La recente edizione 2014 dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service della School of Management del Politecnico di Milano ha sancito il salto di qualità che in Italia era atteso da anni per il mercato Cloud, con una crescita di oltre il 30% che ha portato il fatturato del comparto a quasi 1,2 miliardi di euro. È una dinamica che sta provocando profondi cambiamenti, puntualmente analizzati dall’Osservatorio: in quest’articolo ci soffermiamo sulle trasformazioni in atto nel mondo dell’offerta, in particolare in Italia.
L’adozione in Italia di servizi Public Cloud ha avuto nell’ultimo anno una forte accelerazione, anche se con velocità diverse in funzione degli ambiti applicativi. Il mercato “diretto” (acquisto di servizi di Public Cloud) è stimato dall’Osservatorio in 320 milioni di euro, con una crescita anno su anno intorno al 40%.
Public Cloud: tra gli ambiti in espansione Finance & Accounting, Business Intelligence e soluzioni verticali
Tenendo conto di ciò che sta succedendo all’estero, i ricercatori del Politecnico di Milano ritengono che questa tendenza continuerà anche nei prossimi anni. A tal proposito, hanno censito 440 fra i principali servizi, internazionali e italiani di Public Cloud, suddivisi in 14 ambiti tra applicativi (Software-as-a-service, il 63% dei servizi censiti), infrastrutturali (Infrastructure-as-a-service, 17%) e di piattaforma (Platform-as-a-service, 20%), che testimoniano la dinamicità del settore e dei singoli ambiti d’offerta. Il 54% dei servizi censiti ha ricevuto finanziamenti da fondi d’investimento, per un totale di 12 miliardi di dollari, al netto delle acquisizioni. Tra gli ambiti preferiti in questo senso vi sono i servizi di Document Management, di Finance & Accounting, e di CRM & Sales.
La ricerca precisa anche gli ambiti applicativi più dinamici, cioè quelli dove è emerso il maggior numero di nuovi servizi negli ultimi anni, che probabilmente traineranno in futuro l’adozione nelle aziende utenti italiane. Tra questi vi sono Finance & Accounting, Enterprise Social Collaboration, Business Intelligence, Document Management, Marketing Demand Generation, Social & Web Analytics, e Soluzioni verticali per i vari settori economici.
Invece gli ambiti Public Cloud con offerta più consolidata sono Human Resources, E-Mail, eCommerce e CRM & Sales. L’offerta di servizi quindi è matura, e si sta estendendo gradualmente anche agli ambiti “core”, favorendo l’adozione nelle aziende end user.
Le tre categorie e il ruolo chiave del Cloud Channel
Quest’affermazione dei servizi Public Cloud mette in profonda discussione la tradizionale struttura di filiera del mercato ICT, che si sta ridisegnando in cerca di nuovi ruoli e forme di differenziazione. L’Osservatorio ha individuato tre ruoli principali giocati dai player dell’offerta, che in nella “catena del valore del cloud” agiscono sinergicamente:
• ICT Enabler: sviluppano le componenti infrastrutturali hardware e software su cui si appoggia il Cloud, possiedono reti di telecomunicazioni e realizzano fisicamente i data center;
• Service Provider: progettano, realizzano ed erogano servizi di Public Cloud, sia applicativo sia infrastrutturale, eventualmente aggregando e complementando soluzioni di terze parti;
• Cloud Channel: supportano le aziende nel percorso d’adozione delle soluzioni Cloud, offrendo una gamma di servizi che possono comprendere consulenza, configurazione dei servizi, system integration, gestione dei servizi, supporto utenti.
Una “mappa” sintetica della filiera presente in Italia su questi tre ambiti, con il posizionamento dei sostenitori della Ricerca, è riportata qui sotto. «Abbiamo riscontrato una filiera con confini molto sfumati tra i ruoli, con partnership e competizioni non nette, compresenza di soggetti in aree dove non ce li saremmo aspettati, proposizione di iniziative consortili per raggiungere il territorio, acquisizioni di grossi player internazionali, e moltissime nuove iniziative imprenditoriali», spiega Alessandro Piva, responsabile della ricerca dell’Osservatorio.
In particolare nella fase attuale d’evoluzione del mercato Cloud i ricercatori attribuiscono un ruolo chiave al Cloud Channel. Il Cloud infatti, pur abilitando la disintermediazione, favorisce al contempo l’accesso alle tecnologie ICT, e quindi incoraggia nuovi progetti di innovazione e trasformazione in cui però le aziende devono essere supportate per poterli affrontare con consapevolezza e serenità. Il fermento del mercato è dimostrato dai molti ruoli ricoperti oggi dagli operatori in quest’area, ognuno con un mix particolare di servizi a supporto del Cloud e alla ricerca di elementi di unicità e differenziazione.
In particolare molti player tradizionali di System Integration hanno fatto leva sulle proprie competenze di dominio per realizzare e proporre servizi Cloud, proponendosi quindi come Service provider. Benché marginali, – sottolinea l’Osservatorio – tali linee d’offerta rappresentano un trend evidente, che porterà alla creazione di soluzioni verticali specifiche in grado di far maturare ancor più l’offerta complessiva del Cloud.
La mappatura dei sostenitori della Ricerca secondo il modello sviluppato dall’Osservatorio Cloud & ICT as a Service
L’analisi dei Cloud Service Broker internazionali
A fianco dei player tradizionali che, come appena descritto, sono alla ricerca di nuovi ruoli e proposte, stanno emergendo player completamente nuovi. Il report si sofferma in particolare sul ruolo del Cloud Service Broker (CSB), operatore specializzato nell’aggregazione e ridistribuzione di servizi Cloud di diverso tipo. Questi soggetti stanno assumendo ruoli ibridi che integrano attività tradizionalmente svolte da diversi attori della filiera, per esempio system integrator, consulenti e provider di servizi Cloud.
L’analisi dell’offerta dei Cloud Service Broker ha riguardato i principali player internazionali, ed evidenzia che, nella maggior parte dei casi, l’azione dei CSB si espande su tutte le attività del Cloud Channel: solo il 16% dei CSB analizzati esegue un’unica attività specifica. Il ruolo di CSB si esprime anche con attività di Service Provider (55% dei casi), in particolare aggregazione e integrazione di servizi Cloud preesistenti. Nel 32% dei casi il modello del CSB si può definire completo, presentandosi come un’offerta di aggregazione, integrazione e consulenza. «Il diffondersi del Cloud nelle piccole e medie imprese è fortemente legato all’evoluzione di questo tipo di attore», sottolinea Piva.