Prospettive

Nfon, la strategia di crescita del provider di telefonia in cloud da qui al 2024

Una soluzione Unified Communication as a Service che faciliti il passaggio dell’utilizzatore da un canale all’altro, user experience e interfaccia utente a misura di lavoro mobile e da remoto, potenziamento delle partnership nel canale. Sono questi i tre pilastri di Nfon, illustrati dal nuovo CEO Klaus von Rottkay, con cui la società tedesca leader in soluzioni di Cloud PBX punta ad aumentare nel prossimo triennio il numero di postazioni, candidandosi a diventare “il principale fornitore di comunicazioni aziendali incentrate sulla voce in Europa”

Pubblicato il 23 Apr 2021

nfon

Nfon mira a essere il principale fornitore di comunicazioni aziendali incentrate sulla voce in Europa”. Klaus von Rottkay, nuovo CEO dal dicembre scorso del provider di servizi di cloud PBX (Private Branch Exchange) con quartier generale a Monaco di Baviera, illustra alla stampa italiana gli obiettivi strategici della società.

Da quando, due anni fa, è sbarcata anche nel nostro Paese seguendo un piano di espansione che attualmente la vede presente in 15 nazioni europee con 40 mila aziende clienti e intenzionata a estendersi anche all’Europa dell’Est, il provider telefonico tedesco ha registrato trend positivi che non sono stati interrotti neppure dalla pandemia. Anzi, il 2020 si è chiuso con un aumento delle entrate ricorrenti del 23,6%, pari a 59,4 milioni di euro, mentre il fatturato globale è cresciuto del 18,4%, attestandosi a 67,6 milioni di euro. Per spingere l’acceleratore su questi risultati l’anno scorso è avvenuto il cambio ai vertici, con l’ingresso di Klaus von Rottkay e di Jan-Peter Koopmann nel ruolo di CTO, che hanno sostituito il precedente CEO Hans Szymanski e il responsabile vendite e servizi César Flores Rodríguez.

I tre punti chiave della strategia di crescita di Nfon

La strategia di sviluppo di Nfon, da qui al 2024, verte su tre punti chiave che dovrebbero distinguere la sua offerta rispetto a quella dei competitor: “L’Intersezione fra IT e mondo telefonico – spiega il CEO -, accelerata dalla crisi pandemica, ha fatto emergere che le aziende hanno bisogno di sistemi in cui l’utente possa passare facilmente da un canale all’altro, cioè voce, video e chat. Noi offriremo una piattaforma Unified Communication as a Service competitiva che comprende questi elementi, dotata di API aperte e di altre soluzioni di customer engagement omnicanale per integrarsi con i principali workflow delle business application aziendali”.

La seconda leva differenziante si fonda sulla capacità di garantire “user experience e interfaccia utente eccezionali per semplificare le comunicazioni aziendali e i flussi di lavoro, con particolare attenzione al lavoro mobile, da remoto e ibrido, nonché ai vari scenari di utilizzo”.

Il terzo punto chiave, infine, mira a potenziare le partnership nel canale. Forte di 2700 partner sul territorio europeo, che si rivolgono soprattutto al mercato delle piccole e medie imprese, che prevedono cioè tra le 10 e le 250 postazioni, adesso il target si allarga anche agli attori che gestiscono aziende di livello enterprise. Fra l’altro, von Rottkay annuncia un incremento degli investimenti sulle attività marketing dell’ordine del 50% che si focalizzerà proprio sul canale, con l’implementazione di un nuovo portale e la revisione del Partner Program disponibili dal prossimo autunno.

Klaus von Rottkay
Klaus von Rottkay, nuovo CEO di NFON

Miglioramento dell’offerta e partnership tecnologiche

Oltre ai tre punti chiave elencati sopra, vanno aggiunti due ulteriori pilastri sulla strada della strategia di crescita del prossimo triennio. Il primo è il miglioramento dell’offerta di Nfon per andare oltre il solo Cloud PBX e abilitare un flusso di lavoro voce-centrico collegato ad architetture UCaaS, CCaaS (Contact Center as a Service) e iPaaS (integration Platform as a Service): “La base di partenza – sottolinea il CEO – è la nostra soluzione Cloudya, alla quale abbiamo connesso una prima componente di video communication, Meet & Share, che consente comunicazioni one-to-one e screen sharing. Il prossimo step sarà il videoconferencing multiutente disponibile anche sull’app mobile”. All’interno di Nfon questa estensione si sta già testando e ha sostituito Zoom. Dovrebbe essere proposta sul mercato in versione beta nel secondo o terzo trimestre dell’anno, per poi essere lanciata definitivamente entro fine 2020.

L’altro pilastro è rappresentato dalle partnership tecnologiche. In particolare, quella con Microsoft e con la sua applicazione Teams dovrebbe fungere da testa d’ariete per entrare in un mercato come quello italiano il quale, seppure restio ad adottare il centralino virtuale al posto di quello tradizionali ISDN, si è dimostrato al contrario ricettivo durante la pandemia nell’utilizzo dei vari sistemi di videoconferenza, Microsoft Teams in testa. Del resto, nel curriculum di Klaus von Rottkay l’esperienza nella multinazionale di Redmond, per la quale ha ricoperto diversi ruoli apicali in Germania e Danimarca, occupa la parte preponderante e non a caso nella diffusione dei servizi basati sul cloud.

La telefonia cloud in Italia, una questione di tempo

Quando Nfon aveva avviato il suo piano di espansione in Europa, le previsioni sull’ampliamento del Cloud PBX in Italia stimavano che ci sarebbe stato un incremento del 34% entro il 2022, con un’ipotesi di installazioni che si sarebbe dovuta aggirare attorno al milione di postazioni. Oggi siamo lontani dal raggiungimento di quel traguardo.

Secondo il CEO, la ragione è duplice: “Le incertezze dovute alla pandemia hanno rallentato non tanto la possibilità di trovare nuovi clienti, quanto i tempi delle contrattazioni e delle attivazioni successive”. Inoltre, persistono posizioni dominanti da parte dei principali operatori telefonici che contribuiscono a frenare la migrazione verso la telefonia in cloud. Ciò non toglie che von Rottkay si ritenga ottimista e che alla domanda su quale paese europeo ritenga paragonabile allo scenario nostrano, risponda che “l’Italia è simile alla Germania”, anche se quello tedesco è un mercato più difficile rispetto a quello italiano. La competizione sulla telefonia in cloud è maggiore in Germania, mentre il Belpaese tutto sommato è ancora una prateria da esplorare.

Ci sono altre tecnologie nella cui adozione, invece, l’Italia risulta essere più veloce. È questione di tempo, quindi. “Se si pensa all’Infrastructure as a service – dice in conclusione Klaus von Rottkay -, fino a un paio d’anni fa i Paesi nordici erano molto più avanti di Germania e Italia. Adesso entrambi hanno recuperato. Accadrà la stessa cosa con l’Unified Communication”. Servono pazienza e la capacità di “evangelizzare i vantaggi” della telefonia in cloud mediante una rete di partner che, per prima, deve essere convinta dei suoi benefici in termini di business.

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