LONDRA – Tra gli elementi primari che concorrono oggi ad aumentare la capacità competitiva di un’impresa c’è sicuramente una vision di business disruptive, saper cogliere e orchestrare l’innovazione diffusa dentro e fuori l’azienda, coinvolgere e accompagnare alla trasformazione le persone, essere leader del cambiamento. E tante altre cose sul fronte del management. Ma poiché oggi e sempre più in futuro è il digitale il denominatore comune di questa dimensione di business, anche i sistemi informativi devono saper focalizzare gli elementi adatti a muoversi nella continua trasformazione di modelli, tecnologie e mercati: tra questi vi sono senz’altro semplificazione, performance, integrazione, intelligence e sicurezza.
All’Oracle Openworld Europa, tenutosi pochi giorni fa a Londra, il Ceo di Oracle, Safra Catz, nel suo intervento di apertura ha tenuto a precisare: “Non è la tecnologia che guida oggi la trasformazione d’impresa, ma la costruzione in azienda di una nuova prospettiva globale di integrazione, senza strutture operative e culturali a silos. E il tutto deve avvenire in un modo assolutamente sicuro e protetto. Oracle ha fatto la sua parte – ha continuato la top executive rivolgendosi alla platea composta in gran parte da clienti – ripensando e reingegnerizzando negli anni l’intera offerta di infrastrutture, applicazioni, data base, lanciando una seconda generazione di cloud pensata per una security totale nell’utilizzo di applicazioni mission critical in cloud. Insomma, il nostro obiettivo, integrando intelligenza con AI e ML che migliorano dinamicamente l’ambiente informativo, è consentirvi di indirizzare le vostre migliori energie alla creazione di valore di business, non occupandovi troppo di governance infrastrutturali che distolgono attenzione e risorse”. Ecco allora applicazioni intelligenti in cloud con machine learning e AI integrate, infrastrutture cloud sicure, sistemi iperperformanti (Exadata), mettendo al centro dell’operatività aziendale dati e informazioni attraverso strutture database evolute, affinché applicazioni smart di Erp, HR, Crm e quant’altro, confluendo in un db “autonomous” nelle sue funzioni chiave, possano lavorare e analizzare costantemente dati aggiornati, protetti e univoci. Perché è proprio dall’analisi dei dati, asset strategico di ogni azienda, che parte oggi la capacità di innovare.
Db, Cloud, Application e intelligence diffusa: strategia integrata per la trasformazione
L’Autonomous db, on premise o in cloud, ha due componenti base in relazione ai diversi workoad: quelli dedicati all’analisi, con la componente data warehouse (prepara i dati da analizzare, ottimizza le query Sql, garantisce elevatissime performance di query su milioni di righe, effettua un costante self tuning) e quella transazionale, transaction processing, che migliora il response time, ottimizza i percorsi dei dati mentre funzioni di ML affinano di continuo i workload, per le applicazioni mission critical. Ma sono le caratteristiche di self driving (tutta la gestione del db, il monitoring e il tuning dei processi sono automatizzati ed effettuati in modo autonomo), self securing e auto-riparazione (prevenzione dei downtime, patching di security in autonomia, in real time, recovery e upgrades con il db on line) a caratterizzare una struttura che basa queste sue funzioni di intelligent automation su tecniche di AI e machine learning (ad esempio tutta la parte di self tuning, con query optimization, automatic memory management e storage management è basata su algoritmi di AI/ML). L’automazione di una serie di task routinari, sottolinea Oracle, ha inoltre un effetto sui costi (riduzione stimata in circa l’80%), sia di gestione diretta sia potenzialmente riducendo il numero di persone dedicate a queste attività (DBAdministrator). Con in più la possibilità di rifocalizzare le risorse su task a più alto valore, quali data modeling, pianificazioni, supporto all’attività dei programmatori, ecc.
L’importanza della governance di cloud e ambienti ibridi
Ma nel cammino verso una vera flessibilità dei sistemi informativi il db non basta: è il ridisegno organico verso ambienti ibridi, on premise, private cloud, cloud pubblici e spesso ormai anche multicloud, che consente di erogare i differenti servizi orchestrandoli in rapporto alle diverse esigenze, attingendo ad un ambiente informativo che pur nella sua articolazione deve risultare il più possibile omogeneo. Idc ha di recente dichiarato che circa il 90% delle grandi aziende sta disegnando questo mix e il problema principale diventa, evidentemente, la sua governance e il suo utilizzo ottimizzato. Steve Daheb, vp Oracle Cloud, dal palco londinese ha detto: “Far girare applicazioni mission critical in cloud con un db sicuro e intelligente, presuppone un’infrastruttura evoluta, che riduca i rischi e i costi di gestione, un’infrastruttura cloud intelligente”, riferendosi alla seconda generazione Cloud Oracle. La famiglia delle Oracle Cloud Applications è stata quindi ingegnerizzata per lavorare in modo integrato con la Gen2 Cloud Infrastructure, (già annunciata all’Openworld 2018), che vede l’Autonomous db come componente fondamentale per un’architettura di rete con security built-in dedicata al controllo dei sistemi, in cui ogni customer zone è isolata e protetta mentre intelligent ML robots costantemente identificano ed eliminano le potenziali minacce presenti in un’architettura open cloud.
