Oracle, accompagnare le aziende al mission critical cloud

All’Openworld, solita messe di annunci per concretizzare la capacità dell’azienda di Ellison di supportare le imprese nella trasformazione dei loro ambienti informativi, orientandoli ad un modello di It ibrido cloud-on premise, dove si possa facilmente spostare da un mondo all’altro la fruizione dei servizi. In sicurezza e con le abituali prestazioni “Oracle style”.

Pubblicato il 20 Set 2016

Oracle Open World

SAN FRANCISCO – Ecco una prima analisi e inquadramento di alcune tra le più significative soluzioni cloud presentate durante la giornata di apertura dell’Oracle Openworld, la manifestazione che, come tutti gli anni, riunisce nella città della Baia, circa 60 mila persone nel giro di una settimana, rendendo noti a partner, clienti, analisti e stampa, attraverso decine di keynote speech e 2400 sessioni di approfondimento e formazione, i propri annunci e strategie.

Si tratta di soluzioni che concretizzano la direzione full cloud annunciata, ormai da un paio di anni, da Larry Ellison, Executive Chairman, Chief Technology Officer e fondatore dell’azienda. A premessa, però, inquadriamo queste tecnologie nell’attuale e futuro momento evolutivo dell’IT che Oracle, attraverso il proprio Ceo, Mark Hurd, definisce come un vero e proprio shift generazionale verso un riequilibrio on premise-cloud dovuto all’impossibilità delle aziende utenti di rispondere, con sempre maggiore velocità e controllo dei costi, alle esigenze di innovazione di prodotti e servizi richiesti dal mercato, basandosi sul tradizionale modello, sempre meno sostenibile, full on premise.

Oggi la strategia cloud di Oracle è chiara ma è anche un passo inevitabile nella rapida trasformazione in atto sul versante dell’offerta. L’azienda di Ellison propone ormai tutta la propria famiglia di soluzioni, applicazioni, infrastrutture, piattaforme di gestione e di sviluppo, middleware nonché data base e application development tool, in cloud, con l’obiettivo di facilitare al massimo l’utilizzo di un sistema modulare di “blocchi di servizi” componibili e modificabili senza particolari scritture di codice. L’obiettivo è poter realizzare ambienti IT ibridi dove il passaggio anche di workload mission critical possa avvenire dal mondo cloud a quello on premise e viceversa (questo il senso dello slogan “Push the button” lanciato alla scorsa edizione dell’Openworld) in grande performance e sicurezza.
Vi ricordate il famoso modello bimodale teorizzato da Gartner dove accanto all’evoluzione strategica infrastrutturale deve esserci, da parte dell’IT, la capacità di supportare una continua, flessibile, opportunistica innovazione? Dalla prospettiva Oracle, tutta la riarticolazione dell’offerta cloud va proprio in questa direzione, con la possibilità di costruire ambienti in cui le infrastrutture IT strategiche e le applicazioni mission critical possano essere gestite on premise e on cloud e dove l’innovazione rapida e imprevedibile richiesta dal mercato possa avvalersi di una flessibile, veloce e sicura composizione di servizi cloud. Certo il mondo IT delle aziende non è full Oracle e la realtà è un po’ più complessa, ma il paradigma as a service anche per application mission critical, è sempre più imprescindibile.
Per Hurd, infatti, il cloud è la risposta di flessibilità e velocità che l’IT può offrire. Secondo il Ceo Oracle, avventuratosi anche quest’anno in una serie di “2025 predictions”, entro quella data vigerà la regola dell’80%: “L’80% della produzione di applicazioni sarà in cloud; solo un paio di vendor gestiranno l’80% del mercato Saas; l’80% del budget IT sarà speso nel cloud, non nei tradizionali sistemi IT on premise; il numero dei corporate owned data center calerà dell’80%; i Cio spenderanno l’80% del loro budget su innovazione e non nella maintenance”. Non saranno tutte all’80% ma lo scenario dà bene l’idea dello spostamento di equilibri in corso.

