Oracle è “full cloud”. Ma cosa ne pensano le aziende?

Dopo lo scorso Openworld di San Francisco, inondato come sempre di annunci, abbiamo chiesto ad alcune aziende clienti di esprimere un parere sulle strategie e il posizionamento di Oracle. La strada intrapresa è senz’altro condivisa, dicono gli Executive IT, ma serve qualche sforzo in più nel modello organizzativo e di go-to-market.

Pubblicato il 30 Gen 2015

Lo scorso anno, all’Openworld di San Francisco abbiamo visto una Oracle tremendamente intenzionata a riposizionarsi negli anni futuri mettendo al centro della propria strategia di cambiamento il Cloud e la Business Intelligence. Ambiti per i quali la proposta tecnologica, pur essendo elemento abilitante indispensabile, deve tener conto della complessità competitiva e dei nuovi scenari verso i quali è chiamata a produrre valore. Un sfida non banale, soprattutto per una realtà da sempre connotata sul mercato proprio grazie alle sua forte impronta tecnologica. Abbiamo chiesto un diretto parere in merito a questa strategia a Massimiliano Bartolozzi, Director Information Services Europe di Marazzi Group, e Milo Gusmeroli, Vice Direttore Generale e Cio di Banca Popolare di Sondrio.

ZeroUno: Rispetto agli annunci che Oracle ha rilasciato al consueto appuntamento ‘Openworld’, come giudica le sfide del nuovo posizionamento dichiarato, soprattutto in ottica cloud, della società americana?

Massimiliano Bartolozzi, Director Information Services Europe di Marazzi Group

Bartolozzi: Mi sarei stupito del contrario, cioè se non avessi trovato negli annunci di Oracle l’intenzione di riposizionare l’azienda su temi fondamentali dell’Ict di oggi come Cloud e Intelligence. Credo che l’azienda abbia dato un’immagine di solidità differente, migliore, rispetto al passato. Per la prima volta ho visto il prodotto ‘promosso sul palco’ già disponibile negli stand espositivi e già accessibile alle aziende utenti. È stata data molta enfasi all’Oracle Public Cloud ma non ho trovato sufficienti informazioni su come questo possa oggi integrarsi in contesti aziendali di private cloud già presenti. Credo che l’evoluzione verso un modello di hybrid cloud perfettamente integrato (che possa prevedere architetture eterogenee) richieda ancora un po’ di tempo. Sul fronte dell’Intelligence credo invece stiano dimostrando di essere tecnologicamente all’avanguardia.

Milo Gusmeroli, Vice Direttore Generale e Cio di Banca Popolare di Sondrio

Gusmeroli: Personalmente devo dire che in occasione dell’Openworld ho trovato una Oracle meno concentrata sulla tecnologia e più rivolta alle esigenze delle aziende clienti, aspetto che rappresenta un grande cambiamento. A mio avviso l’azienda, pur mantenendo la sua natura di realtà fortemente tecnologica, ha capito che i Dipartimenti IT stanno attraversando un momento di crescente complessità che non può trovate nelle soluzioni tecniche le uniche risposte di valore. Ho trovato infatti molto interessante la scelta di semplificazione nella presentazione delle tecnologie, focalizzando l’attenzione sulla portata e il valore del Cloud e della BI in scenari e contesti di business, non IT. Ho personalmente apprezzato anche il fatto che l’azienda abbia scelto di mostrare una strategia Cloud solo quando avesse realmente qualcosa di concreto da offrire, soprattutto sul fronte applicativo.

ZeroUno: Come contestualizza, e quindi come ‘accoglie’, questi annunci rispetto alla sua realtà aziendale? Pensa che vi siano opportunità da cogliere (in termini tecnologici e di servizio) rispetto alle vostre esigenze ed obiettivi aziendali? Se sì, in quali ambiti di preciso?