Gartner, che ha posto Oracle, con Microsoft e Amazon Web Services, tra i leader del Magic Quadrant degli operational DBMS, quelli che operano al cuore delle attività di supporto ai processi di business, prevede che il fatturato dei cloud DBMS peserà per circa il 50% dell’intero mercato DBMS nel 2021 e che nel 2023, circa il 75% di tutti i DB saranno su una piattaforma cloud. L’interoperabilità multicloud diventa quindi un requisito primario. A questo proposito non va perciò scordato l’ulteriore sviluppo, annunciato a Londra, della collaborazione Oracle-Microsoft (accordo di metà 2019) che garantisce l’interoperabilità tra i due ambienti, Oracle-Azure, per migrare e gestire carichi di lavoro mission critical sulle due piattaforme, connettendo tra loro differenti servizi: ora una nuova location Oracle ad Amsterdam consentirà l’interconnessione tra le cloud region delle due piattaforme all’interno della giurisdizione di gestione dati dell’Unione europea. Annunciata anche una Cloud Data Science Platform, per supportare lo sviluppo e la diffusione in impresa di modelli di machine learning orientati a progetti di data science. Favorisce l’interconnessione, condivisione progettuale e di cataloghi di modelli, la riproducibilità e la diffusione di policy di security tra i team di data science. Sempre in ambito cloud, infine, non vanno scordati i recenti aggiornamenti, non accennati a Londra ma a nostro avviso importanti, alla piattaforma Oracle Enterprise Manager, per una migrazione guidata dei database aziendali al cloud, eliminando numerose attività manuali, con dashboard per la gestione degli ambienti ibridi.
Applicazioni intelligenti: AI e ML trasversali e embedded ovunque
Se la disponibilità di informazioni corrette e approfondite è prerequisito vitale per capire e sviluppare il business, sono le applicazioni che rappresentano il mezzo quotidiano con cui si opera: applicazioni per il marketing, CRM, SCM, Finance,… È con le Oracle Adaptive Intelligent Applications, applicazioni Saas integrate nelle Oracle Cloud Applications (con funzioni di AI e ML embedded) che aumenta il livello di intelligence della suite applicativa Oracle. Automatizzano i task ripetitivi e più elementari che si svolgono quotidianamente (approvazione spese secondo specifici parametri, controllo fatture, processi base di pagamento, fornitura, eccetera). “L’AI e il machine learning – ci ha detto Melissa Boxer, vp Adaptive Intelligence Oracle durante un’intervista – sono profondamente integrati nelle applicazioni perché nel lavoro quotidiano la necessità di nuova conoscenza è continua e devi riuscire ad adattarti costantemente. Questi sistemi di AI aiutano in questa trasformazione, suggerendoti azioni e percorsi in stretta relazione al tuo profilo professionale e di utilizzo quotidiano”. Inoltre, nel 2018 Oracle ha acquisito Datafox, un data engine AI based con dati relativi a milioni di organizzazioni nel mondo (addetti, aspetti finanziari, indicatori di crescita…). L’integrazione nativa tra Datafox con le Oracle Cloud Applications arricchisce il livello di servizio che le applicazioni offrono agli utenti. Datafox, afferma Oracle, ha espanso nel tempo la propria copertura di dati globali (la stima è di un’aggiunta di circa 1.2 milioni di aziende all’anno), oltre il 70% dall’acquisizione Oracle, con una crescita in Europa stimata in oltre il 135% di dati relativi ad aziende europee (oggi circa 1 milione). Dati, aggiornati e puliti di continuo con AI/ML (dichiarato un update settimanale di oltre 49 milioni di record) per definire priorità di azione, arricchire contatti, aggiornare Crm, identificare nuovi prospect e di fatto prendere migliori decisioni di business.
A Londra sono stati infine accennati alcuni dati di uno studio Enterprise Strategy Group su un campione di circa 700 finance and operations leaders di 13 nazioni in merito all’adozione di tecnologie emergenti quali AI/ML, digital assistants, blockchain. Al di là degli impatti positivi rilevati in termini di diminuzione degli errori, migliore comprensione delle performance di business, aumento di produttività, ciò che emerge è che queste tecnologie stanno entrando nella fase di adozione diffusa; e soprattutto se utilizzate in modo pervasivo e integrato, complementano ed amplificano i benefici reciproci: da qui l’importanza di un approccio olistico, non solo per progetto, ma diffuso nell’infrastruttura generale tecnologica di impresa. Proprio quello che sta facendo Oracle.