Innovazioni alla Oracle Cloud Platform

Tutto ciò si concretizza, come sempre quando c’è di mezzo Oracle, con una significativa quantità di annunci. Da esigenze entry level fino alla gestione di grandi workload, la società ha aggiornato la propria piattaforma Cloud introducendo in ambito Paas il nuovo data base (DBaas) Oracle 12c release 2 disponibile prima di tutto in cloud e disegnato specificamente per questo utilizzo, nonché un set di tools cloud nativi per lo sviluppo di applicazioni in cloud e per la gestione della migrazione applicativa on premise-cloud. Questi ultimi semplificano la migrazione, lo sviluppo low code, mentre, sempre in ambito Paas, l’offerta si arricchisce di ben 19 nuovi servizi, tra questi: Container Cloud Service, Identity Cloud Service, servizi IoT Cloud per specifici settori, Big Data Cloud Services e Oracle Analytics Cloud Services (per l’analisi evoluta dei dati attraverso tool di data preparation, discovery, visualizzazione e collaborazione. E’ disponibile anche una suite di modelli di analisi pre packaged per specifici settori basata su tecnologia machine learning e package di best practice analytic kpi).
Da citare la sottolineatura da parte di Ellison anche dell’Oracle Cloud@Customer, annuncio, questo, di qualche mese fa dedicato a chi vuole avere il controllo in house dei propri dati. Con questa soluzione è in pratica possibile estendere i servizi di public cloud “all’interno del vostro firewall aziendale” ha detto Ellison. L’integrazione perfetta, a garanzia della rapida fruizione e spostamento di servizi tra cloud@customer e l’offerta di servizi di cloud pubblico, la si ha perché questa piattaforma hardware è ingegnerizzata con gli stessi elementi di computing e di storage (Iaas) della Oracle Public Cloud Platform e quindi è molto più semplice spostare dinamicamente i workload a seconda delle esigenze.

Accelerazione sullo Iaas

E’ sulla parte infrastrutturale, di fatto una seconda generazione di annunci Oracle in area Iaas con cui l’azienda rende disponibili servizi di networking, computing e storage basati sul portfolio di converged infrastructure systems (i sistemi della linea Exa), che sono arrivate importanti novità con l’introduzione di bare metal cloud server (tecnologia che complementa o sostituisce del tutto i servizi cloud virtualizzati con server dedicati che eliminano l’overhead richiesto dalla virtualizzazione senza sacrificare gli elementi di flessibilità, scalabilità ed efficienza necessari per gestire workload mission critical).
Si tratta di un’offerta di servizi di public cloud per aumentare decisamente le prestazioni Dbaas, storage e di Vpn connectivity. Inoltre, l’ambiente offre una Virtual Cloud Network software defined, per consentire agli utenti dei servizi Bare Metal Cloud di estendere in sicurezza i loro network on premise. Rappresentano di fatto l’infrastruttura di cloud pubblico di nuova generazione Oracle basati su tecnologie allo stato dell’arte (server a ultra densità per gestire elevatissimi workload, con elevati Iops – i/o per second e storage server ad un’ampiezza di banda che Oracle dichiara essere la più elevata nel mondo dell’offerta public cloud).
Fermiamoci qui, sapendo che nei prossimi giorni altri approfondimenti ed estensioni arriveranno. Tuttavia, come ha sottolineato Hurd, è importante capire come sia ormai l’intera azienda Oracle a riposizionarsi sulla direttrice cloud: “Anche noi stiamo vivendo una transizione importante, spostandoci da product provider a service provider; è un cambiamento non banale che impatta ogni aspetto della company. E’ questa fase di transizione dell’offerta che deve essere gestita attentamente e arricchita dei servizi necessari. Non è un problema di margini. Il cloud è un great business. La good news per noi è che gran parte del lavoro è stato fatto. Oggi abbiamo uno stack cloud molto ampio e vogliamo posizionarci come leader a supporto della trasformazione delle aziende verso questo modello”.

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