BARCELLONA – “Il mondo sta diventando sempre più liquido – sottolinea Pat Gelsinger, Ceo di VMware, in apertura dell’edizione europea di VMworld 2014 a Barcellona. Liquido come l’acqua, che ricopre la maggior parte del nostro pianeta”.
Un Gelsinger prodigo di metafore e slogan, quello salito sul palco della grande sala congressi della Fira Gran Via. Fra i più suggestivi, un altro è “New Brave It”, ovvero l’Information Technology coraggiosa. Un’immagine che, più tardi, riprenderà in un’intervista a ZeroUno, Alberto Bullani, Country Manager di VMware Italia; nell’esprimere soddisfazione per i risultati ottenuti nel nostro paese nei primi nove mese dell’anno, Bullani dichiara che “da noi le aziende che esprimono una New Brave It non mancano. E si trovano soprattutto fra quelle che si confrontano con un mercato sempre più ‘liquido’, ovvero le imprese che esportano”. A dispetto della vulgata che vuole le società italiane poco propense all’innovazione e frenate dalla crisi economica, Bullani afferma di vedere “molti progetti di It transformation, inclusi ambiziosi progetti di software defined data center”.
I vantaggi del software defined data center
Sddc, hybrid cloud ed end-user computing sono i tre cardini intorno ai quali si è concentrata la maggior parte degli annunci di Barcellona. Diverse le novità per il software defined data center, ovvero la gestione delle infrastrutture effettuata attraverso software in cui vengono astratti, integrati e gestiti in modo flessibile e sempre più automatizzato i classici componenti di un data center: server, storage, networking e management.
Convinto della necessità di sviluppare software defined data center è Gavin Jackson, Vice President e General Manager della Cloud Services Business Unit di Vmware Emea. “L’It – spiega a ZeroUno – si muove in modo molto più veloce che in passato. Per reggere il passo con questa accelerazione, tutto dovrà essere gestito in maniera sempre più automatizzata. L’obiettivo è arrivare allo zero management. Tutto questo è possibile solo con il software defined data center, che consente di scegliere qualsiasi tecnologia e integrarla all’interno di processi industrializzati. Il Sddc astrae nel software il valore di qualsiasi risorsa e consente di utilizzarla al meglio per gli obiettivi di business. Ormai tutti i cloud pubblici sono gestiti in questo modo”.
La visione Vmware dell’hybrid cloud
Con Jackson affrontiamo anche il tema dell’hybrid cloud, che qualche ora prima Gelsinger ha definito come “il modello It del futuro”. “La necessità di non restare indietro in un mondo che evolve rapidamente – sostiene il responsabile della Cloud Services Business Unit di VMware Emea – ha portato a guardare con crescente interesse verso i cloud pubblici. Ma spesso i responsabili It si rendono conto che utilizzare public cloud comporta costi elevati di integrazione e di compliance. L’obiettivo dell’hybrid cloud è quello di garantire una maggiore compatibilità fra cloud privati e pubblici in modo che le applicazioni possano muoversi dai primi ai secondi o viceversa in modo fluido e mantenendo gli stessi livelli di prestazioni e di sicurezza. Secondo noi questo è possibile solo utilizzando un framework di hybrid cloud management coerente, in grado anche di preservare la security e l’ottemperanza alle compliance”.
La proposta di VMware è una piattaforma di cloud management – VMware vRealize Suite, giunta alla versione 6.0 – per la quale all’evento di Barcellona sono stati annunciati numerosi aggiornamenti e arricchimenti. Un esempio, per restare in tema di automazione, è VMware vRealize Operation 6.0, che include feature di intelligent operations management attraverso infrastrutture fisiche, virtuali e cloud basate su funzionalità di predictive analytics e policy-based automation. Un’altra importante innovazione a favore di chi utilizza cloud è l’integrazione del framework Open Stack con le soluzioni per la virtualizzazione e il cloud VMware. “Abbiamo aggiunto – spiega Luca Zerminiani, Senior Systems Engineer Manager di VMware Italia – delle Api (application programming interface) sulla nostra tecnologia. Ritenevamo che per gli sviluppatori e i responsabili delle operation fosse uno spreco utilizzare due silos: Open Stack e VMware. Ora possono continuare a capitalizzare sull’ambiente VMware proponendolo come Open Stack”.
Accelerazione della strategia public cloud
Sempre in un’ottica hybrid cloud, ancora più eclatante è l’ampliamento della strategia di un public cloud gestito direttamente da VMware. Si tratta di VMware vCloud Air, varato un anno fa e precedentemente denominato vCloud Hybrid Services. Oltre che di una serie di servizi, vCloud Air si appresta ad arricchirsi di un nuovo data center per il Centro Europa, in Germania, che va ad aggiungersi a quello già lanciato nel Regno Unito.
VMware vCloud Air è a tutti gli effetti un public cloud di VMware, che va ad affiancarsi ai cloud pubblici di partner (vCloud Air Network Service Provider, che contano 2.100 associati in Europa), che abilitano anch’essi la realizzazione di hybrid cloud fluidi e sicuri attraverso la tecnologia VMware vCloud Air Direct Connect.
Fra le nuove soluzioni as-a-service vCloud Air più innovative si segnalano gli hosted cloud services per l’end-user computing della famiglia VMware Horizon Air: Horizon Air Desktops, Horizon Air Apps e Horizon Air Desktop DR (Disaster Recovery). Al momento sono già disponibili per le aziende con molta forza lavoro mobile in UK e presto lo saranno anche per le loro omologhe in Germania e Francia. Questa offerta è solo una parte dei numerosi annunci per l’end-user computing effettuati alla kermesse di Barcellona. Fra le altre spicca VMware Horizon Flex, una soluzione da installare localmente che permette alle aziende di distribuire desktop virtuali Windows sia agli utenti di pc Windows sia a quelli di Mac, garantendo la sicurezza. Abbattere i limiti significa anche includere nuove piattaforme.