Analisi

Il Cloud in Italia vale 443 milioni di euro

La stima dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service della School of Management del Politecnico di Milano. In termini percentuali significa il 2,5% del totale della spesa IT. Una cifra bassa ma in crescita del 25% anno su anno. Forte adozione da parte delle grandi imprese, ma le PMI restano al palo.

Pubblicato il 02 Lug 2012

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Un mercato ancora piccolo, ma con crescite sostenute. Il Cloud in Italia nel 2012 vale circa 443 milioni di euro (il 2,5% della spesa totale IT nel Belpaese), con incrementi del 25% anno su anno.

E’ la stima dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service della School of Management del Politecnico di Milano, giunto alla seconda edizione.

Per effettuare la stima del mercato, l’Osservatorio ha adottato un approccio bottom-up, partendo da un campione stratificato di imprese utenti che ha visto coinvolte 131 aziende di grandi dimensioni e 660 PMI.

Il mercato Cloud in Italia
La grande maggioranza degli investimenti riguarda il Private Cloud, con un valore di circa 240 milioni di euro (54% della spesa totale), mentre il Public Cloud vale a oggi 203 milioni di euro.

Suddividendo la voce Cloud nelle due 3 declinazioni (IaaS, Paas, Saas), troviamo che lo IaaS vale poco più di 120 milioni di euro, seguito da SaaS (65 milioni) e PaaS (10 milioni).

Le PMI rimangono indietro
In Italia, il Cloud è un fenomeno che riguarda essenzialmente le grandi imprese.  “Il 67% delle grandi organizzazione adotta già tecnologie Cloud. –commenta Alessandro Piva, Responsabile della Ricerca dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service -. In particolare il 56% utilizza almeno un servizio Cloud, mentre l’11% ha in corso limitate sperimentazioni. Il 25% si è dichiarato interessato all’introduzione e solo l’8% dichiara di non utilizzare il Cloud e di non avere alcun interesse a introdurlo”.

In genere i progetti Cloud riguardano la posta elettronica, i sistemi di unified communication e collaboration, la gestione delle risorse umane, lo scambio documentale, il CRM. Rispetto alla passata edizione è cresciuto l’interesse verso la gestione acquisti, l’ERP, la Business Intelligence.

Nelle imprese sotto I 250 addetti, solo il 22% dichiara di avere avviato progetti Cloud, il 2% intende introdurli e il 76% non ne fa utilizzo. “Tra le aziende che non hanno avviato progetti Cloud – continua Piva –  solo il 6% dichiara un interesse, il 60% non ne dimostra alcuno e il 10% dichiara di non conoscere tali tecnologie”.

E’ questo forse il lato più critico da evidenziare: la maggior parte delle PMI non dimostra alcun interesse nel Cloud, un atteggiamento che va nell’atavico solco di una scarsa importanza dell’ICT nelle strategie di impresa.

Preoccupante poi che il 10% dichiari di non conoscere tali tecnologie, un dato che deve far riflettere tutti gli operatori della filiera Cloud.

Un risparmio del TCO compreso fra il 10 e il 20%
Eppure, i benefici  del Cloud sono tangibili: “Limitandosi alla sola stima di risparmio di costi e accontentandoci di stime prudenziali, i progetti di Public Cloud analizzati hanno portato a riduzioni del Total Cost of Ownership stimabili tra il 10 e il 20%” spiega Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio. E analoghe stime possono essere fatte anche per il Private Cloud

Proiettando questi dati rispetto alla crescita del mercato, il Cloud potrebbe portare a un risparmio cumulato di circa 450 milioni di euro entro il 2015. Risparmio che potrebbe arrivare a 1 miliardo di euro se i livelli di adozione fossero analoghi ad altri Paesi leader e se facessimo nostre le best practice di mercato.

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