Il recente VMworld è stato il palcoscenico per il lancio o l’annuncio di molte nuove soluzioni e innovazioni su tutto il portfolio di offerta di VMware. Nella cornice dell’evento si è tenuta una tavola rotonda dedicata all’impatto che alcune delle principali novità emerse a VMworld possono avere sul mercato italiano.
Pandemia: chi ha investito in digitale resiste meglio
Nel suo primo intervento, Raffaele Gigantino, Country Manager VMware Italia, ha ricordato che “il PIL italiano è decresciuto in seguito alla pandemia”. Ma ha anche aggiunto che “tutti i CEO e i CIO concordano che investire nel digitale sia essenziale. Le aziende che si erano già dotate di un’infrastruttura e di un’organizzazione digitale moderna hanno visto, durante il lockdown, un andamento a V del loro business. Subito dopo l’inizio si è registra un calo del fatturato: poi questo è tornato a salire. Le innovazioni che VMware ha introdotto possono aiutare tutte le aziende che hanno subito un andamento a L a tornare a passare a un trend a V”.
Quando il legacy svolge ancora un ruolo importante
Molte imprese private e organizzazioni pubbliche hanno applicazioni business-critical create per girare su infrastrutture on-premises. “Migrare le applicazioni da on-premises in cloud richiede il refactoring”, ha sottolineato Vittorio Viarengo, Vice President of Cloud Marketing VMware, intervenendo da un camper parcheggiato in Oregon e dotato di un’ottima connessione 4G garantita da una parabola sul tetto. “La nostra strategia multi cloud – ha aggiunto – mira ad aiutare i clienti non solo a creare applicazioni cloud native che girano dappertutto (grazie al portfolio VMware Tanzu, ndr) ma anche a far girare, accedere, gestire e proteggere in cloud quello che si è creato per l’on-premises senza modificarlo”.
La principale soluzione in questo ambito (già esistente prima di VMworld, ma che in occasione dell’evento si è arricchita di ulteriori novità) è VMware Cloud Foundation. Si tratta di uno stack che può essere installato su qualsiasi cloud per far girare – valorizzando gli skill già esistenti in azienda – i workload sviluppati per un ambiente VMware on-premises. “In questo ambito AWS emerge come partner privilegiato – ha precisato Viarengo – perché abbiamo assunto molti venditori per proporre questa offerta congiunta [Vmware Cloud on AWS si basa sui data center Amazon ma è gestita da VMware, ndr]. Ma oggi VMware Cloud Foundation è accessibile anche su Azure, Google Cloud Platform, Ibm Cloud, Oracle Cloud, Alibaba e oltre 4.000 cloud provider”.
Come ridurre l’Opex e aggiungere nuove soluzioni
Fra i clienti che hanno iniziato a utilizzare con successo le soluzioni VMware sul cloud, già da prima della crisi Covid-19, si segnalano Ansaldo Energia e Kiko Milano. “La nostra azienda – ha raccontato Ivan Monti, Head of ICT Infrastructures and Operations Ansaldo Energia – basa molto del proprio business sui servizi offerti a infrastrutture critiche sparse nel mondo. In passato abbiamo optato per far girare le applicazioni sugli hyperscaler per via della resilienza e delle performance dei loro ambienti, rispetto a quelli che potevamo gestire internamente. Ma i costi per VM risultavano molto elevati. Con VMware Cloud on AWS, per gli stessi euro annuo che prima spendevamo per 20-25 VM, oggi disponiamo di 4 host con lo stesso numero di virtual machine”.
Kiko Milano, azienda italiana leader nei cosmetici e presente in 23 paesi con negozi gestiti con i suoi sistemi, già nel 2019 – ha rivelato Fabio Bogoni, Head of Technology – era migrata su VMware Cloud on AWS per le soluzioni Erp Sap Hana, e-commerce e digital. Durante il lockdown, utilizzando le soluzioni VMware vMotion e VMware vMotion HCX, come media, abbiamo completato la migrazione su VMware Cloud on AWS del nostro data center”. Fra i vantaggi ottenuti, Bogoni segnala una riduzione del 20-25% dei costi Opex e la disponibilità di un Disaster Recovery sufficiente alle loro esigenze, a costi molto contenuti.