud e Ict as a service della School of Management del Politecnico di Milano – il cloud è stato proposto dai vendor come strumento per tagliare sui costi, ma invece deve essere considerato un’opzione strategica. Con la nuvola, infatti, si comprano elasticità, capacità di innovazione e opportunità economiche da conteggiare nei business case”.
Legacy fondamentale: perché andare verso l’hybrid
- Tuttavia capire le dinamiche e i benefici dell’as-a-service non è semplice. “Il cloud è ‘nebuloso’ – ha affermato Giulio Festa, Responsabile It di Salvator Mundi International Hospital -. Esistono molte declinazioni che andrebbero valutate”.
“Non sempre il cloud è la ricetta per tutti i mali, ma dipende dalla convenienza alla migrazione – ha obiettato Matteo Venturelli, Client Director di Piksel, società che supporta i broadcaster a spostare le trasmissioni dai canali tradizionali alle reti Ip. “In certi casi – è intervenuto Alessandro Perrino, Business Development Senior manager di Fastweb – il legacy è fondamentale. L’importante è averne consapevolezza, quanto essere in grado di smontare le resistenze al cambiamento e chiedere il necessario commitment al management”. “Non tutto si presta a essere migrato sul cloud – ha aggiunto Bruno Pierro, Cloud Leader di Cisco Italia -, ma ci sono strumenti che possono aiutare a trasferire dati e applicazioni da una nuvola all’altra. Inoltre, essenziali sono il cambio di leadership e la definizione del cloud journey.
Con il nostro strumento Business Cloud Advisory possiamo indirizzare l’azienda nel percorso di trasformazione, offrendo un confronto con la maturità It delle aziende del settore”.
Competenze interne, un nodo critico
Insomma, la migrazione non è sempre indispensabile e, oltre a un assessment preciso, richiede competenze interne.
- “È difficile avere skill interni su una pluralità di tecnologie, che sono in continua evoluzione – ha dichiarato Perrino di Fastweb -”. Affidarsi a un partner esterno può essere la soluzione: “Abbiamo un gruppo di tecnici che vengono costantemente aggiornati – ha proseguito il manager -. Tuttavia, non bisogna perdere completamente le competenze interne, perché recuperarle in seguito non è banale.
Il mio suggerimento è quello di creare dei tower leader, dei team specializzati su precisi temi tecnologici, in grado di governare l’innovazione ed il business”.
- “Il cloud richiede competenze in diversi ambiti – ha detto Mainetti del Politecnico di Milano – ad esempio quello contrattualistico e di business.
Bisogna investire in formazione, innescare procedure di job rotation, fare recruiting continuo. Ma fortunatamente fare business si impara: l’evoluzione delle risorse It va proprio in questa direzione, da mansioni più tecniche a ruoli enterprise. La direzione It però deve essere anche pronta a cedere alcune attività in esterno, quelle più tecniche che meno impattano sul business”.