Le aziende sono investite da una rivoluzione digitale senza precedenti. Se fino a qualche decennio fa l’innovazione tecnologica era più rapida nelle imprese che nel mondo consumer, oggi è il contrario. Il cliente finale di oggi, attivo sul web, sui social network e in mobility, non si accontenta più nemmeno della possibilità di un’interazione multicanale con le aziende: si aspetta di essere riconosciuto a livello cross-canale, indipendentemente da quale touch point, fisico o digitale, stia utilizzando in quel momento. Le imprese, comprese molte delle più evolute dal punto di vista IT, come le TLC, faticano oggi a stare dietro a questi cambiamenti così repentini e profondi.
“L’informatica – sostiene Francesco Maselli, Direttore Tecnico di Software Ag in Italia – è tutto sommato un settore giovane. Come in tutti i campi recenti, nell’IT si sono sviluppate soluzioni che rispondevano bene a esigenze contingenti e abbastanza standard, ma oggi non risultano altrettanto efficaci a fronte di bisogni nuovi e non standard. Da fattore di agilità si sono trasformate spesso in causa di rigidità. Nel frattempo, però, le aziende si sono arricchite di dati, spesso rinchiusi in silos, che costituiscono un patrimonio non sufficientemente valorizzato”.
Le imprese, insomma, continua Maselli, “si ritrovano di fronte a un duplice scenario: avere i dati e buona parte delle risorse infrastrutturali e applicative per poter sfruttare le nuove opportunità offerte dalla rivoluzione digitale, ma allo stesso tempo non riuscire a governare e a mettere a fattor comune queste risorse per portare sul mercato proposte differenzianti e monetizzabili”.
Cosa propone allora Software Ag? “La nostra Digital Business Platform – afferma Maselli – può costituire quello strato intermedio di agilità che colma il gap fra i dati e le applicazioni già presenti nelle aziende e lo sfruttamento delle opportunità offerte dai nuovi paradigmi ICT, Internet-of-Things incluso. Forniamo un toolset che permette di far evolvere in maniera graduale i sistemi informativi aziendali. Si può, per esempio, iniziare da un assessment dell’esistente e dall’introduzione di un nuovo modo di governare i dati in modalità Data-as-a-Service (DaaS), che permette a tutte le applicazioni di utilizzare gli stessi dati in formato standard e normalizzato, fino a disporre di una Platform-as-a-Service (PaaS) con cui i nostri partner o utenti finali possono creare applicazioni che offrono Api per interagire con altre applicazioni interne o presenti nella cosiddetta azienda estesa”, prosegue di direttore tecnico.
Mettendosi nella prospettiva proposta da Software Ag, “i responsabili dei sistemi informativi – conclude Maselli – non dovrebbero nemmeno più preoccuparsi del fatto che alcune line-of-business si siano dotate autonomamente di tecnologie innovative. Possono presentare queste scelte come testimonianze della necessità di favorire investimenti in innovazione. E in questo discorso inserire le proprie proposte di tecnologie più aperte e flessibili in grado di modernizzare i data center in senso -as-a-Service, consentendo loro di adattarsi meglio e più velocemente alla nuova realtà digitale”.