Bartolozzi: Noi siamo clienti Oracle da anni e a livello di business application abbiamo implementato al nostro interno la suite completa, dal Database all’Erp fino alla Business Intelligence, comprese le soluzioni di Value Chain e Supply Chain Management (forse gli unici moduli che non abbiamo sono quello relativo al Transportation Management e alla Maintenance). Tutte le nostre soluzioni ‘satellite’ (payroll, gestione documentale, web management, ecc.) sono perfettamente integrate con la suite Oracle. Rispetto agli annunci di San Francisco, in merito alla BI devo dire che non aspettavamo altro e siamo oggi già pronti per far evolvere i nostri sistemi attraverso le nuove tecnologie rilasciate dalla multinazionale, in particolare sul fronte dell’in-memory computing e dell’analisi Big data. Gli annunci legati all’Erp rappresentano per noi solo un’evoluzione dello stack tecnologico, non prioritario in questo momento. Guardiamo invece con attenzione al cloud ma, essendo già attivi su un ambiente di tipo privato (implementato presso il data center della nostra casa madre negli Stati Uniti), cercheremo prima di capire come si muoverà Oracle e valuteremo da vicino eventuali casi concreti di integrazione di ambienti private-public in altre realtà aziendali. Diciamo che su questo fronte attendiamo 4 o 5 business case “verificabili”.

Gusmeroli: Trovo molto interessante la scelta di una fortissima attenzione, nel modello Cloud, al livello applicativo. Se contestualizzo tutto ciò rispetto alla Banca in cui opero, che da tempo ha avviato un importante percorso verso la Digital Transformation improntato su Cloud, Mobility e Social Business, il quale deve però coniugarsi e integrarsi in un modello di proposta che vede nella territorialità e vicinanza al cliente il cavallo di battaglia, trovo assolutamente efficace la strategia di Oracle incentrata al Public Cloud. A mio avviso non ha senso oggi investire per ‘portarsi in casa’ strumenti di ingaggio e relazione incentrati sulla BI e l’analisi Big data, per esempio; al contrario, serve mantenere al proprio interno, prevedendone un’adeguata evoluzione, gli strumenti di governo e gestione/servizio del cliente (l’Erp per esempio). Il tutto sulla base di un modello integrato e scalabile, proprio come ha previsto Oracle.

ZeroUno: Rispetto al modello organizzativo e di go-to-market, secondo lei quali sono le eventuali difficoltà che una Oracle (e l’ecosistema di partner) può incontrare in questo percorso di trasformazione? Riscontrate eventuali criticità nel rapporto che vi vede direttamente coinvolti con l’azienda e si suoi partner?

Bartolozzi: Per Oracle non sarà facile cambiare; noi lamentiamo da tempo la criticità del loro modello di go-to-market, che spesso fa ‘perdere tempo’ alle aziende utenti come noi in virtù dei troppi referenti commerciali con cui ci si deve relazionare (noi abbiamo più di una decina di contatti diretti differenti, specifici per tematica: Database, Erp, BI, Middleware, ecc.). Servirebbe invece un unico punto di contatto tra loro e noi, un account senior che si faccia poi carico di risolvere le questioni internamente con i suoi colleghi, soprattutto sul fronte del pre-sales. Per quanto riguarda i partner, l’approccio è completamente diverso e devo dire che noi abbiamo sempre trovato aziende con cui siamo riusciti a realizzare efficacemente tutti i progetti.

Gusmeroli: Vedo un po’ Oracle come un ‘primario cardiochirurgo’ che interviene solo di fronte alle questioni critiche. Non che sia sbagliato come approccio in sé, ma in questi anni di difficile cambiamento per tutti è necessario avere al proprio fianco aziende in grado di ‘accompagnare’ se non addirittura ‘guidare’ i processi di trasformazione. Quando si va ad ‘ingegnerizzare’ un processo di BI e Analytics, la tecnologia rappresenta certamente un anello cardine del percorso, ma proprio perché si parla di processi di business essa da sola non può bastare. L’ecosistema dei partner di Oracle devo dire che sembra aver colto a pieno tale sfida; tuttavia, credo ci sia ancora un po’ di strada da fare nel modello di proposta, sia per Oracle sia per i partner, migliorando non solo la capacità realizzativa ma anche accrescendo le competenze progettuali.

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