Ricerche

Nel Cloud meglio piccolo e locale che grande e globale

Lo sostiene una ricerca condotta globalmente da Alcatel-Lucent su un campione di poco meno di 4.000 imprese. I pure player spesso non rispettano gli SLA e non riescono a comprendere bene le necessità delle medie imprese

Pubblicato il 24 Lug 2012

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Le interruzioni dei servizi Cloud non mancano mai di fare notizia e questo alimenta i timori da parte dei potenziali clienti. I problemi prestazionali e le interruzioni di questi servizi possono allontanare i clienti che richiedono stabilità e disponibilità end-to-end dei dati importanti e delle applicazioni critiche.

Le aziende stanno iniziando a percepire gli operatori di rete locali e i piccoli fornitori di servizi Cloud come più affidabili rispetto a quelli di grandi dimensioni o ai pure player.

Alcatel-Lucent ha condotto un’indagine a livello globale sull’adozione della nuvola intervistando 3.886 imprese e ha scoperto che le organizzazioni di tutte le dimensioni tendono sempre più a favorire gli operatori di rete locali per le proprie implementazioni cloud. In mercati asiatici come la Corea del Sud, Taiwan e Hong Kong, una pluralità di aziende, per un range compreso tra il 43% e il 46%, sostiene di preferire gli operatori di rete locali per i propri servizi cloud, mentre il 36% delle imprese statunitensi ha identificato i vettori locali Verizon e AT&T come il fornitore preferito di servizi nella “nuvola”.

I fornitori locali, di dimensioni più piccole, spesso offrono una maggiore trasparenza all’utente finale e Service Level Agreement (SLA) più chiari, a differenza dei provider su larga scala. “I Cloud provider locali possono ridurre i pericoli di interruzione del servizio offrendo ai clienti opzioni di assicurazione contro i disservizi e prestazioni garantite per i loro ambienti Cloud”, ha osservato David Frattura, Senior Director delle soluzioni Cloud per Alcatel-Lucent.

Possono i fornitori di Cloud placare i timori di interruzione del servizio?

Le interruzioni di servizio affliggono soprattutto i pure player e i Cloud provider su scala internazionale, ma c’è poco che si possa fare per garantire ai clienti che queste interruzioni e l’instabilità che caratterizza le prestazioni non influenzeranno la business continuity”, ha affermato Tom Nolle, Presidente della società CIMI.

Quasi ogni impresa del campione ha indicato di avere più fiducia nel lavoro di un fornitore locale che, a detta degli intervistati, offre una maggiore possibilità di comprendere le esigenze di business specifiche di un certo cliente. “Lavorare con un provider locale è un ottimo modo per chi si affaccia al mondo del Cloud per tastare il terreno senza dover investire enormi capitali in progetti faraonici – ha osservato Dave Bartoletti, Senior Analyst infrastrutture e operazioni di Forrester Research -. È il sistema migliore per verificare quali tipologie di carichi di lavoro il cliente ha in progetto di trasferire sulla nuvola e capire se è la scelta migliore confrontandosi con un consulente di fiducia e un partner”.

La nuvola non sarà mai più affidabile di Internet“, ha detto lapidario Nolle, sostenenendo che solo attraverso partnership tra pure player e piccoli vettori locali l’offerta sarà più propensa a fornire quell’affidabilità di servizio e quelle prestazioni che i clienti richiedono. “Un carrier con proprie infrastrutture di rete sarà in grado di fornire un servizio più affidabile e coerente – ha proseguito -, ecco perché le collaborazioni strategiche e tecnologiche tra grandi e piccoli operatori del cloud saranno utili anzitutto per i pure player, che saranno così messi in condizione di erogare i loro servizi al meglio”. I Cloud provider o gli operatori di rete locali sono in competizione a livello globale con i grandi fornitori di Cloud pubblici come Google e Amazon ed ecco perché devono impegnarsi a garantire una maggiore affidabilità del proprio servizio per le applicazioni mission-critical.

Quando è stato chiesto di classificare i fornitori di Cloud per il livello di fiducia associato alle prestazioni e al rispetto degli SLA, Frattura ha detto che il campione ha risposto classificando i Cloud provider locali sempre al di sopra dei grandi player globali, in ogni regione del mondo.

Le imprese intervistate hanno citato la fiducia come un fattore importante per l’acquisto dei servizi IT e si sono dette più disposte a fidarsi di un gestore di rete locale o di un piccolo Cloud provider specie per le necessità relative ai Cloud privati e ibridi. “La trasparenza è fondamentale per la fiducia nei servizi Cloud – ha detto Bartoletti -. I Cloud provider dovrebbero essere onesti e informare in anticipo ciascun cliente in merito a qualsiasi interruzione abbia una portata tale da finire sulla stampa, indicando il problema che l’ha causata e quali processi correttivi sono stati messi in atto per assicurare che non accada di nuovo”.

“I fornitori di Cloud devono offrire misure di sicurezza trasparenti e strumenti di monitoraggio che permettano ai clienti di passare in rassegna tutti i servizi che forniscono”, ha osservato Laurent Lachel, Research Director di Ovum.

Un quarto degli intervistati ha anche sostenuto che i propri fornitori non hanno compiuto alcuno sforzo per rimediare al mancato rispetto dei livelli di servizio fissati da contratto nel momento in cui questi SLA sono stati violati. I fornitori di Cloud dovrebbero pubblicare SLA e accordi di sicurezza chiari e definiti fin dall’inizio del contratto e prevedere meccanismi precisi di follow-up, con sanzioni vere e proprie in caso di violazione, ha osservato Bartoletti.

“La maggior parte degli SLA è relativa alla Quality of Service e alla disponibilità, ma molti oggi fissano contrattualmente anche alcuni aspetti della sicurezza ed ecco che questo lascia spazio a fornitori di Cloud focalizzati su quest’area, che potranno così guadagnare la fiducia dei clienti scontenti del servizio sperimentato in passato”, ha concluso Lachel.

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