Sono in pochi a parlare di Software Defined Networking per la Internet of Things, ma presto questo approccio sarà sulla consolle di tutti.
Ridisegnare le infrastrutture per supportare la quantità crescente di dispositvi connessi sta diventano un’abitudine. Il contraccolpo è arrivato dalla mobility, che ha imposto una rapida revisione dei sistemi di connessione e di gestione degli accessi.
L’impatto dei dispositivi connessi e comunicanti al seguito della IoT sarà di molto superiore e non c’è stress test che consenta di verificare se il networking sarà all’altezza della domanda.
Software Defined Networking: se la rete diventa un programma
Approccio evoluto di una virtualizzazione as a service di nuova generazione, il Software Defined Networking (SDN) è solo all’inizio della sua carriera, ritengono gli esperti. Vendor e provider devono comunque prepararsi sin da ora.
Con il progressivo affermarsi della Internet of Things ci sarà un’inversione di tendenza rispetto ai trend attuali che vedono grossi volumi di dati e basso numero di connessioni. La modalità di configurazione del SDN permetterà ad operatori di rete e imprese di allocare le risorse in modo estremament epiù flessibile in modo da reagire in modo estremamente adattivo e proattivo al cambiamento in atto.
Si parlerà allora di Network Functions virtualization (NFV), approccio che consentirà di aggiungere scalabilità a supporto dei servizi di sicurezza e di elaborazione necessari a gestire questa la nuova onda montante dei dati.
SDN a supporto della IoT: i primi vantaggi
SDN e IoT costituiscono un binomio vincente per supportare le flotte di dispositivi che rientrano nella sfera del Machine-to-Machine (M2M).
Le imprese si troveranno a dover affrontare investimenti sempre più onerosi per carozzare i loro data center in modo da poter governare la molteplicità di dispositivi connessi e comunicanti nel momento in cui questo tipo di commutazione diventerà uno standard.
Le Virtual Private Network (VPN) funzionano bene con i dispositivi intelligenti associati al machine-to-machine che utilizzano le schede SIM per la comunicazione vocale su rete mobile. Con le flotte M2M senza SIM, c’è un limite al numero di commutazioni standard che una VPN è in grado di supportare, il che limita la quantità di dispositivi supportati.
Nuove economie di scala, anzi di scalabilità
L’SDN può ridurre al minimo l’investimento sul data center: la rete programmabile permetterà alla IoT di gestire gli indirizzi che la VPN on sarà in grado di supportare.
A detta degli specialisti, oggi il data center ogni voltail numero di reti di reti VPN satura gli switch disponibili, impone l’acquisto di un nuovo switch. Grazie alla programmazione logica del networking sarà possibile controllare i flussi e giocare d’anticipo sulle esigenze, senza richiedere l’acquisto di hardware aggiuntivo.
Software Defined Networkinf e NFV sono dunque la risposta ideale alle esigenze della Internet of things. La rete di telecomunicazione offre connettività e disponibilità di risorse a tutto campo, dalla mobility ai dispositivi della IoT fino a includere le varie formule dei cloud.
La questione è che l’approccio tradizionale al networking è basato sull’uso di equipaggiamenti fisici che assicurano adeguati tempi di servizio. Nel momento in cui i provider inizieranno a distribuire NFV ed SDN si troveranno a dover gestire nuovi livelli e nuovi parametri di servizio. In molti casi, l’affidabilità è garantita da SLA che i fornitori dovranno soddisfare, indipendentemente dalla tecnologia che andranno a utilizzare nelle loro reti.
Serviranno nuovi server adeguati all’evoluzione logica delle infrastrutture di servizio, capaci di integrare software NFV e di fornire così l’affidabilità necessaria alla business continuity della IoT. Tra i prodotti disponibili il Titanium Server che integra una piattaforma software NFV, Ciena Agility Matrix che è una piattaforma NFV o CloudBand di Alcatel Lucent.
