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La nuova application integration: muoversi agilmente nella complessità tecnologica e di business

Secondo le previsioni di Gartner, nel 2020 il 50% dei costi e del tempo di un progetto di digital transformation riguarderà tematiche di integrazione. Nell’Executive Dinner organizzato da ZeroUno, in collaborazione con Dell Boomi, ci si focalizzerà su come realizzare un modello agile di integrazione applicativa in ambienti ibridi e sempre più complessi. Lo scenario sarà a cura di Stefano Mainetti, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Cloud del Politecnico di Milano.

Pubblicato il 13 Nov 2018

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Solo il 24% dei progetti di digital transformation è stato portato a compimento con successo (dati McKinsey). Hybrid IT, multicloud, microservizi, applicazioni serverless, container: tutti elementi di un puzzle di estrema complessità che porta a ricondurre il fallimento di questi progetti a problematiche di application integration, Gartner prevede infatti che nel 2020 il 50% dei costi e del tempo di un progetto digital riguarderà tematiche di integrazione.

iPaaS, API management, iSaaS, BPM: le tecnologie non mancano, ma non ci si può focalizzare sulla sola vista tecnologica : è necessario focalizzarsi su organizzazione, processi e competenze. Ed è fondamentale avere una chiara governance del processo di integrazione che, per essere realmente finalizzato alla digital transformation, deve garantire la disponibilità di dati non manipolati (data integrity), significativi e utilizzabili nelle applicazioni (data consistency).

Il prossimo 21 novembre, ZeroUno organizza un Executive Dinner, in collaborazione con Dell Boomi, proprio per discutere di queste tematiche. Durante l’evento, Stefano Mainetti, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano, illustrerà quali sono i principali trend, emersi anche nel corso della Ricerca 2018, che caratterizzano questi ambiti. L’Osservatorio ha rilevato la crescente adozione di modelli ibridi e multicloud di fruizione dell’IT identificando i principali scenario che guidano questa adozione: “Lo scenario più diffuso è l’utilizzo di diverse modalità di erogazione per ambienti di sviluppo e produzione, adottato dal 42% delle aziende, anche se solo nel 9% dei casi come standard aziendale; nel 14% invece viene scelto a seconda dell’applicazione e nel 19% è in sperimentazione”, spiega Mainetti, ricordando poi come sia necessario evolvere i processi di gestione del ciclo di vita dell’applicazione verso approcci che gestiscano tutte le fasi: “Da quelle di progettazione, in cui andrà scelta la corretta modalità di erogazione a seconda dei carichi di lavoro in esame, a quelle di sviluppo, rilascio, integrazione, sicurezza e governo. Nel contesto di un Sistema Informativo distribuito, tutti questi momenti del ciclo di vita di un’applicazione dovrebbero poter sfruttare flessibilmente le logiche ibride”. Questo significa quindi anche dotarsi di un modello di integrazione continua per garantire quell’agilità che deve pervadere l’intera organizzazione aziendale: “Nel 2018, ancor più che negli anni precedenti – afferma Mainetti – la trasformazione digitale ha impattato in maniera profonda tutti i settori economici. Non solo le maggiori aziende del mondo per capitalizzazione appartengono al settore del digitale, ma nuovi modelli di business si stanno affermando nei più svariati ambiti, grazie alla discontinuità portata dalle nuove tecnologie digitali e all’ampia diffusione che queste hanno raggiunto nella popolazione mondiale, anche al di là delle differenze geografiche, di età o di livello socio-economico. Requisito indispensabile perché ogni azienda continui ad avere successo in questo contesto è la capacità di rispondere velocemente e adattarsi ai rapidi cambiamenti nella competizione, nella domanda, nelle normative e nelle tecnologie all’interno di mercati mutevoli e le cui necessità sono sempre più guidate dal consumatore”.

L’Osservatorio ha realizzato una survey di rilevazione su 103 C-level e Manager di grandi imprese operanti in Italia, da cui emerge chiaramente come la metodologia Agile si sia ormai affermata come best practice per la gestione dei progetti di innovazione digitale. “Nonostante sia ancora la Direzione IT il principale promotore delle iniziative Agile in azienda (come indicato dal 59% delle aziende intervistate) – sottolinea il Responsabile Scientifico dell’Osservatorio – anche il Top Management ha cominciato ad affermare il suo ruolo nella diffusione di questa metodologia (per il 32% delle aziende). Interessante è anche notare come l’Agile, anche in Italia, sempre più frequentemente stia trovando applicazione anche oltre l’ambito IT: nel 36% delle aziende del campione esistono iniziative Agile che non prevedono il coinvolgimento della funzione IT”.

Un’evoluzione che, infine, pone sul tavolo il tema delle competenze necessarie per attuare questa trasformazione.

La partecipazione all’evento del 21 novembre è su invito, ma chi desidera partecipare può inviare una mail a silvia.spinella@zerounoweb.it indicando nome, cognome, azienda e qualifica aziendale. Sarà premura dell’Area Eventi di Digital360 inviare conferma di partecipazione nonché i dettagli logistici dell’evento.

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