SAN FRANCISCO – Le previsioni che Mark Hurd, Ceo Oracle, aveva proposto, forse anche un po’ provocatoriamente, tre anni fa all’Openworld, si stanno concretizzando a un passo molto rapido. Quali erano? Tra le tante, che una media dell’80% sarebbe stata riferibile alle applicazioni aziendali, anche mission critical, che si sarebbero portate, entro poco tempo, nel cloud; e alla tendenza, sempre con queste percentuali, della spesa It e dello storage dei dati verso la nuvola. Insomma la realizzazione di un cambiamento massiccio nella fruizione di dati e servizi destinato a cambiare in profondità i processi operativi e decisionali delle imprese, fondante un nuovo modello di business moderno.
Questo il primo messaggio lanciato oggi all’Openworld dal Ceo che però, quasi a contraltare di un facile entusiasmo, ha lasciato a Ian Bremmer, Presidente della società di analisi di mercato Eurasia Group (dedicata all’orientamento di investitori e decision makers circa l’impatto che ha l’azione politica dei governi in relazione a rischi e opportunità per le aziende sui diversi mercati) il compito di accennare ad alcuni punti di politica industriale. Brenner, in tema di innovazione, ha parlato delle differenti velocità di sviluppo tra le economie occidentali e quella cinese. La focalizzazione della Cina sull’innovazione tecnologica, questa in sintesi l’analisi, è efficace grazie al forte commitment governativo che influenza direttamente e con rapidità decisionale la crescita. Cosa che avviene in modo più complesso e a diverse velocità nei paesi occidentali democratici. La Cina, ha detto l’analista, sta investendo pesantemente e con grande efficacia su intelligenza artificiale e al contempo sul fronte della sicurezza, nella protezione dei dati. È un punto centrale per lo sviluppo del sistema paese, sia sociale sia economico. Parlando dell’economia americana, Bremmer ha quindi sollecitato la sfera politica statunitense ad una maggiore attenzione nella difesa e nella protezione dei dati, aumentando investimenti e focalizzazione, a suo dire, ancora insufficienti.
Ecco quindi, sulla scia di Bremmer, i punti cardinali ripresi poi da Hurd: cloud, security e AI (automation e autonomous). “Una forte strategia di adozione tecnologica a base di Intelligenza Artificiale – ha detto Hurd – consentirà di accelerare il passo di innovazione delle imprese, riducendo al contempo i costi di maintenance, creando posti di lavoro ad alto valore, generando nuovi modelli di engagement con il mercato”. Non si tratta quindi più soltanto di tecnologia innovativa, ma di capire l’impatto che questa avrà sulla trasformazione di modelli e sistemi competitivi e sociali che toccano persone, imprese, nazioni. E se le aziende si indirizzano sempre più verso il modello cloud, Hurd ha così focalizzato con security e AI il perimetro funzionale della nuova generazione di cloud (Gen2Cloud) presentata ieri da Larry Ellison, Cto dell’azienda, a questo Openworld 2018. Nel nuovo cloud i servizi sono sicuri, dal core all’edge, con funzioni di AI e di machine learning built-in. Sono quindi stati annunciati miglioramenti funzionali alla Oracle Cloud Infrastructure la quale, in aggiunta alle funzionalità di auto protezione e auto patching dell’Autonomous db (si veda l’articolo Generazione 2, il nuovo Cloud, sicuro e intelligente, di Oracle) introduce nuovi servizi cloud, quali Key Management Service (Kms) per il controllo della crittografia dei dati; un Cloud Access Security Broker (Casb) per il monitoraggio delle configurazioni di sicurezza; un Web Application Firewall e una nuova protezione DDos. Inoltre, arricchiscono l’infrastruttura servizi di controllo che includono livelli di security con funzionalità altamente automatizzate di rilevazione, analisi preventiva e predittiva, con l’obiettivo di ridurre in generale i livelli di rischio cybercrime ed indirizzare correttamente l’applicazione delle normative/compliance.
Soprattutto, l’infrastruttura può essere disegnata in compartimenti per fornire aree sub-cloud isolate per differenti divisioni di impresa e progetti, con specifici livelli e policy di data protection in modo tale che diversi cloud workload siano correttamente ritagliati sulle varie esigenze aziendali (tra le realtà sul palco a testimoniare la robustezza del Cloud Oracle, non a caso è stato invitato il Cern, che utilizza numerosi servizi applicativi per le varie esigenze del Centro di ricerca, tra questi per i propri scientific workload “consentendoci – ha detto un portavoce del Centro – di restare concentrati sui nostri core task che riguardano l’acceleratore di particelle e non aspetti di It governance”.
Cambiano gli skill e le professioni
Se è vero che ci troviamo agli inizi di una svolta tecnologica e strutturale nei modelli operativi e competitivi che attraverso l’intelligenza, l’automazione e l’auto-azione derivata dal disegno di algoritmi integrati nelle applicazioni porterà le aziende a nuovi modelli competitivi, tutto questo non sarà indolore. Oggi il dibattito sul futuro del mondo del lavoro è acceso, con le varie componenti coinvolte a cercare di riposizionarsi dinnanzi ad un’evoluzione rapidissima e profonda. È inutile nasconderlo: servirà trovare un bilanciamento, non semplice, tra l’introduzione di innovazioni consentite, ad esempio, da soluzioni quali l’autonomous db, che inducono un’inevitabile riduzione di persone, e il complesso percorso di creazione di nuovi skill. Un difficile equilibrio, soprattutto se il punto di partenza, come spesso avviene per le aziende, è quello più orientato alla riduzione dei costi che non ad una costante business innovation.
Intanto le tecnologie AI integrate nelle varie applicazioni vanno ad impattare attività che hanno ancora oggi una componente di manualità elevata: Erp (30% nella compilazione e gestione di fogli Excel); Scm (65% ancora nel tracking delle merci); Customer Experience (Cx)/Crm (60% nel supporto e nella relazione con i clienti); Hcm (35% in attività routinarie di gestione delle persone). “Tutto questo cambierà tra breve – ha detto Hurd in chiusura – Dal 2025 il 100% delle applicazioni avrà una base di intelligenza artificiale; l’85% delle interazioni con i clienti sarà automatizzato (con interfacce dalle modalità sempre più human like – ndr) e soprattutto, all’interno dell’It, ci sarà una radicale riconversione dei profili professionali e delle competenze: entro pochi anni vedremo nascere data professional, robot supervisor, specialisti nella gestione delle interfacce uomo-macchina, smart city tech designer, specialisti di sistemi AI applicati al mondo sanitario, ecc. Benvenuti nel futuro. È qui, dietro l’angolo.