Il cloud, tra ottimizzazione It e innovazione di business

Le promesse del cloud, da molte aziende già ampiamente confermate, non fanno comunque venir meno l’approccio metodologico progettuale tipico dell’It. Per le grandi imprese il primo traguardo è trovare il giusto bilanciamento tra ottimizzazione e innovazione. Le Pmi possono invece guardare con più semplicità alla flessibilità dei servizi, ma questo non significa che non servano visione, strategia e governance. L’opinione di Alessandra Brasca, Strategic Initiatives e Cloud Leader di Ibm Italia.

Pubblicato il 18 Nov 2013

Secondo un recentissimo studio rilasciato da Ibm Center for Applied Insights (Under cloud cover: how leaders are accelerating competitive differentiation, studio condotto in collaborazione con la Oxford Economics su oltre 800 cloud decision makers e users in mercati maturi come Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti nonché in mercati in crescita come Australia, Brasile, Cina, India, Polonia, Singapore e Sudafrica) le organizzazioni che adottano il cloud per innovare e differenziarsi rispetto alla concorrenza, registrano una crescita dei ricavi quasi doppia e una crescita dell’utile lordo di circa 2,5 volte più elevata rispetto alle aziende più caute verso queste tecnologie. In particolare, le organizzazioni più mature nell’adozione del cloud hanno:

1) una probabilità del 117% maggiore, rispetto alle altre realtà, di prendere migliori decisioni basate sui dati;

2) il 79% di opportunità in più per individuare e sfruttare le competenze ovunque si trovino nell’ecosistema globale che ruota attorno all'organizzazione, realizzando una collaborazione più approfondita;

3) il 66% di probabilità in più per rafforzare la relazione tra It e linee di business;

4) il 136% di possibilità in più per reinventare la relazione con i clienti e differenziarsi dai concorrenti.

Alessandra Brasca, Strategic Initiatives e Cloud Leader di Ibm Italia

“La prima necessità da parte delle organizzazioni di tipo Enterprise è quella di ottimizzare le risorse It, non solo sul fronte della virtualizzazione, ma soprattutto dell’automazione e dell’accelerazione dei processi attraverso l’accesso self-service a certi tipi di risorse (computing, storage, piattaforme di sviluppo, networking ecc.) – commenta Alessandra Brasca, Strategic Initiatives e Cloud Leader di Ibm Italia, spiegando i motivi che hanno spinto le imprese ad adottare il modello cloud -. Scelta che porta poi al rilascio di servizi innovativi in modo molto più celere, rispondendo quindi direttamente e velocemente alle necessità degli utenti aziendali (Lob e top management)”.

Ciò che consente il cloud, di fatto, è il raggiungimento di un bilanciamento tra l’ottimizzazione e l’efficientamento delle risorse It e l’innovazione di business, ossia un equilibrio tra “system of transaction (sistemi tradizionali, hardware e applicazioni transazionali come Erp e Crm, ad esempio) e system of engagement (sistemi innovativi basati su web, mobile, social) – dice Brasca -. Le soluzioni cloud consentono di accelerare, ad esempio, il rilascio di servizi digitali multicanale (web, mobile, social) con i quali ingaggiare o fidelizzare la clientela attraverso proposte personalizzate in real-time, oppure di monitorare grandi moli di dati in tempi ridottissimi per estrapolarne informazioni utili ai processi decisionali o, ancora, accelerare il time-to-market attraverso canali di comunicazione e collaborazione più efficienti”.

A patto però che si lavori a priori, come si diceva, sul corretto bilanciamento tra ottimizzazione dell’esistente e creazione del nuovo. “Adottare servizi di public cloud per gestire una campagna pubblicitaria sui canali social senza prevederne l’integrazione con il Crm e l’Erp aziendale è rischioso e gli obiettivi prefissati potrebbero non essere affatto raggiunti – evidenzia Brasca -. Le società più attente hanno compreso l’importanza dell’approccio metodologico; come Ibm possiamo testimoniare il fatto che qualsiasi progetto cloud sia sempre il frutto di una ricerca bilanciata tra flessibilità e personalizzazione, sia che si tratti di private sia di public cloud”.

Benché i tempi siano molto più accelerati rispetto al passato, “anche nel modello cloud il tema della ‘progettualità’ non viene meno, soprattutto per le grandi imprese, che devono calare le nuove soluzioni in contesti esistenti, tecnologie stratificate ed eterogenee – ci tiene a sottolineare Brasca -. L’integrazione è fondamentale affinché si riesca a estrarre reale valore dalla scelta ‘cloud oriented’. Diverso è per le Pmi, che hanno l’opportunità di accedere a servizi tecnologici in modo flessibile per accelerare l’innovazione senza le difficoltà di integrazione e personalizzazione tipiche delle large enterprise”.

Un mercato, quello delle Pmi, che Ibm sta da sempre presidiando con un’offerta di servizi e soluzioni standard facilmente accessibili; “Un obiettivo che da soli non possiamo traguardare – conclude Brasca -. L’ecosistema di partner allineato a criteri di trasformazione tecnologica business oriented diventa l’anello di congiunzione imprescindibile”.

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