Rispetto alle previsioni di alcuni anni fa, la tendenza principale nella diffusione del cloud computing è ormai consolidata in direzione dei sistemi ibridi a scapito per il momento di quelli pubblici. Anche le infrastrutture di conseguenza devono rivelarsi all’altezza della situazione, scongiurando il rischio di aggiornare sistemi in direzione diversa dalle esigenze concrete. Un aspetto sul quale Oracle ha voluto andare a fondo, anche per capire se e quanto i propri clienti siano intervenuti in modo adeguato sui rispettivi database.
L’azienda ha di conseguenza incaricato Idg Connect di condurre una ricerca in ambito EMEA, intervistando 300 dirigenti in area Ict di aziende con almeno 250 dipendenti. Dall’indagine emerge uno scenario secondo cui il panorama del cloud computing nel 2017 sarà sempre più dominato da servizi per piattaforme e database che supportano le infrastrutture ibride.
In particolare l’adozione del cloud privato sta rapidamente raggiungendo la maturità, con quasi i due terzi (60%) di installazioni giunto a livelli di adozione intermedi o avanzati. Un dato previsto in crescita fino all’82% nel 2017. Allo stesso tempo, alle barriere tradizionali nell’adozione di cloud privati, tra cui prima di tutto la sicurezza, se ne sono aggiunte di nuove come la standardizzazione It e la capacità di integrarsi con le applicazioni esistenti. A queste nuove preoccupazioni viene ricondotta la motivazione che induce le aziende a considerare l’approccio ibrido preferibile per l’espansione del cloud in azienda.
Più in dettaglio, dalla ricerca emerge come il 36% delle aziende sia più propenso a scegliere la via ibrida per sviluppare il cloud rispetto al modello privato, comunque non molto distante con il 32% di segnalazioni. Ci sarà invece ancora da attendere per l’affermazione estesa del pubblico, al momento indicato dal 17%.
Se nel medio termine l’opzione ibrida appare la preferita, nell’immediato l’attenzione è in prevalenza rivolta alla soluzione privata. In particolare, in questa situazione l’80% apprezza la possibilità di standardizzazione dell’It. Il 70% indica invece come decisiva la possibilità di garantire massimo supporto alle decisioni del management in materia di strategie aziendali. Con il 65% resta comunque forte la convinzione di voler mantenere il pieno controllo sull’infrastruttura, mentre il 48% apprezza anche il fatto di coltivare relazioni dirette con i fornitori-
Più conferme che novità rispetto alle preoccupazioni sull’adozione del cloud privato. Prima di tutto resta la sicurezza dei dati, indicata dal 55% degli intervistati, seguita da un altro aspetto delicato come l’integrazione con le applicazioni esistenti, che preoccupa il 47% degli interpellati. Dubbi anche riguardo le competenze disponibili per il 45%, senza trascurare i costi per l’hardware (44%).
La crescente maturità del cloud privato viene interpretata come segnale che le aziende hanno compiuto importanti progressi nella realizzazione di progetti in questo campo. L’elemento più importante di un’infrastruttura privata viene individuato nella possibilità di avere la governance sotto controllo (34%), seguita dalla standardizzazione dell’It (27%), dal miglior supporto ai principali responsabili delle decisioni strategiche (25%) e dalla possibilità di garantire un’efficace change management dell’It (17%).
All’interno del cloud privato, l’approccio Software-as-a-Service viene considerato come il più importante dal 68%, davanti a Database-as-a-Service indicato invece dal 61% e seguito dalPlatform-as-a-Service nel 57% dei casi. Tuttavia, la situazione è stimata in evoluzione nel corso dei prossimi due anni, quando i servizi DaaS secondo il 29% diverranno la forma più importante di cloud privato, superando le modalità PaaS (26%) e SaaS (23%).