Grossi cambiamenti nella governance
L’evoluzione delle tecnologie associate alla Internet of Things impatteranno sulle metodologie di networking anche nelle modalità di consumo perché innestate sulle nuove logiche dell’as a service e dell’on demand.
Le aziende devono imparare a rivedere le vision tradizionali rispetto alla configurazione delle reti, abbandonando l’idea di un’erogazione di servizi monolitici a favore di servizi estremamente più modulari, con durata diversa, estremamente scalabili e ad alta affidabilità
Intel, ad esempio, sta già lavorando in questo senso, per creare un ambiente SDN capace di eseguire applicazioni a supporto della IoT. A raccontarlo Steve Price, general manager delle infrastrutture di comunicazione di Intel che spiega come la sua azienda al momento stia sviluppando addirittura a un codice open source sia per l’elaborazione dei pacchetti che per l’orchestrazione delle funzionalità che permetteranno di capire le capacità del server. A questo proposito va ricordato che Intel fa parte della comunità OpenDayLight (IAD), attiva su un progetto che punta a scrivere un’applicazione capace di sfruttare l’accelerazione dei server.
Infrastruttura on demand, as a service e pay per use
Lo scenario descritto ha già al suo attivo alcuni esempi concreti. Una migliore elaborazione dei pacchetti e una migliore conoscenza delle funzionalità dei server, infatti, rendono questo tipo di condivisione possibile, aumentando il numero di servizi disponibili.
È il caso di un operatore di rete (cliente di Intel) che ha un ambiente in cui fornisce servizi per la IoT. Il provider supporta le aziende nei mercati verticali, tra cui medici e spedizionieri. In precedenza, un carrier avrebbe dovuto creare l’adeguata capacità di rete sulla sua infrastruttura per poi stabilire un dominio per ogni azienda, con tutti gli oneri di tempo, di spazio e di risorse. Oggi, invece, questo cliente sta implementando l’ambiente NFV/SDN di Intel, la virtualizzazione delle applicazioni e la creazione di ambienti virtuali per ciascuna società. Ogni cliente può così richiedere e configurare i servizi che desidera, ogni volta che ne ha bisogno, utilizzando un semplice modulo point-and-click.
Il modello di servizio è il seguente: se un’azienda ha bisogno di maggiore capacità, le basta cliccare sulle impostazioni di capacità, programmando le risorse che le servono da un’ora a un giorno, a seconda dei vincoli amministrativi. Il tutto senza dover impegnare settimane di lavoro per gestire le attività di back-end condivise.
IoT e SDN a supporto dei decision maker
Il Software Defined Networking non porta solo vantaggi in termini di flessibilità dei servizi ma anche di tracciabilità e quindi di monitoraggio delle attività. Il livello di supervisione e di controllo permette di capire meglio i dati, aiutando i decision maker a creare reti intelligenti, capaci di capire indirizzi di origine e destinazioni dei flussi informativi, risolvendo congestioni nel’arco dell’ora o della giornata. Il livello dei servizi si innalzerà perchè con la Internet of Thing l’SDN dispone di sensori che possono essere utilizzati non soltanto in modalità bidirezionale, cioè per ricevere e per inviare dati, consentendo di prendere decisioni automatizzate anche in modalità predittiva.
Se, ad esempio, un parco macchine indica un evento sismico su una particolare geografia, una SDN può interpretare un’interruzione di rete potenziale e agire di conseguenza. La rete potrebbe quindi utilizzare un semplice programma per reindirizzare il traffico intorno a quella particolare area geografia, bypassando il rischio.
In conclusione, guardando l’SDN da una prospettiva più ampia, la capacità delle reti di adattarsi in maniera dinamica alle mutevoli esigenze sarà fondamentale nel soddisfare le esigenze altamente variabili di una IoT a crescita esponenziale. L’NFV può offrire misura i requisiti di elaborazione, mentre l’SDN gestisce la capacità dei canali di trasmissione. Il futuro della governance sarà un approccio sempre più iperconvergente.