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Mainframe modernization: sbloccare il potenziale custodito on prem con la forza del cloud

Isolato nel mainframe per motivi di sicurezza o infrastrutturali, ora un nuovo flusso di dati può raggiungere il cloud. Ciò consente di creare nuove interazioni con i clienti, migliorare l’end user experience e ottimizzare i costi. Sono questi i principali benefici della mainframe modernization, una delle tante declinazioni dell’ampio paradigma descritto con il termine “hybrid cloud”. Per le aziende che devono restare ancorate all’approccio legacy, ma non vogliono rinunciare ai vantaggi del cloud, è un’opportunità preziosa. Va però colta saggiamente, perché implica passaggi tecnologici non banali.

Pubblicato il 28 Nov 2022

Mainframe modernization

Nonostante l’inflazione e l’incertezza del contesto geopolitico ed economico, il mercato del Cloud in Italia continua a crescere. Nel 2022 supererà i 4,5 miliardi di euro, con una crescita del 18%, non tutta organica. Un 3%, secondo l’Osservatorio Cloud Transformation della School of Management del Politecnico di Milano, è infatti legato a un possibile rialzo dei prezzi dei servizi cloud che potrebbe manifestarsi entro dicembre 2022.

Davanti a queste fotografie che, anno dopo anno, mostrano un’avanzata inesorabile del cloud, ogni azienda rischia di sentirsi “in dovere” di migrare per restare competitiva e non ritrovarsi esclusa dalla corsa all’innovazione. Il miglior modo per restare in gioco, però, è fermarsi a valutare in che modo questo trend tecnologico trasversale e potente può integrarsi in ogni specifico contesto aziendale, migliorando il business.

Esistono molte modalità per effettuare la tanto consigliata migrazione. Il pericolo è quello di compierla di fretta ed erroneamente, senza chiedersi se non esistano alternative altrettanto efficaci per beneficiare dei vantaggi del cloud.

Il fascino e il vincolo del mainframe nella corsa al cloud

La veemenza con cui il cloud si è imposto sul mercato negli scorsi anni ha favorito una percezione polarizzata che lo contrappone all’on premise in modo esclusivo. O migrare, scommettendo tutto sul cloud, o rinunciare in toto a tutti i benefici che questo asset tecnologico promette. La pandemia ha aggiunto una sensazione di fretta al contesto già teso. Molte organizzazioni si sono quindi trovate in difficoltà nello scegliere, alla luce della propria struttura, delle esigenze proprie e del settore di appartenenza.

Una contrapposizione che si è imposta nella generale discussione sulla valorizzazione dei dati, è quella tra cloud e mainframe. Per l’infrastruttura IT, quest’ultimo rappresenta tuttora un’alternativa conveniente. Suscita ancora un certo fascino, per via della sua capacità di scalare dinamicamente risorse e potenza che le conferisce un significativo vantaggio strategico, soprattutto guardando alle applicazioni aziendali business critical.

L’idea di poter ogni giorno elaborare centinaia di miliardi di connessioni nella massima sicurezza, e di eseguire centinaia di migliaia di applicazioni, rende ancora oggi il mainframe sostanzialmente non sostituibile per alcune realtà. Vanno tenuti però in conto anche le grandi dimensioni della sua architettura e i costi elevati, soprattutto a fronte di un modello cloud agile, personalizzabile e conveniente.

La scelta apparentemente imposta tra mainfraime e cloud è quindi complessa già sulla carta, lo è ancora di più se calata in ogni singolo contesto aziendale. Diventa poi una “non-scelta” per tutte quelle realtà che non possono abbandonare definitivamente il mainframe. Quelle del mondo finance, ad esempio, e della PA.

Mainframe o cloud: una scelta non più obbligatoria

Ancora oggi, nell’immaginario comune, gli acerrimi nemici della migrazione in cloud sembrano essere la resistenza al cambiamento e la diffidenza verso l’innovazione. Rischiano di essere però tacciate di atteggiamento retrogrado anche quelle aziende che hanno dei reali e forti vincoli, esterni e irremovibili. In alcuni casi riguardano la sicurezza dei dati che trattano, “non migrabili” fuori dal proprio perimetro. In altri casi è la tipologia di applicazioni e dei processi legacy a richiedere l’on premises, nell’impossibilità di trasferirli su cloud.

