Ricerche

Il Cloud “occulto” dilaga nelle aziende, l’Italia in testa alle nazioni europee

Ricerca di Vanson Bourne: il 66% dei dipendenti italiani acquista servizi Cloud eludendo le procedure aziendali di acquisto IT. Il 49% lo ha già fatto. In molti casi per nobili motivi, alla ricerca di modi di lavorare più efficienti. E i CIO chiudono un occhio, chiedendo però un maggior dialogo con le linee di business

Pubblicato il 27 Mag 2013

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La diffusione dei servizi Cloud in azienda dilaga a tal punto da essere usati e acquistati dai dipendenti senza chiedere l’autorizzazione delle funzioni IT.

E l’Italia è in testa alle nazioni europee in tema di servizi Cloud “clandestini”: il 66% dei dipendenti del Bel Paese, infatti, utilizzerebbe o acquisterebbe servizi in autonomia e il 49% lo ha già fatto, contro rispettivamente il 45% e il 36% registrati al livello globale.

A mettere in evidenza questo fenomeno è una ricerca di Vanson Bourne, commissionata da VmWare, condotta su 1.500 responsabili IT e 3.000 impiegati di UK, Francia, Germania, Olanda, Italia e dei Paesi Nordici.


Le motivazioni
A spingere i dipendenti a scavalcare le procedure di acquisto di servizi IT è principalmente la volontà di testare e trovare dei modi di lavorare più efficienti e veloci – come dichiarato dal 30% degli intervistati. Anche la ricerca di rimanere competitivi e innovativi attraverso una nuova offerta di prodotti e servizi ha però giocanto un ruolo per il 18% dei dipendenti.


Le funzioni “fuori controllo” e i servizi acquistati
Secondo i responsabili IT sono in particolare 4 le aree che più di tutte scelgono di acquistare servizi Cloud non autorizzati: marketing, pubblicità e comunicazione (43% in Europa, 31% in Italia); vendite (33% in Europa, 20% in Italia); ricerca e sviluppo (31% in Europa, 43% in Italia); finance (23% in Europa, 22% in Italia).

Il servizio che ha riscosso in assoluto più successo è quello di condivisione di dati e file, indicato dal 55% dei rispondenti europei e dal 60% degli italiani. A seguire i servizi email Cloud (47% in Europa, 46% in Italia), l’instant messaging (44% in Europa, 53% in Italia), la video conferencing (37% in Europa, 42% in Italia), i social network professionali (22% in Europa, 23% in Italia).


La reazione dei direttori IT
Il 37% dei responsabili IT europei ha dei sospetti in merito all’acquisto non autorizzato di servizi Cloud – in Italia si sfiora addirittura il 43% – ma nonostante vengano aggirate le procedure aziendali la diffusione dell’utilizzo della “nuvola” non viene reputata negativamente, ma addirittura le si riconoscono benefici.

Circa un decison maker su due pensa, infatti, che possa dar voce alle esigenze dei clienti più tempestivamente, e circa un terzo che rappresenti uno dei fattori per incrementare la crescita e lo sviluppo del business. Unico reale neo è la preoccupazione che l’utilizzo di servizi “non controllati” possa aprire la strada alle minacce informatiche, andando a fallare la sicurezza, riducendo il carico di gestione e il controllo.

E in particolare i responsabili IT italiani non sono stati colti impreparati se si considera che il 31%, in realtà, aveva già ipotizzato di implementare questi servizi e applicazioni, a favore di un allineamento tra le esigenze manifestate dalle singole business unit e la strategia IT a livello di impresa.

Per questo, come sottolinea Alberto Bullani, Regional Manager VMware Italia, «è necessario darsi da fare. Circa la metà dei responsabili IT in Europa chiede un maggior dialogo con i dipartimenti coinvolti. E’ bello vedere i dipendenti prendere l’iniziativa per guidare la crescita e l’innovazione, ma questo ha un prezzo. Un approccio proattivo dell’IT con appropriati livelli di gestione, sicurezza e visibilità può assicurare che il cloud nascosto diventi un fattore competitivo e non diventi una minaccia per il business».


La spesa in servizi Cloud clandestini
Nel 2012, il 23% dei dipendenti europei ha scaricato e pagato circa 2.270 euro e il 14% più di 5.000 euro, tra questi il 22% degli italiani, il 19% degli olandesi e il 17% dei tedeschi.

In Italia, i responsabili IT hanno stimato che l’equivalente del 20% del budget IT è stato speso in servizi e prodotti Cloud non autorizzati nel 2012, più di 2 milioni di euro, la cifra più alta in Europa.

«La ricerca parla di una spesa sbalorditiva in azienda per il cloud non autorizzato, ma non necessariamente si tratta di denaro sprecato. I dipendenti dichiarano di aggirare spesso il reparto IT per acquistare servizi cloud e lavorare in maniera più efficiente per il bene dell’azienda», ha commentato Bullani. «L’IT ha raggiunto un punto critico in cui ignorare la realtà della spesa per il cloud non autorizzato non è più possibile. I responsabili IT devono fare i conti con questa realtà, fornendo la flessibilità che lo staff richiede e, al tempo stesso, gestendola in modo sicuro».

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