L’ ecosistema cloud di Ibm

Responsabile del portafoglio dei prodotti e servizi SmartCloud Infrastructure-as-a-Service e Managed Application, è l’italiano Fausto Bernardini, VP and Distinguished Engineer presso IBM Global Technology Services che ci ha fornito un “insight” della esaustiva capacità d’offerta Ibm nell’ecosistema del cloud e per riscoprire i suoi due costanti punti forza, il middleware e l’open source

Pubblicato il 18 Set 2013

In Ibm risale al 2000 (quando Steve Mills diventa Group executive dell’Ibm Software Group) la scelta vincente di fare del middleware una piattaforma differenziante. “È solo naturale, rileva Fausto Bernardini, VP and Distinguished Engineer Smart Cloud Enterprise, Ibm, “che la strategia ora si estenda a un ampio ecosistema cloud in quanto Ibm offre ad applicazioni di classe enterprise tutto il middleware che serve per girare in un ambiente cloud dinamico, scalabile, resiliente e standardizzato”, come esemplificato nella figura 1 dove i 4 quadranti esemplificano tutta l’offerta, dal semplice cloud hosting al più elevato livello “managed”.

Fausto Bernardini, VP and Distinguished Engineer Smart Cloud Enterprise, Ibm

L’estensione all’ecosistema cloud si sviluppa secondo una Common cloud reference architecture (Ccra) con tre modelli di consumo: primo, una Fondazione di tecnologie abilitanti i livelli Iaas (SmartCloud Enterprise o Sce) e Paas (gli Application Services); secondo, la versione Managed Service di livello Iaas (SmartCloud Enterprise Plus o Sce+) e Paas (SmartCloud Managed Applications); terzo, fuori dalla figura e dallo stesso tema dell’intervista, le Cloud Business Solutions, sia come Saas che come Business Process as a Service (Bpaas), in questo caso la componente middleware è più defilata, Ibm vi investe con ottica più opportunistica che sistemica. In quest’ultimo ambito, poco prima dell’estate Ibm ha annunciato un’ampia gamma di soluzioni cloud pensate per i vertici aziendali, con l’obiettivo di aiutarli ad accelerare l’innovazione basata sulla customer experience, tra le novità una soluzione per i big data e la social analytics che i direttori marketing (Cmo) possono utilizzare per capire come i clienti considerano il loro brand.
“Dove il middleware Ibm per il cloud fa la differenza è soprattutto nel Paas”, dice Bernardini. Nel quadrante dei servizi “managed” figurano le versioni di Sce+ offerte alle aziende per portare in cloud il loro Erp: Smart Cloud for Sap o Smart Cloud for Oracle. Nel caso di Sap, Ibm offre l’esperienza del proprio Information system, la cui “cloudificazione” ha portato il Cio Ibm a “consolidare la più grande instanza Sap globale al mondo”.

Figura 1: La strategia cloud di Ibm

Fonte: Ibm

Sviluppi sono da attendersi nel quadrante degli Application Service di “high productivity development e runtime”. Che rischiano di essere “captive”, riconosce Bernardini: latita ancora una vera interoperabilità tra i middleware di diversi cloud vendor. Ma proprio per questo, affidarsi a Smart Cloud Application Service di Ibm è una mossa a prova di futuro: da sempre impegnata su standard e open source, “Ibm spinge il cloud aperto”, ribadisce il top manager di Big Blue: tiene un Cloud Standard Customer Council ed è membro fondatore della OpenStack Foundation.

La strategia di fondo è, in pratica, una riedizione su Paas dello sviluppo aperto lanciato con Eclipse (2001), che introdusse lo standard de facto per “sviluppare dappertutto, eseguire ovunque” e con esso l’era industriale dello sviluppo applicativo. L’interoperatività cloud renderà intercambiabili servizi Paas con vendor diversi aderenti a OpenStack (oggi già lo sono i servizi Ibm di cloud privato, ibrido e pubblico).
Bernardini ricorda i dati dell’indagine Ibm Insight from Platform-as-a-Service pioneer svolta alla fine del 2012 (1500 decisori It in 18 Paesi, vedi articolo "I benefici del Pass secondo i Pionieri") dalla quale risulta che i “pionieri Paas” (il 16% degli intervistati) con la loro esperienza diretta hanno dimostrato una sensibilità media ai “benefici della Paas” assai maggiore del resto dei rispondenti (figura 2).

Figura 2: I benefici del Paas

Fonte: Insight from Platform-as-a-Service pioneer, novembre 2012

Gli Application services in Paas eseguono anche il “Pattern driven automated application (re)deployment” delle varie applicazioni produttive, dai sistemi on premise a software preconfigurato cloud: una practice Ibm di “Workload transformation” lavora con tool analitici sull’application portfolio, studia la strategia di migrazione applicativa per workload e sulla base delle sue criticità esegue un piano con una “timeline” ragionata di migrazione dall’It al target cloud appropriato.
I servizi di Sce+ sono il “distillato” dall’esperienza Ibm nei Managed Service in hosting. Nelle best practice consolidate (di monitoring, patching, security) le pattern non specifiche di un dato cliente sono state automatizzate, ma il modello stesso di Servizi “managed” nel cloud si regge in quanto globale: se il modello, per esempio, modifica la password di sicurezza ogni tre mesi, “chiedergli di modificarla ogni due” è un’eccezione custom, che intacca l’economia di scala: il messaggio è non puntare a customizzare, ma a sfruttare la flessibilità tra opzioni offerte, che nel tempo si arricchiranno.

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