Esplorando le mille sfumature che l’approccio del cloud ibrido ha assunto, emergono anche soluzioni adatte per questo tipo di contesti. Non è necessario rivoluzionare l’intera gestione di dati, applicazioni e processi, non è per forza richiesto di scegliere se passare dalla parte del cloud o “stare con il mainstream”, come fossero due candidati a un ballottaggio da cui è impossibile astenersi.

La tecnologia e il mercato oggi permettono di beneficiare di quella definita da Emanuele Catanzaro, Azure Core Sales Lead Microsot Italia “una convivenza pacifica, che permette alle aziende di andare oltre al tema regolatorio e gestire al meglio i costi. Grazie a questa opzione, si può dare seguito alle evidenti ‘reason to act’ verso il cloud, optando per la mainframe modernization. È una strada, in alcuni casi l’unica, per rendersi indipendenti dal paradigma legacy che in passato ha creato anche un eccesso di lock-in”.

Nel concreto questa opzione comporta la possibilità di mantenere alcuni dati nel mainframe, ma “collegarli” al cloud, in modo da coglierne pienamente i vantaggi.

Ottimizzazione, business e automation: le nuove opportunità di un mainframe “accessibile”

Poter sbloccare il valore dei dati finora isolati nell’on premises, apre a molte opportunità che prima erano negate a chi non effettuava una decisa migrazione. Il nuovo flusso di informazioni immesso arricchisce il patrimonio già presente, creando nuove opportunità di interazione con i clienti. Può aiutare a migliorare anche l’end user experience e a dimenticare il perenne incubo del lock-in che ha accompagnato molti nel periodo pre-cloud.

Utilizzare strumenti DevOps su dati mainframe non può che far crescere le potenzialità di business, un vantaggio economico può derivare anche da una riduzione dei costi del mainframe. “Collegandolo” con il mondo cloud, infatti, si può scegliere di utilizzarlo solo per le applicazioni mission critical per cui è strettamente necessario. Le altre possono essere spostate sul cloud, più economico e con modelli “a consumo”.

Un mainframe non più isolato permette di cogliere anche le opportunità offerte dalle piattaforme no code e low code, per semplificare e automatizzare alcuni processi. In questo modo si sgrava l’IT da task non strategiche, lasciando si dedichi ad applicazioni più avanzate che richiedono skill specifiche per essere ottimizzate in chiave AI e ML.

Per cogliere questa opportunità “nascosta” nelle pieghe dell’ormai vasto concetto di cloud ibrido, è necessario entrare nel merito di numerosi aspetti non banali. “Proprio perché non si tratta di una scelta ‘in or out’, va implementata nel modo più adatto e in maniera del tutto personalizzata. Per modernizzare il mainframe nel modo più corretto e conveniente, serve una profonda esperienza nella tecnologia, nella migrazione e nella gestione di applicazioni aziendali. Il rischio è altrimenti quello di non cogliere tutte le opportunità, ma non solo. Immettere un flusso di dati nuovo in un sistema già complesso, può creare non poche criticità dal punto di vista tecnico. Oltre che impattare sui modelli di business e organizzativi che devono adeguarsi alla più ampia disponibilità di informazioni” spiega Raffaele Bella, Core Enterprise and zCloud Practice Leader, di Kyndryl.

A fronte di tutte queste sfide, è chiaro perché, solo unendo le proprie forze e le proprie competenze, Microsoft e Kyndryl riescono a offrire questa nuova opportunità alle aziende con una soluzione dedicata e specifica appena lanciata. La loro partnership “non solo di business”, spiegano, permette di accompagnare lungo questa strada le aziende che ne percepiscono i vantaggi. In primis quelle che per cui potrebbe rappresentare “la” soluzione per accedere ai benefici del cloud, dopo essersi sentite per molto tempo escluse.

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