Quando le organizzazioni decidono di spostarsi sul cloud, generalmente hanno due opzioni: SaaS single-tenant o multi-tenant.
Tuttavia, non è detto che queste due opzioni saranno disponibili anche in futuro. Già, perché i vendor, come hanno fatto sostituendo molte applicazioni on-premise con alternative cloud, potrebbero fare lo stesso con il SaaS single-tenant.
I motivi? Le economie di scala del modello multi-tenant e la struttura dei prezzi basata su abbonamenti rendono questo approccio vantaggioso per i vendor, poiché diversi clienti condividono lo stesso ambiente. Questo è in contrasto con il modello single-tenant, in cui ogni cliente dispone della propria istanza dedicata.
Perché migrare a un modello SaaS?
Una migrazione a SaaS non solo elimina la necessità di un’applicazione legacy, ma offre anche altri vantaggi. Le aziende possono spostare i costi IT da Capex a Opex, rendendoli più “giustificabili” agli executive e distribuendo la spesa per aggiornamenti e supporto. Inoltre, affidarsi a un vendor SaaS solleva l’IT da molte preoccupazioni. Se c’è un problema, probabilmente è un problema per tutti i clienti e il vendor SaaS può dedicare più risorse per trovare la soluzione rispetto a quanto potrebbe fare un singolo cliente.
Un altro vantaggio significativo del SaaS multi-tenant è la riduzione del carico di lavoro per l’IT aziendale. Non solo il fornitore SaaS si occupa degli aggiornamenti e del supporto, ma si fa anche carico delle responsabilità legate alla sicurezza, alla conformità e agli audit. Questo non solo allevia le preoccupazioni dell’IT interno, ma assicura anche che le migliori pratiche vengano seguite, poiché i fornitori sono incentivati a mantenere alti standard per garantire la soddisfazione del cliente.
Lo svantaggio spesso ripetuto del SaaS multi-tenant è che i clienti devono rinunciare al controllo. La verità è che i clienti non hanno mai avuto molto controllo. Se viene rilevata una patch software difettosa o un altro problema si è in balia dei tempi di risposta del vendor. D’altro canto, il SaaS multi-tenant riduce lo stress del personale IT che deve essere disponibile 24/7, trasferendo la responsabilità al fornitore SaaS.
Modelli di migrazione SaaS
Al contrario di una migrazione IaaS (come il Lift and Shift dove gli ambienti o i workload vengono spostate così come sono dalla infrastruttura on-premise all’infrastruttura cloud) le migrazioni SaaS richiedono un ripensamento più profondo dell’architettura e del design delle applicazioni esistenti.
Questo tipo di migrazione implica spesso la sostituzione della vecchia applicazione con una nuova soluzione SaaS che può offrire funzionalità equivalenti o superiori, ma con un’architettura cloud-native. L’implementazione di una nuova applicazione SaaS può sembrare una sfida, specialmente quando si tratta di garantire che tutte le funzionalità e le personalizzazioni dell’applicazione legacy siano mantenute o migliorate. Tuttavia, i vantaggi a lungo termine, come la scalabilità, l’affidabilità, e la sicurezza, spesso superano le complessità iniziali.
Quando si pianifica una migrazione SaaS, è fondamentale considerare diversi approcci e scegliere quello più adatto alle esigenze e alle risorse dell’organizzazione.
In questo senso ci sono quattro approcci comuni di migrazione SaaS.
- Modello di migrazione a silos. In una migrazione a silos, una singola applicazione viene spostata su SaaS single-tenant, il che evita la condivisione di dati e infrastruttura e offre un maggiore controllo sui dati e la loro ubicazione. È una sorta di “forklift” di un’applicazione. La migrazione a silos è solitamente l’opzione più costosa perché dà al cliente il massimo controllo sull’ambiente di calcolo. Ma non sfrutta appieno i benefici del cloud, in particolare le economie di scala. Nel tempo, il costo di questo metodo di migrazione single-tenant probabilmente supererà quello di un passaggio a SaaS multi-tenant.
- Modello di migrazione a più a livelli. In una migrazione a più livelli, le applicazioni vengono migrate sul cloud poco alla volta, in modo incrementale, con componenti e funzionalità che vengono spostati in base al servizio. L’enfasi è sulla stabilità e sull’integrità del sistema. La migrazione a più livelli può essere ideale per un’azienda che ha molto software sviluppato internamente e vuole passare al cloud con il proprio ritmo di adozione. Il processo può richiedere molte risorse ma consente di gestire meglio costi e rischi.
- Modello di migrazione dei dati. In un modello di data migration, solo i dati vengono spostati dall’applicazione on-premises alla nuova applicazione SaaS. Un tale passaggio potrebbe sembrare rischioso, ma i vendor dispongono in genere di diversi strumenti per favorire la migrazione. Il più grande svantaggio è che si perde la maggior parte o tutte le personalizzazioni dell’applicazione on-premises. Il SaaS multi-tenant non può consentire ampie personalizzazioni perché l’ambiente è condiviso con diversi clienti.
- Modello di migrazione parallela. In una migrazione parallela, l’azienda esegue lo stesso processo in due sistemi e confronta i risultati. La migrazione parallela è l’opzione più sicura ma anche la più costosa: molte aziende mantengono il vecchio sistema online più a lungo del necessario, con tutti i costi di manutenzione ed energia che ne derivano essenzialmente per avere una coperta di sicurezza.
La scelta dipenderà da vari fattori, in particolare costi, sicurezza, facilità di implementazione e disponibilità. Uno dei maggiori fattori decisivi, non a sorpresa, è l’applicazione stessa. Se è stata sviluppata internamente, l’organizzazione probabilmente considererà una migrazione a silos o a più livelli. Se l’applicazione in questione è un’applicazione commerciale, probabilmente si adotterà una migrazione dei dati o una migrazione parallela. La migrazione dei dati è leggermente più popolare grazie ai costi contenuti e alla facile disponibilità degli strumenti di conversione dai vendor.
Sfide di una migrazione SaaS
Anche se la migrazione a SaaS offre molti vantaggi, il processo non è esente da rischi. Ad esempio, migrare i dati o passare da un ambiente on-premise a uno cloud può sembrare semplice, ma le modifiche e le personalizzazioni precedenti potrebbero essere eliminate poiché l’applicazione SaaS deve essere “generica” per adattarsi a vari clienti,
Le migrazioni a silos e a più livelli tendono ad essere più complesse. Il software sviluppato internamente è generalmente meno soggetto a precedenti sforzi di migrazione rispetto al software commerciale. La documentazione sarà fondamentale e non si tratta della documentazione ordinaria. Il personale IT dovrà dettagliare il funzionamento dell’applicazione, i suoi percorsi di rete e persino le porte utilizzate.
Best practice per la migrazione SaaS
Quando si valuta l’adozione di un’applicazione SaaS, è fondamentale avere un’ottima conoscenza dell’applicazione che si prevede di sostituire e della sua rilevanza per l’organizzazione. I team IT e le unità di business devono avere una chiara idea delle sue funzionalità, del modo in cui opera, dei requisiti necessari per migliorarne le prestazioni e delle modifiche apportate rispetto alla configurazione originale.
Solo quando si comprendono e si documentano queste cose si può iniziare a immaginare l’impatto dello spostamento all’equivalente SaaS. Bisogna concentrarsi soprattutto su tre aree principali di impatto: operatività, prestazioni e costo. Trascurare una parte influenza tutte le altre.